Capitolo 23

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Malyen era sorpreso di essere vivo.

Era precipitato dal tappeto e si era salvato solo perché aveva preso al volo la coda della creatura alata che li stava seguendo. Non era sicuro di come avesse fatto né a prenderlo né ad acchiappare anche il tappeto, ma era riuscito a fare entrambe le cose senza morire, il che non era male.

E poi quel vento li aveva sbattuti indietro. La creatura si era schiantata contro la facciata del castello e la coda aveva ricevuto un colpo di frusta che lo aveva sbattuto contro al muro con tanta forza da averlo perforato e fatto crollare.

Non aveva idea di come fosse sopravvissuto a tutto quello, ma ci era riuscito e riuscì addirittura ad uscire dal buco nel muro sulle sue gambe, anche se tremanti.

A poca distanza da lui c'era Aleksander, in piedi nel suo completo nero e oro. Ai suoi piedi c'era una figura coperta di tenebra che doveva essere Alina. Più lontane c’erano quattro guardie e il re, in ginocchio tra loro, che pareva disperato. Ancora intero, però, per fortuna.

Malyen fissò Aleksander, fermandosi a pochi metri da lui.

Le ombre iniziarono a materializzarsi davanti a lui, diventando sempre più solide. Malyen capì solo all’ultimo cosa stava facendo e realizzò che non avrebbe fatto in tempo a levarsi dalla traiettoria della lama.

Aleksander la lanciò mentre qualcosa di rosso e oro copriva la visuale del giovane.

«Vasilka!» urlò Malyen quando la lama oscura colpì in pieno la fenice, facendola sparire in una nube di fuoco e cenere. La cenere cadde per terra insieme a qualcosa di metallico, nientemeno che la famosa lampada. Era riuscita a riprenderla quando Alina l’aveva persa, Malyen non poteva crederci.

Aleksander avanzò e raccolse la lampada, ignorando quando una piccola testa arruffata sbucò dalle ceneri con un pigolio.

Le ombre iniziarono a risalire ai piedi di Malyen, cercando di bloccarlo come nella sala del trono. Stavolta non si fece prendere e avanzò verso il consigliere.

Gli tirò un pugno in faccia, sentendo una soddisfazione immediata; lo voleva fare da più tempo di quello che aveva immaginato. Il secondo gli venne automatico per aver ucciso Vasilka, anche se era viva dietro di lui.

Aleksander non emise un suono ai due colpi, ma quando si raddrizzò gli rivolse uno sguardo da brividi. Le tenebre lo avvolsero per farlo apparire più indietro.

«Un vero peccato che debba farti fuori, cugino.» disse con la voce bassa. «Conoscevi i bisogni e i desideri del popolo, potevi essere un’ottima risorsa per rendere questo regno davvero grande.»

«Se ti interessava qualcosa del popolo, saresti intervenuto subito!» sbottò Malyen. Aveva ripensato alle sue parole mentre era in cella, volente o nolente. «Non fatico a credere che le poche cose che davvero funzionano del regno siano opera tua, ma il fatto è che a te di noi popolani non è mai fregato nulla! Avevi accesso al potere del re, alle sue ricchezze, probabilmente non se ne sarebbe nemmeno mai accorto se le avessi usate! Ma non l’hai fatto perché a te non interessava! Tu volevi solo diventare re e sbarazzarti di quello vecchio!»

«Sì, è così. Io volevo essere il re, e ora che lo sono posso qualunque cosa. Posso avere il potere che mi spetta, che mi merito, anzi! Io merito più di essere un secondo qualunque nelle mani di un incompetente! Merito il potere assoluto, merito una donna al mio fianco, merito ogni cosa!»

«Peccato che tu il potere assoluto non ce l'abbia.»

Calò per un momento il silenzio, poi Aleksander parlò: «Prego?»

«Potrai essere lo stregone più potente del mondo, ma non hai il potere assoluto. Non ce l’hai mai avuto. Non sarai mai il più potente di tutti.» disse Malyen. Gli sorrise. «Il genio sarà sempre più potente di te. Può toglierti il tuo trono. Può toglierti i tuoi poteri. Può ucciderti, se solo lo volesse. Sai che è la verità, tu non sarai mai potente quanto lui. In confronto a lui, e agli altri come lui, sarai sempre solo un secondo qualunque.»

«Forse è così... Ma non per molto.» fece Aleksander fissandolo, prima di sfregare la lampada.

Nikolai uscì con lentezza, come non avesse voglia di uscire ma fosse obbligato. Lo vide sollevare entrambe le sopracciglia quando lo vide lì con lui, ma non commentò nulla.

«Genio, voglio esprimere il mio ultimo desiderio.» declamò.

Malyen iniziò a pregare. Poteva finire solo in due modi, e doveva sperare che Aleksander fosse sufficientemente incazzato da chiedere per quello giusto.

«Voglio diventare l’essere più potente dell’intero universo, più potente di quanto sia tu, tanto potente che nessuno potrà guardarmi senza avere la pelle d’oca.» disse sorridendo sinistro.

Nikolai guardò Malyen con aria disperata, ma cambiò espressione quando Malyen picchiettò su un polso, fissando i bracciali del genio.

«Come desideri, padrone.» disse infine. Del fumo blu uscì dalla lampada e dalle mani del genio e avvolse Aleksander come un tornado.

Per un momento gli incantesimi dell’uomo si interruppero e Malyen vide Alina riaffiorare dal cumulo nero. Era perfettamente sveglia e Malyen accorse subito a farla rialzare.

«Malyen, ma che hai fatto?! Così sarà impossibile sconfiggerlo!» urlò lei fissandolo.

«Fidati di me!» urlò lui.

Il fumo si dissipò, facendo comparire una figura nera che si alzava e si alzava, sempre più grande.

Era Aleksander, il corpo nero come fosse di tenebra, gli occhi rossi che brillavano come quelli del suo bastone. Rise, e fu una risata tanto bassa e forte che il terreno tremò sotto di loro.

«Così è come ci si sente quando si detiene il vero potere!» disse mentre si girava verso la città e allargava le mani. Malyen vide che il buio denso come nebbia stava coprendo ogni cosa, e sentì fin lì le urla di terrore della gente.

«Non ho bisogno di questa città. Posso detronizzarla. Posso distruggere ogni regno e creare un mio impero. Io… posso… qualunque… cosa…!» urlò ridendo.

Poi tutto si fermò.

E un bracciale d’oro avvolse il braccio destro del genio, seguito dal sinistro. Malyen lo vide tentare di nuovo di richiamare il suo potere, ma non funzionò.

Si girò verso Malyen con furia. «Cos’hai fatto? COSA MI HAI FATTO?!»

«Niente, hai espresso tu il tuo desiderio. Hai desiderato di essere il più potente di tutti, non è così? Bene, ora lo sei.» disse con un sorriso, camminando fino a prendere in mano qualcosa.

Una lampada nera, da cui veniva fuori il fumo nero.

«Sei un genio, ora, e secondo le leggi un genio non può usare i suoi poteri senza avere un padrone, e se ne deve stare nella sua lampada.» finì.

«Cosa?! No! Genio, non è questo che ho chiesto!» urlò Aleksander mentre iniziava a retrocedere verso la lampada.

«Certo che è quello che hai chiesto. Hai chiesto di essere l’essere più potente in assoluto, e lo sei! Un vero peccato che siamo proprio noi geni i più potenti che esistano in tutto l’universo.» rispose Nikolai con un sorriso ben in mostra.

«No. Non voglio andare nella lampada!» urlò Aleksander mentre iniziava a rimpicciolirsi. Tentò di aggrapparsi alla fontana, ma non riuscì a tenere la presa.

«Che posso dirti? Prima o poi troverai un padrone disposto a liberarti. Fino ad allora, tanti saluti!»

E Aleksander scomparve. Passarono un paio di secondi e tutto si schiarì: l’incantesimo di buio scomparve, così come il maltempo, il vento furioso, persino la sua creatura tornò delle sue giuste dimensioni.

Malyen finalmente sorrise.

Era finita.

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora