Capitolo 3

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All’interno di una torre del castello reale, il consigliere Aleksander stava sfogliando dei vecchi libri alla ricerca di un incantesimo rivelatore.

Aveva assistito in un angolo all’introduzione del nuovo principe poco prima e l’aveva trovata penosa. Tutti erano penosi, a dirla tutta: il re, giocherellone e assolutamente disinteressato al suo popolo, la principessa, fissata a cercare il vero amore, e sì, anche il principe con il suo corteo, evidentemente lì solo per l’oro. Anche se voleva liberarsi della principessa, era felice che non fosse con un principe così inutile. E non erano meglio nemmeno gli altri che c’erano stati.

La cosa comunque lo interessava solo relativamente. Lui sarebbe diventato re prima o poi e avrebbe spodestato quella mezza calzetta del sovrano attuale. La principessa era un problema meno rilevante, visto che era una donna.

Per poter attuare il suo piano però aveva bisogno della lampada magica, e la lampada magica era nella Caverna delle Meraviglie. Per entrare lì doveva trovare un “diamante allo stato grezzo”.

Per trovarlo, doveva trovare un incantesimo adatto.

In quel piano della torre c’era un’intera libreria piena di libri di magia, più molti recipienti pieni di pozioni di vario colore. C’era anche un’immensa scrivania piena di fogli, su cui era anche acciambellato Rusalye, la sua creatura domestica. In genere risiedeva in un enorme acquario proprio in quella stanza, ma preferiva stare sul tavolo, visto che Aleksander spesso gli faceva i grattini mentre era sovrappensiero.

Era una “frusta marina”, a quanto diceva il libro degli animali rari e/o magici che aveva recuperato anni addietro. Non aveva alcuna proprietà magica che avesse visto, ma era sveglia e teneva compagnia, ed era come avere un paio di braccia in più.

Frugò tra altri fogli e sospirò. «Questa è un’immensa seccatura. Dove avrò messo quel maledetto foglio? Ero sicuro di averla qua.»

Spostò lo sguardo verso Rusalye. Si avvicinò a lui e lo tirò su con entrambe le mani, spostandolo in un posto dove non c’erano fogli di carta; la frusta marina rimase nella stessa posizione e gli ringhiò contro, offeso di essere stato spostato.

Aleksander frugò tra le pagine e lì trovò finalmente ciò che gli serviva. Guardò Rusalye e disse: «Perché ti acciambelli sempre sugli incantesimi che mi servono?»

Poteva essere magia come coincidenza che accadesse tutte le volte, ma almeno trovava sempre ciò che gli serviva.

Si appoggiò alla scrivania e lesse dal foglio che aveva trovato. Lo posò poi su un leggio e prese il bastone.

Aleksander lo trovava inutile da avere con sé. Era a forma di cobra, placcato d’oro, con due rubini come occhi, e lo teneva con sé solo perché lo aveva ricevuto da terre lontane con la prima metà dello scarabeo. Lo aiutava a convogliare la magia, certo, ma non ne aveva realmente bisogno. In teoria sarebbe potuto tornare utile per fare magie che passassero inosservate, ma non aveva ancora avuto occasione di verificare se fosse vero.

Era la volta buona, suppose. Alzò quindi il bastone e la mano libera con il palmo in avanti, rivolto verso il muro.

Delle ombre emersero da terra come fumo, coprendo buona parte della parete. Dal bastone sprigionarono poco dopo dei brevi lampi, che quando entrarono in contatto con la tenebra mostrarono delle immagini come se stesse vedendo attraverso una finestra, anche se un po' appannata.

Un ragazzo. Un ragazzo dai capelli corti, steso su un letto di tappeti e coperte, con addosso altre coperte. Gettato per terra vedeva un cappotto marrone rattoppato.

Vide sempre di più attorno a lui. Abitava al secondo piano di una palazzina vicino alla piazza del mercato. Si raggiungeva tramite una scala nascosta dietro un muro.

I fulmini cessarono e la tenebra si dissipò. Un povero, quindi. Uno straccione. Quello era il suo diamante allo stato grezzo.

«Devo mandare qualcuno a prenderlo.» mormorò tra sé e sé.

Uno stridio lo fece girare.

Osservò tutte le sue boccette di vetro prima di vederne una molto vicina al bordo della scrivania. Rusalye era ancora acciambellata dove l'aveva messa, ma la sua lunga coda era vicina alla boccetta. Troppo vicina.

«Rusalye, no.»

Gli occhi neri della creatura lo puntarono, come a dire invece "Rusalye, sì.", poi con la coda spinse giù dal tavolo la boccetta.

Aleksander spinse il bastone in avanti tenendolo per il fondo e riuscì a prendere al volo la boccetta prima che si infrangesse. Tirò un sospiro di sollievo e guardò storto il suo compare.

«Quante altre volte vuoi provare a farmi saltare in aria il laboratorio di preciso?» fece ritirando il bastone e prendendo la fiala.

La mise sul tavolo e tirò su Rusalye, appoggiandola sulle sue spalle attorno al collo.

Quel ragazzo doveva essere un poveraccio che viveva in città. Un ladro, probabilmente.

Doveva mandare le guardie del porto a prenderlo. Se era un ladro, sicuramente lo conoscevano e lo avrebbero trovato.

Doveva solo dare l’ordine e attendere. 

***

Note:
Il nome Rusalye viene da una fonte ignota (l'ho trovato su tumblr) che dice: "Frusta Marina: Si crede che Rusalye fosse un principe dei draghi maledetto, costretto a prendere le sembianze di una frusta marina."

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora