Capitolo 21

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Malyen stava fissando il buio davanti a sé, la mente vuota.

Era stato di nuovo rinchiuso nel sotterraneo, nella stessa cella dove aveva incontrato il consigliere la prima volta. Ora però non c'erano luci lontane a tenergli compagnia, solo l'oscurità più opprimente che avesse mai sentito. Gli premeva addosso come una coperta, ed era tanto fitta che pareva addirittura tiepida.

Non voleva pensare a tutto ciò che era successo. Al fatto di essere imparentato con il consigliere. Al fatto di essersi fatto rubare la lampada. Al fatto che aveva avuto tutto e ora era tutto perduto.

Non sapeva cosa gli sarebbe successo, ma si aspettava di essere ucciso, e stavolta per davvero. Sperava sarebbe successo lì dentro però, senza che Alina dovesse assistere. Sperava anche non avesse dovuto assistere alla tortura di suo padre per davvero.

Sospirò, inspirando la tenebra attorno a lui. Aveva avuto tutto, e ora non aveva più nulla. Cercava di non pensarci, ma era impossibile non pensare a nulla lì dentro, senza distrazioni, nel più completo buio.

Un rumore catturò la sua attenzione. Guardò verso la porta, anche se era impossibile vederla davvero. Per un momento credette di esserselo immaginato, poi lo sentì di nuovo.

Era un gracchio. Uno che conosceva.

Vasilka.

Sorrise. Non era ancora da solo.

La fenice entrò nella cella con un suono metallico e Malyen vide i contorni della nuvola di tenebra che gli stava addosso. Li vide per pochi secondi, almeno, prima che la sua fenice volasse verso il muro sopra di lui e la dissipasse con il fuoco del suo corpo.

Ed eccola al suo fianco, in fiamme e con il mazzo di chiavi in una zampa. Malyen si ricordò del suo primo incontro con Aleksander, prima con gioia e poi con sospetto: possibile che non avesse pensato che questo sarebbe potuto succedere di nuovo? Che non avesse immaginato che Vasilka sarebbe tornata a prenderlo come la prima volta?

O aveva molto da fare e non ci aveva pensato, o era una trappola, o era parte del suo piano. In ogni caso, era meglio iniziare ad uscire di lì prima di elaborare un piano a sua volta.

Come la volta precedente Vasilka gli liberò un polso e si occupò lui stesso di liberarsi l'altro, poi, dopo aver abbracciato Vasilka ed essersi quasi ustionato, andò verso la porta del tunnel segreto. Premette il muro di pietra per svariati minuti prima di trovare dove spingere per aprirla: il corridoio era buio, ma Vasilka era ancora al suo fianco, fiammante.

Attraversarono il corridoio senza quasi fare rumore. Ovviamente la presenza della fenice rendeva impossibile non vederli, ma Malyen al buio non ci vedeva.

Infine uscirono da una botola sul retro del castello. Soffiava un vento gelido; era ancora giorno a quanto pare, anche se era nuvoloso.

In effetti, Malyen alzò lo sguardo su dei brutti nuvoloni che promettevano tempesta.

Non era sicuro fossero naturali.

Si alzò, richiudendo sotto di sé la botola.

Poteva andarsene, se avesse voluto. Chi mai avrebbe controllato se lui c'era o no? Nessuno, ne era sicuro.

Ma era colpa sua se era successo tutto quel casino. Avrebbe dovuto liberare il genio. Avrebbe dovuto fermare Aleksander. Avrebbe dovuto dire subito la verità.

Doveva risolvere quel casino.

«Ho bisogno del tappeto, dobbiamo tornare nel castello.» disse a Vasilka.

Lei gracchiò. Poco dopo un guizzo di colore apparve nel campo visivo di Malyen, che si girò in tempo per non cadere quando il tappeto magico gli si avvolse intorno.

«Tappeto! Che bello vederti! Ragazzi, sono felice che non eravate con me in tutto questo casino, o vi avrebbero preso.»

Accarezzò Vasilka, non più in fiamme, poi toccò il tappeto. «Dobbiamo fermare Aleksander. Siete con me?»

Il tappeto lo mollò per colpirlo e farsi cadere addosso Malyen, così che lo avesse a bordo; Vasilka gracchiò.

«Bene allora, andiamo!»

Malyen e la Lampada Magica || Shadow and BoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora