Capitolo 22

11 1 0
                                    

Alina voleva urlare. Non sapeva se era per la rabbia o per la disperazione; probabilmente un po' entrambe.

Era successo di tutto nelle ultime ore e non riusciva a credere che non fosse un sogno, anzi un incubo. Aveva volato con il principe Alì per il mondo, aveva annunciato che lo avrebbe sposato, aveva scoperto che Aleksander era un traditore… E poi era successo che era riapparso Aleksander con un oggetto che pareva un'oliera e ne era uscita una creatura blu.

Che aveva la stessa faccia del servo di Malyen, Nikolai.

E lì, ancora prima che assistesse a tutto, aveva capito.

Poi Aleksander era diventato re, poi stregone più potente del mondo. Aveva spogliato suo padre del suo potere, sottomesso tutti, messo in ginocchio Malyen stesso con la magia prima di rinchiuderlo. Non voleva neanche pensare a quello che Malyen aveva detto sotto incantesimo perché era stata una pugnalata. 

Solo dopo era arrivata la batosta peggiore. Aleksander voleva che loro si sposassero davvero. In presenza di suo padre, che non aveva idea di dove fosse e sperava non lo stesse realmente torturando.

Ora stava salendo le scale della torre di Aleksander. Si sarebbero sposati lassù così che lei non potesse dirgli di no, probabilmente: o usciva sposata con lui, o morta.

Sarebbe stato fortunato a non beccarsi una testata, per la verità.

Quando finalmente arrivò in cima, vestita con un abito nero rivestito di ricami dorati che doveva rispecchiare l’abito dello sposo, trovò lì suo padre, per fortuna intero, un prete, quattro guardie e Aleksander.

Se doveva essere totalmente onesta con se stessa, fosse stato un principe, Alina avrebbe anche potuto pensare di sposarlo. Non aveva un brutto aspetto, in fondo. Ma aveva ottimi motivi per non volerlo, e in quel momento, mentre si poneva davanti a lui con altre due guardie alle spalle, la sua maggior tentazione era di tirargli un calcio e buttarlo giù dalla torre.

Non ascoltò una sola parola del prete, guardandosi intorno e guardando a volte suo padre per capire se stesse bene sul serio. Stava cercando una via di fuga, ma non riusciva a trovarla

Poi sentì la voce di Aleksander. 

«Lo voglio.»

Girò la testa verso di lui, e vide così alle sue spalle qualcosa muoversi. Qualcosa di blu, viola e oro.

«Principessa. Vi conviene rispondere.» disse Aleksander fissandola. Sorrideva soddisfatto.

«No!» esclamò suo padre prima che una benda oscura gli coprisse la bocca.

Sospirò e lo squadrò un momento. Sotto il mantello nero che copriva i suoi vestiti vide la sua frusta marina che con una zampa reggeva la lampada.

Si avvicinò di un passo a lui. «Io…»

Poteva dargli corda e salvarsi. Oppure poteva salvare il regno.

«Io no.»

Allungò una mano verso la lampada, strappandogliela facilmente di mano alla creatura, e si buttò oltre il muro della torre.

Urlò mentre cadeva, finché la sua caduta non venne interrotta bruscamente da qualcosa di morbido.

«Principessa! Tutto bene?!» urlò Malyen mentre il tappeto volava via di lì.

«Sì! Mamma mia però, ho avuto paura un momento che tu non ci fossi!» urlò lei urlò afferrandogli un braccio con la mano libera.

Poi udirono un ruggito alle loro spalle. Alina si raddrizzò e guardò dietro di loro.

Il suo cuore perse un battito.

«Frusta marina gigante e con le ali dietro di noi!» urlò. «Tappeto, portaci via di qui!»

Il tappeto la ascoltò e fuggì. Ma dove potevano andare?

«Che facciamo?!» urlò.

Malyen urlò: «Vasilka!»

La fenice apparve davanti a loro. Alina la vide prima di superarla in volo e si girò per vedere perché fosse rimasta ferma a mezz'aria.

Vasilka aggredì la creatura volante con violenza, nonostante fosse grande come la sua testa e basta. La beccò e prese ad artigliate il muso della creatura, che si dimenò in aria ruggendo. Dal basso sentirono le urla.

Erano sopra Os Alta. Alina urlò: «Malyen, dobbiamo andarcene dalla città! Distruggerà tutto se cade!»

«Vasilka, verso le montagne!» urlò Malyen.

Fu una distrazione fatale. Alina urlò, ma non poté impedire alla fenice di beccarsi una violenta zampata verso il basso che la buttò giù di sotto, in mezzo alla strada.

«Vasilka!» urlò Malyen con un tono disperato.

Il tappeto schivò per un soffio la creatura.

Alina fissò la lampada che ancora teneva in mano. «Presto, dobbiamo farci aiutare dal genio!»

La zampata successiva colpì il tappeto, facendogli diversi buchi troppo larghi.

Alina iniziò a cadere. Perse la presa sulla lampada.

La zampa della creatura la prese al volo. Non prese Malyen, che però riuscì ad aggrapparsi alla sua coda, il tappeto arrotolato tra le gambe.

Un'ombra rossa volò sotto di loro. Vasilka, ancora intera e solo un po' arruffata, prese al volo la lampada e volò verso un’altra direzione, più veloce di quanto quella creatura avrebbe mai potuto fare.

Alina fissò la fenice. Scappa, Vasilka, scappa!

Poi il cielo si oscurò e un vento dalla violenza di quelli degli uragani li travolse, prendendo sia Vasilka che la creatura che li reggeva.

E li riportò indietro, tutti e quattro, sbattendoli sulla pavimentazione del giardino esterno del castello.

La creatura si schiantò contro il muro e Alina si schiantò contro di lei, un colpo che le mozzò il fiato. Da qualche parte dietro di lei, Malyen urlò.

Fu lei la prima a rialzarsi, sentendo tutto il corpo che doleva per la botta. Si ritrovò Aleksander davanti, che la colpì in volto con una mano coperta di anelli.

Finì a terra con un urlo, sentendo un dolore acuto sul suo volto. Poi la sua vista si oscurò, e le tenebre la avvolsero.

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora