Capitolo 8

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Malyen riprese conoscenza con un gran mal di testa. Quando aprì gli occhi, vide rosso.

Non ricordò per un momento dove si trovasse. Poi ricordò l’oro. La lampada. La lava.

Era caduto mentre tentava di uscire dalla caverna delle meraviglie. Ricordava di aver picchiato la testa, ma il tappeto doveva averlo preso al volo prima. Non sarebbe stato vivo altrimenti.

Con un gemito si mise a sedere. Si massaggiò la testa, fortunatamente priva di ferite e dotata solo di un bel bernoccolo, e si guardò intorno.

Erano su una superficie rocciosa sopraelevata rispetto alla lava attorno a loro. Era vicino a una parete, dove era arrotolato il tappeto; appena vide che era sveglio gli volò addosso, avvolgendosi attorno a lui con gioia.

Malyen mise le mani sul tessuto del tappeto in un goffo tentativo di abbraccio. «Grazie, tappeto. Mi hai salvato la vita.»

Qualcuno gracchiò e sul bordo del tappeto atterrò anche Vasilka. Malyen sorrise, sollevato di vederla intera. «Grazie al cielo sei salva anche tu.»

Smise di sorridere. «Solo che ora siamo bloccati qua sotto.»

Perché si era fidato di quel vecchio, che evidentemente vecchio non era? Era stato un idiota.

«Quel maledetto bastardo. Ormai se ne sarà andato con la lampada.»

 Vasilka gracchiò e volò verso una roccia. Atterrò dietro di essa e tornò in volo con qualcosa tra le zampe.

Malyen si lasciò sfuggire una risata. «Vasilka!»

Aveva con sé la lampada per cui era quasi morto. Abbracciò la sua fenice con sollievo e le tolse la lampada dalle zampe.

La studiò mentre si toglieva il cappotto. Faceva davvero caldo là sotto, troppo per tenerlo su.

Sentì anche un discreto malessere farsi sentire. Il tappeto parve accorgersene e iniziò a fargli aria.

Malyen si sdraiò per terra, posizione più comoda e meno pericolosa, poi studiò la lampada. C’era qualcosa di scritto sulla pancia e il ragazzo la fregò per ripulirla.

La lampada tremò e ne venne fuori un urlo che gliela fece lanciare lontano da sé, direttamente contro un sasso.

Del fumo blu venne fuori dalla lampada, sempre più grande, finché non toccò quasi il soffitto, e prese sembianze umane.

«FINALMENTE!» urlò il fumo blu con tanta forza che quasi tremarono i muri della caverna. «Era da quasi mille anni che non uscivo di lì! Sono tutto incriccato, cavoli!»

La figura, che aveva un torso, due braccia e una testa, si curvò all’indietro come non avesse avuto la spina dorsale e fece un sospiro soddisfatto.

Poi fissò Malyen, e Malyen la fissò a sua volta con un misto di shock e terrore sul volto.

«Oh-ho! La mia lampada è finita in mano a varie persone, ma credo sia la prima volta che vedo quel tipo di sguardo.» esclamò la figura blu divertita. Si rimpicciolì finché non fu grande circa come lui e si chinò su Malyen, ma il suo sguardo fu distratto dal tappeto alle sue spalle.

«Amico mio!» esclamò con un sorriso sfavillante. Il tappeto sparò in piedi e gli si avvolse intorno in un abbraccio. «È dall’ultimo padrone che non ci vediamo!»

Poi tornò a guardare Malyen e disse: «Tu, ragazzo mio, hai l’aria di poter svenire da un momento all’altro.»

Fece apparire dal nulla una caraffa d’acqua e un bicchiere e glieli ficcò entrambi in mano. «Bevi un po’. Mi sembri disidratato. Fa pure un caldo pazzesco qua dentro! Ma quella è lava?!»

Malyen annusò e assaggiò l’acqua. Non sembrava avvelenata e si scolò tutta la caraffa, realizzando solo in quel momento che stava davvero morendo di sete.

Intanto la figura blu si era girata e stava fissando affascinata qualcosa. «Ma quella è una fenice! Non ne avevo ancora vista una vera e viva! Bellissima! È tua?»

Malyen ci mise un momento a capire che parlava con lui. «Uh, sì, è mia. Ceh, è con me. Si chiama Vasilka.»

«Oh, ce l’hai allora la voce, padrone!»

«Padrone?» ripeté Malyen.

«Certo, caro. Ci siamo qua solo noi quattro, e visto che gli altri sono una fenice e un tappeto, suppongo che tu abbia sfregato la lampada e che quindi tu sia il mio padrone. A meno che tu a tua volta non abbia un padrone, che di solito è il genere di persona che vuole i miei servigi, ma se hai fregato tu la lampada è a te che devo obbedire, a prescindere.»

Malyen sbatté un momento gli occhi. «Sono confuso.»

La figura blu fumosa lo studiò un momento prendendosi il mento, poi disse: «Okay, partiamo dall’inizio, allora! Io sono un genio della lampada. Sono onnipotente. Posso fare qualunque cosa. E servo un padrone, in questo caso tu. Io ti offro tre desideri, tu li esprimi, e il mio lavoro è terminato. E torno nella lampada ad aspettare che qualcun altro mi richiami.»

«Un genio della lampada?» ripeté Malyen. Aveva sentito delle storie a riguardo, ma storie di mercanti che venivano da altri luoghi, molto lontani da lì.

«Esatto. Un genio della lampada. Che esprimerà tre tuoi desideri qualunque. Ci sei fin qui?»

Malyen annuì. «Sì, è che non è che si vedono… molti di voi qui.»

«Quasi tutti i miei padroni hanno espresso certi desideri che come risultato li hanno cancellati dalla storia comune. Sparisce il padrone, sparisce anche il genio. Come dicevo, puoi esprimere tre desideri qualunque. Posso renderti tanto forte da sollevare le montagne. Tanto ricco da poterti comprare il mondo. Posso far apparire e sparire qualunque cosa tu voglia. Posso risolvere ogni tuo problema al mondo. Qualunque. Cosa.» disse il genio con enfasi. «Tranne un paio di eccezioni.»

«Tipo?»

«Non vado contro le leggi universali, quindi non posso far innamorare le persone e non posso far resuscitare le persone. Ucciderle sì, ma se potessi evitare di farmi uccidere qualcuno te ne sarei grato. Ah, e ovviamente non puoi chiedermi più desideri dei tre che già hai o altre variazioni! Tre sono pure troppi.»

Malyen annuì, sentendo l’acqua rinfrancarlo un po’. Non era sicuro di non stare semplicemente sognando, ma se la magia esisteva e le fenici esistevano, allora poteva esistere anche un genio della lampada.

«Ora dimmi, padrone, hai anche un nome o vuoi che ti chiami Padrone tutto il tempo?» chiese il genio incrociando le braccia e sollevando le sopracciglia.

«Malyen. Mi chiamo Malyen.»

«Malyen. Mal, quindi, perfetto.»

Annusò l’aria. «Io uscirei di qui. L’aria odora un po’ di gas mortali. La lava fa questo effetto. E poi non avete caldo a stare qua? Non che io sudi, però diamine!»

Malyen lo fissò. «Beh, facci uscire allora.»

«Con piacere, Mal.»

Una nuvola azzurra avvolse Malyen e gli altri presenti.

«Reggetevi!» urlò il genio, e poi con uno sbuffo di vento furono altrove.

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora