Capitolo 5

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Alina rientrò nel castello marciando tanto velocemente che la guardia che l’aveva accompagnata non riusciva a starle dietro se non correndo.

Raramente si era sentita così furiosa. Era riuscita finalmente a uscire dal castello, a vedere la città, a interagire con qualcuno di nuovo che non fosse un principe, e ora quella persona era stata arrestata per ordine di Aleksander, nientemeno.

Entrò nella sala del trono con tanta veemenza che suo padre, seduto sul trono, sobbalzò vistosamente.

«Alina! Mia cara, ti ho cercato ovunque! Ma come sei vestita? Ed è fango quello sulla tua schiena?» chiese a raffica.

La schiena ancora le doleva per la caduta, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi problemi. «Dov’è Aleksander?!»

«Mi cercavate, principessa?»

Aleksander entrò nella sala da una porta laterale. Era vestito di nero come al solito, con il bastone a forma di serpente in una mano e il suo animale da compagnia attorno al collo.

«Voglio che scagioni immediatamente il ragazzo della città chiamato Malyen.» disse fissandolo con rabbia.

«È accusato di aver rapito la principessa, non si può certo perdonare un simile crimine.» replicò Aleksander appoggiando entrambe le mani sul suo maledetto bastone.

«Non mi ha rapita! Sono uscita da sola!» esplose lei.

«Alina! Sei uscita da palazzo da sola e senza scorta?!» urlò suo padre incredulo.

«Non mi lasciate mai uscire di qui! Sono una principessa, un giorno dovrò comandare anche io ed è assurdo che non sappia nemmeno cosa c’è in città!»

«Tecnicamente,» intervenne Aleksander. «In quanto principessa voi non avrete il diritto a comandare neanche quando sarete regina. Infatti ho già sottolineato quanto mi sembri stupido che continuiate a rifiutare pretendenti quando comunque saranno loro a comandare sul regno.»

Alina non credeva di potersi arrabbiare più di quanto già non fosse, ma ci riuscì lo stesso. «Come osi-»

«Sto dicendo la verità, principessa.»

«Basta così, Aleksander.» intervenne il re. «Questo ragazzo chiamato Malyen che c’entra con te?» chiese alla figlia.

«Mi ha salvato la vita e mi ha protetto. Non mi ha rapito, quindi non merita di finire in prigione!»

«Malyen è uno dei ladri più noti nella zona del mercato e del porto, è accusato di innumerevoli furti di cibo, coperte, tappeti e via dicendo. Merita di finire in prigione, ed è esattamente dov’è ora. Neanche immagini quante lamentele di mercanti raggiungono le mie orecchie.» disse Aleksander con le sopracciglia inarcate.

«Non me ne hai mai parlato.» fece il re fissandolo.

«Voi avete altre cose a cui pensare, mio signore. Delle questioni di minore importanza posso occuparmene io senza dovervi scomodare.»

Il re annuì, poi guardò sua figlia. «Mi dispiace, Alina, ma che ti abbia aiutato o no, questo Malyen è un criminale. Non posso liberarlo o fare favoritismi, soprattutto con un popolano.»

«Anche perché adesso è troppo tardi.»

Alina fissò Aleksander. «Che vuoi dire?»

«Ignoravo che non vi avesse rapito e ho dato l’ordine di esecuzione.»

Alina sgranò gli occhi e persino il re rimase senza parole. Aleksander fissò entrambi e aggiunse: «Vi chiedo perdono, principessa. Ma eravate in compagnia di uno straccione e ladro: che avrei dovuto pensare?»

«Non ti perdonerò mai per questo.» disse con le lacrime agli occhi.

Se ne andò senza dire nulla a nessuno, asciugandosi le lacrime.

Era riuscita a trovare finalmente una figura che le fosse amica. Ed era morta per causa sua.

Appena arrivò in camera le lacrime presero ad uscire. Mor le andò incontro, sentendo il suo dispiacere, e lasciò che la principessa affondasse il muso nel suo manto candido.

Era sempre stata sola, ma quello fu il primo giorno dove se ne accorse davvero.

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora