Capitolo 6

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Chiuso nelle prigioni della reggia reale, Malyen stava fissando davanti a sé senza vedere nulla. Era buio pesto, non vedeva nulla né sentiva nulla, se non freddo. Paradossalmente era meno freddo che fuori, ma non è che stesse bene.

Era stato buttato lì dentro, ammanettato al muro, ed erano usciti portando via le chiavi e la luce. Malyen sapeva dov’era la porta solo perché l’aveva vista prima di essere lasciato solo.

I suoi pensieri non lo lasciavano in pace. Continuava a vedere Alì che mostrava i suoi abiti e rivelava di essere la principessa Alina.

Come aveva potuto non accorgersene? Una ragazza mai vista al mercato, ignara che il cibo andasse pagato, con un bracciale che avrebbe pagato una casa intera. Che sapeva dell’esistenza delle fenici. Che si chiamava Alì.

Che l’aveva seguito. Che si era fidata di lui.

Si sentiva un idiota. Aveva rubato in sua presenza, oltretutto. Doppio idiota.

Come aveva potuto anche solo pensare che fosse una buona idea?

Sospirò nel buio umido della sua cella. Comunque fosse, ormai era fatta: era stato catturato e ora era in prigione. Doveva ringraziare che era vivo e ancora intero.

Una luce attirò la sua attenzione. Osservò la porta della cella: attraverso le sbarre vedeva una luce arancione che stava diventando sempre più nitida e brillante. La fissò confuso, poi qualcosa di abbagliante si fermò davanti alla porta della sua cella. Qualcosa che si infilò tra le sbarre e si mostrò in tutta la sua gloria.

Malyen dovette socchiudere gli occhi contro la forte luce, ma quando poi riuscì ad aprirli sorrise sollevato.

Era Vasilka. Era in fiamme in quel momento, così da illuminare la strada. Tra le zampe teneva un mazzo di chiavi.

«Non sai quanto sono felice di vederti.» disse sollevato come non mai.

La fenice cinguettò e volò verso la sua mano destra. Malyen la osservò prendere ogni chiave e provare ad inserirla nella toppa, operazione non semplice per chiunque non fosse umano. Malyen però l’aveva addestrata, quella fenice, e dopo dieci minuti buoni di tentativi finalmente la serratura venne aperta.

«Sei la mia salvatrice.» disse Malyen con un sorriso mentre sfilava la mano dalle manette. Prese le chiavi dalla zampa della fenice, che si posò a terra accanto a lui mentre si liberava l’altro polso.

Se li massaggiò per un momento, tentando di riprendere la sensibilità alle dita per bene mentre pensava a come muoversi.

La fenice cinguettò. Malyen la osservò, sentendo che lo stava giudicando.

«Mi dispiace, ho fatto un casino, lo so. Non credevo avrei salvato la principessa e sarei finito nei casini per questo.» mormorò Malyen. Il silenzio attorno a loro era opprimente e non volle interromperlo troppo. «Sono stato un idiota, ma come potevo saperlo?»

«Un idiota? Se qualcuno ha con sé una fenice, difficilmente lo definirei un idiota.»

Malyen sparò in piedi immediatamente. Chi c’era lì con lui?

La luce infuocata della fenice illuminò una figura rannicchiata in un angolo. Era coperto da un vecchio mantello logoro più del suo, che lo copriva da testa a piedi, lasciando in vista solo un volto a stento visibile, che pareva su d’età.

«Da quant’è che sei lì? Non ti ho visto quando sono arrivato.» fece Malyen fissandolo dubbioso.

«Da più tempo di quel che credi, ed è facile passare inosservati quando si è come me.» disse l’uomo con una risatina prima di muovere le dita verso l’alto. Una specie di nube nera si materializzò là sopra, facendo sgranare gli occhi al ragazzo. Magia.

«Però non sono qui per parlare del mio passato, bensì del tuo futuro! Parlavi di una principessa, non è così? La principessa Alina, forse?» disse l’uomo con un ghigno visibile sotto il mantello. «Vuoi una possibilità con lei? Beh, ho quel che ti ci vuole, ragazzo mio. Tanto oro che non puoi immaginare!»

«Credo sia un bel po’.» fece Malyen.

«Lo avrai. Fuori di qui c’è la Caverna delle Meraviglie, e lì c’è oro. Tanti soldi, rubini, diamanti, tanto oro da poterci fare il bagno, se solo volessi. Io sono troppo vecchio per andarci, ma tu… Tu potresti.»

Malyen lo fissò dubbioso. «E che ci guadagneresti tu a portarmi lì?»

«Una lampada. Una vecchia lampada che è là dentro. La desidero. Pagherei per averla. È come un cimelio di famiglia per me.»

Malyen lo scrutò. Suonava assurdo. Un tesoro intero non poteva davvero valere una vecchia lampada. Ma poteva farlo uscire di lì, tanto per cominciare, e se davvero c’era tanto oro forse era assurdo ma buono.

«Come facciamo ad uscire?»

Il vecchio si alzò. Era piegato in due e appoggiato a un vecchio bastone, ma Malyen ebbe il sospetto che se si fosse raddrizzato sarebbe stato più alto di lui. Se era uno stregone, non era nemmeno detto fosse un vecchio come credeva.

«Con una piccola scorciatoia, ovvio.» disse posando una mano sul muro e spingendo.

Il muro si aprì come una porta, rivelando un passaggio segreto immerso nel buio.

«Allora, andiamo?»

Malyen annuì. Allungò un braccio e fece posare Vasilka su di esso, a distanza dalla sua faccia per non restare ustionato, poi seguì il vecchio attraverso il muro.

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora