Capitolo 7

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Dovettero prendere un cavallo dalle stalle reali per dirigersi verso il luogo indicato dal vecchio. Quest’ultimo si era seduto dietro mentre Malyen teneva le redini e conduceva l'animale in base alle sue indicazioni.

Ci misero almeno un'ora per arrivare nel luogo designato. Fu il vecchio a farlo fermare, stringendogli il fianco con una mano nodosa che aveva molta più forza di quanto pensasse.

Scese prima lui da cavallo e poi Malyen. Legò le redini a un albero mentre il vecchio frugava tra le sue vesti.

Non vide che accadde, ma prima attorno a loro c'era una radura nevosa tra gli alberi, poco dopo due luci gialle illuminavano la neve e iniziavano a sollevarsi insieme al cumulo su cui erano.

Il cavallo nitrì spaventato. Vasilka si posò sulla sua spalla e gli piantò gli artigli nella pelle. Malyen notò a stento entrambe le cose, occupato com'era a vedere la neve sollevarsi fino a formare la testa di un animale. Un leone, realizzò poco dopo.

«Chi osa disturbare il mio riposo?!» ruggì la bestia.

Il vecchio lo raggiunse e lo spinse in avanti con il bastone nodoso. «Avanti.»

«Ah, uh, mi chiamo Malyen.» disse facendosi avanti. Non gli piaceva quella situazione. 

Il leone parve sospirare, poi parlò. «Puoi entrare. Non toccherai altro che la lampada.»

Malyen si girò verso il vecchio. «Non avevi detto che potevo prendermi il tesoro?»

«Verrai pagato, ragazzo. Ci penserò io. Ora va'!»

Malyen non era convinto. Si girò verso la testa di leone, che ora aveva le fauci spalancate, formando una galleria abbastanza grande perché potesse camminarci dentro. In fondo alla gola brillava della luce gialla, come ci fosse in fondo del fuoco.

Alla fine la curiosità ebbe la meglio e camminò oltre le fauci del leone. Oltre la lingua innevata e la gola vide delle scale di pietra e allora iniziò a scendere.

Si ritrovò in un’immensa grotta. La temperatura lì era più bassa che fuori e Malyen si strinse nel cappotto, scendendo le scale illuminate solo dalla luce calda che veniva da un'apertura più in basso. 

Dopo un’infinità di scalini raggiunse il fondo della caverna e attraversò l’arco d’ingresso, entrando nella stanza più grande e scintillante che avesse mai visto.

Era un’altra caverna che doveva essere grande come una città, ed era piena zeppa d'oro. C'erano decine, forse centinaia di montagne di monete alte anche dieci volte lui, e l'intera stanza pareva brillare di luce propria per quanto erano lucenti e riflettenti.

Era come essere immerso in una piscina d'oro, costellata qua e là di colori dell’arcobaleno. Malyen non riusciva a staccare gli occhi di dosso dai cumuli dorati che lo circondavano, tutti tinti qua e là di rosso, blu, verde, rosa, bianco.

Bastava una sola di quelle gemme a cambiare la sua vita per sempre.

Un dolore acuto all'orecchio lo fece sobbalzare. Era stato Vasilka, che glielo aveva beccato. Si era chinato per prendere una gemma, realizzò solo in quel momento.

Il leone lo aveva detto chiaramente, poteva toccare solo la lampada. Quindi non doveva toccare tutto il resto del tesoro.

«Grazie. Tutto questo oro… È accecante.» mormorò Malyen accarezzando la fenice prima di proseguire.

C'era un corridoio ben definito tra tutto quel mucchio d'oro. Malyen lo seguì, guardandosi attorno alla ricerca della famosa lampada. Non aveva idea di cosa dovesse cercare di preciso, ma non vedeva da nessuna parte lampade, solo lampadari d'oro, piatti, posate, e via dicendo. Il vecchio aveva detto che era una "vecchia lampada", e lì tutto era troppo sfavillante perché rispondesse alla descrizione.

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora