35. Lo scontro con Hellen

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All'asterisco *, la seguente traccia audio: http://youtu.be/Q2gV-saVhD0

Aria si riprese rapidamente. Dopo qualche giorno poté di nuovo frequentare le lezioni.
Sedeva accanto a Taylor durante la lezione di Rune Antiche, il quale si preoccupava di chiederle se stesse bene o meno.
- Se non hai voglia di prendere appunti, non preoccuparti. Li prendo io per te.
Aria gli sorrise.
- Grazie mille, ma sto bene. Non preoccuparti.
Lui fece spallucce, tornando a seguire la lezione.
Aria intervenne qualche volta, facendo domande, chiedendo delucidazioni. Sembrava essere tornata quella di una volta.
Quando la lezione finì, la Babbling si avvicinò al loro banco.
- Sono contenta di vederla in ottima forma, signorina Shaw.
Aria le sorrise.
- Grazie professoressa.
La Babbling tornò verso la sua cattedra, controllando degli appunti sparsi, mentre Aria rimetteva il libro in borsa. Spostavo dei quaderni, notò il diario di Blossom, e lo guardò qualche istante.
- Quello cos'è? - domandò Taylor.
Aria lo guardò.
- Un quaderno.
L'amico rise.
- No, scema. Questo.
Le levò una piuma da una spalla. Aria per un momento si era sentita raggelare, temendo che Taylor potesse chiederle del diario.
- Oh. Non l'avevo visto. - rise, cercando di tornare calma. Si mise la borsa in spalla e, con Taylor che l'aveva aspettata, uscì dall'aula.
- Mi sono permesso di fare una raccolta degli ultimi argomenti svolti, in modo da aiutarti a recuperare.
Il moro tirò fuori un piccolo fascicolo di appunti e lo porse alla ragazza.
- Stai scherzando? Grazie mille, Tay!
Aria lo abbracciò, fermandosi in mezzo al corridoio.
- E di che? Sono soltanto appunti.
- Sono la mia salvezza a dire il vero. Non so davvero come farei senza di te.
Gli diede un bacio sulla guancia come ringraziamento e iniziò a sfogliarli uno dopo l'altro.
- Se ti serve qualsiasi altra cosa, puoi contare su di me, ok?
Aria gli sorrise.
- Lo so Taylor. Grazie mille.
Lui ricambiò il sorriso.
- Devo scappare, ci vediamo dopo!
Il Corvonero scappò correndo nel corridoio. Aria rimise gli appunti nella borsa e s'incamminò verso l'aula di Alchimia.
Entrò nell'aula insieme ad altri studenti Grifondoro, ma si fermò sulla soglia.
Esattamente nel banco difronte a lei, sedeva Zayn.
Le mancò il fiato per qualche istante.
Il Grifondoro la vide, e i loro sguardi si incrociarono.
Aria lo amava. Lo capiva ogni volta che lo guardava, ogni volta che provava a scacciare il suo pensiero.
Gonfiò il petto e si allontanò dall'ingresso, interrompendo il loro contatto visivo, proprio mentre Zayn si era alzato in piedi.
Era la prima volta che si vedevano da quando Aria era uscita dall'infermeria.
Lui non si era fatto vedere. Probabilmente aveva passato il suo tempo libero con Hellen.
Aria si sedette in uno dei primi banchi, in modo da dargli le spalle. Cercò di respirare regolarmente, agitata per quell'incontro che non aveva messo in conto.
Poggiò la borsa sul banco e iniziò a togliere fuori il materiale necessario.
Spostando le varie cose, notò che aveva ancora lo specchio di Anonymous.
Lo guardò senza toglierlo dalla borsa. Era un normale specchio.
Non aveva segni di alcun tipo.
Lo rimise dentro, sistemando poi il quaderno degli appunti.
Cercò di non voltarsi. Sapeva che Zayn la stava ancora guardando.
Passò tutta la lezione a cercare di non dare nell'occhio. Faceva domande solo se strettamente necessario e rispondeva in altrettante circostanze. Non voleva che gli occhi di Zayn, che in quei giorni si posavano su Hellen nello stesso modo in cui una volta si posavano su di lei, la guardassero. Per nessuna ragione al mondo.
Per questo sgattaiolò via non appena l'ora finì.
Aveva bisogno di un posto dove rifugiarsi, dove stare sola coi suoi pensieri, a non fare assolutamente niente.
Qualche suo compagno che la vedeva passare nel corridoio la salutava e le chiedeva se fosse tutto ok. A quanto pareva, la notizia della sua fuga notturna aveva fatto il giro della scuola.
Più ci pensava, più trovava che Louis avesse ragione.
Non si accorse nemmeno di aver percorso tutto il tragitto a passo svelto.
Rallentò e si fermò soltanto quando fu dentro al Stanza delle Necessità.
Lasciò cadere la borsa da un lato e sospirò, allentando il nodo della cravatta.
Cercò di stamparsi un sorriso sulle labbra, mentre si avvicinava ad una piccola culla.
- Ciao bellezza.
Annie era sveglia. La guardò coi suoi occhioni blu che, giorno dopo giorno, andavano schiarendosi e Aria, per risposta, le sorrise.
La prese fra le braccia, dondolandosela appena.
- Com'è andata la tua giornata? Harry è venuto a trovarti? Immagino di sì. Tuo papà non fa altro che passare del tempo con te. È proprio un papà speciale, non è così?
Annie, ovviamente, non rispose.
Allungò una mano e le toccò il viso.
Aria diede uno sguardo al suo biberon. Lei e Harry non si mettevano mai d'accordo per badare ad Annie. A dire il vero lui non le aveva mai chiesto una mano, ma Aria si era subito offerta per fare la sua parte.
Diede da mangiare alla piccola e, dopo averla tenuta fra le braccia ancora un po', la rimise nella sua culla.
- Mi dispiace che sia nata in circostanze incasinate. So che non è bello. Ma hai un ottimo padre e, se fossi in te, lo terrei ben stretto. Son sicura che prenderà delle ottime decisioni per il tuo futuro. Lui ti ama.
Annie rispose mugolando per via del sonno.
*Aria le baciò la fronte e poi la coprì. Aspettò che si fosse addormentata e uscì dalla Stanza, portandosi dietro la borsa.
Aveva percorso qualche metro, quando sentì dei passi alle sue spalle.
- Bene bene.
Si voltò di scatto, sentendo una voce molto familiare.
Hellen era davanti a lei.
I lunghi capelli ricci le ricadevano sulle spalle fluenti e morbidi e il suo sguardo era più strafottente che mai.
- Aria Shaw, la sopravvissuta ad un agguato nella Foresta Proibita.
- Levati dai piedi, Hellen. Sei l'ultima persona che voglio vedere.
Aria si voltò e fece per andare via, sentendo che Hellen stava ancora parlando.
- E come mai? Oh aspetta, sarà mica per un certo Zayn?
Sentendo quel nome, la Corvonero si bloccò immediatamente. I suoi muscoli si tesero all'istante e inspirò a fondo.
- Non pronunciare il suo nome.
- E perché? Non state più insieme. Non è così?
- Non sono affari tuoi!
Aria si voltò di scatto, lasciando che la borsa le cadesse di dosso.
Hellen non si stupì e continuò a sbeffeggiarla.
- Perché non dovrebbero? Dopotutto, anche tu sai che io e Zayn ci stiamo frequentando. E mi ha detto delle cose di te...
La Corvonero la guardò leggermente insicura.
- Che tipo di cose?
Hellen fece spallucce.
- Cose fra te e Harry. E fra te e Liam.
Lo sguardo che Aria rivolse ad Hellen fu pieno di tutto l'odio che nutriva nei suoi confronti e nei confronti di Anonymous. Una persona così meschina non poteva che avere le sembianze di quella ragazza.
- Io lo so chi sei veramente.
- Ah sì?
- Sì. Sei un verme. Un parassita. Non hai niente a che fare con Zayn, perché lui è buono e gentile e ha un cuore grande. Farebbe qualsiasi cosa per gli amici e tu lo sai. Sai che è una brava persona. Ma io so anche che tipo di persona sei tu. E tu non sai assolutamente nulla di me, Hellen. Puoi venire a conoscenza di ogni mio segreto, tentare di isolarmi in ogni maniera, ma non potrai mai capire quello che mi porto dentro. Tu non sei nemmeno lontanamente vicina a distruggermi. E se usare Zayn ti rende più forte, beh non è così. Tu non sei più forte. Prenditela con me, con quella che sono, non con le mie debolezze. Non aggrapparti a ciò che provo per lui, ma affronta quello che c'è fra noi due, una volta per tutte.
Non aspettò un secondo in più, e tirò fuori la bacchetta nell'esatto momento in cui anche Hellen estrasse la sua.
- Stupeficium! - esclamarono all'unisono.
I loro fasci di luce si incontrarono ed entrambe dovettero stare tremendamente concentrate per tenere duro.
Hellen lasciò andare e si scostò per evitare che l'incantesimo la colpisse.
Si scontrarono ancora e ancora. Aria era leggermente in vantaggio perché più brava, ma Hellen era più veloce.
- Expelliarmus!
La bacchetta di Aria volò via e cadde oltre Hellen.
Sentì una forte rabbia montarle addosso, mentre sul viso della Serpeverde compariva un ghigno soddisfatto.
Con una rapidità mai avuto prima, si scagliò ferocemente sul corpo della nemica, scaraventandola a terra. Hellen cercò di ribellarsi anche senza bacchetta, visto che le era scivolata di mano.
Aria, come se fosse un animale, sentì l'impulso di azzannarla, e così fece.
Morse forte un suo braccio e Hellen, sdraiata per terra, iniziò ad urlare dal dolore. Aria sentiva il sapore del sangue sulla sua lingua.
- Che diavolo sta succedendo?!
La McGranitt si precipitò a dividere le due ragazze.
Aria rotolò via, respirando col naso. Si passò un dito sulle labbra, pulendo via del sangue.
Hellen si tamponò il morso con la mano, squadrando Aria.
- Si può sapere che diavolo vi è preso? Duellare nel bel mezzo dei corridoi?
- Ha iniziato lei! - strillò Hellen. - E guardi cosa mi ha fatto!
Aria non riusciva a parlare, sentiva ancora il sapore forte del sangue sulle sue labbra per potersi difendere.
La McGranitt la guardò senza aggiungere altro.
- 50 punti verranno sottratti ad ognuna di voi.
- Cosa?! - esclamò Hellen, indignata.
Aria si limitò a sgranare gli occhi.
La McGranitt guardò lei e poi Hellen.
- Signorina Mason, la prego di recarsi in infermeria per medicarle la ferita.
Hellen si alzò da terra, recuperò la bacchetta e guardò Aria con sguardo assassino.
- Per quanto riguarda lei, signorina Shaw, mi segua.
La fece alzare bruscamente e le prese la bacchetta.
Aria seguì la McGranitt fino al suo ufficio. Una volta che le porte si furono chiuse, la preside la guardò sconcertata.
- Temo che la situazione stia degenerando.
Fece avanzare una sedia e invitò la Corvonero a sedersi, con un gesto.
Dei lacci la legarono alla sedia e la McGranitt si avvicinò. Aria non riusciva a parlare, sentiva ancora il sapore del sangue.
Con un movimento rapido della bacchetta, la McGranitt la immobilizzò e si avvicinò.
Le prese il viso fra le mani e le aprì la bocca. Aria voleva ribellarsi, ma non ci riusciva.
La McGranitt indietreggiò, spaventata.
- Non è possibile... - biascicò.
- Che cosa? Cosa mi sta facendo? Perché?
La preside la fissò. Il suo viso era preoccupato, Aria giurò di non averla mai vista così.
Cercò di liberarsi, ma invano.
La McGranitt si avvicinò ulteriormente e le riprese il viso fra le mani.
- Lumos.
Illuminò il viso di Aria, costringendola a tenere gli occhi aperti.
- Mi sta accecando! - strillò, sentendole gli occhi bruciare. Fece uno scatto che terrorizzò la McGranitt, la quale fece qualche passo indietro e lasciò cadere la bacchetta. La riprese con mano tremante, e Aria la guardò con sguardo supplichevole.
- La prego, mi lasci andare... perché mi tiene così?
Quasi le veniva da piangere per tutto quello che stava succedendo.
La McGranitt restò a fissarla ancora qualche istante, prima di liberarla.
Tuttavia, il suo sguardo non cambiò.
Aria si massaggiò i polsi.
- Che cosa c'era nella Foresta Proibita, Aria?
La studentessa scosse la testa.
- Io... non lo so. Non lo so professoressa, e deve credermi.
La McGranitt le rivolse un'altra occhiata, per poi voltarsi e darle le spalle.
Aria si alzò dalla sedia e le si avvicinò.
La McGranitt sembrava invecchiata di vent'anni.
- Quando sei stata attacca e ti hanno portata in infermeria, la situazione non era delle migliori.
- Harry mi ha detto che ero ricoperta di venature blu.
- Non solo. Avevi del veleno in circolo e si è cercato di smaltirlo il più possibile.
Aria cercò di seguire il suo discorso.
- Ed è stato fatto. Voglio dire, sto bene, ho ripreso a studiare.
La McGranitt si voltò a guardarla.
- Non credo, Aria.
Si allontanò, andando al centro della stanza.
- Il veleno nel tuo corpo era veleno di vampiro. Un tipo di vampiro che non dovrebbe essere qui attorno, ma che dovrebbe stare nei paesi nordici.
- Intende dire a Durmstrang?
La McGranitt continuò a darle le spalle, ma annuì con la testa.
- I vampiri di Durmstrang sono abituati a sentire l'odore del sangue degli studenti, ma non degli studenti inglesi. Per anni abbiamo cercato di richiamare i nostri studenti qui a Hogwarts, sperando ce non fosse troppo tardi, e quando ci siamo riusciti... - si bloccò.
- I vampiri hanno sentito il loro sangue, non è così? Hanno sentito l'odore del sangue di Harry, Liam, Niall, Louis e Zayn e li hanno seguiti fino a qui.
La preside si voltò a guardarla. Annuì.
- E hanno attaccato me.
- Dopo quello che ho visto poco fa, non credo che il tuo sangue, attualmente, sia pulito.
Aria restò a fissare la McGranitt, basita.
- Temo che possano accadere altri episodi come quello di poco fa, Aria.
- La mia vita quindi è cambiata per sempre, non è così?
La McGranitt, tenendo lo sguardo basso, annuì.
- Sono un mostro.
- Ti avevo detto di stare al castello, che ero preoccupata, ma non mi hai ascoltata!
- Lei non mi ha detto che razza di bestie ci fossero fuori e io... diamine, sono stata attaccata! Non ho scelto io di diventare così!
La preside la fissò, cercando di trovare la calma.
- Non so davvero come posso aiutarti, Aria.
Le restituì la bacchetta, che Aria prese con mano tremante.
Le porte del suo ufficio si spalancarono, e lei corse via, spaventata.
Era diventata un mostro. Nelle sue vene scorreva del veleno, del sangue non più suo.
Aveva aggredito una persona, aveva succhiato via il suo sangue.
Una valanga di timori e pensieri allucinanti le sfiorarono il cervello e lì si stanziarono, mentre correva disperata verso il secondo piano.
Si sentiva violata, come se dentro il suo corpo ci fosse qualcuno che non la rispecchiava, e in parte era vero.
La sua vista era offuscata dalle lacrime. Era impossibile continuare in quel modo.
Aveva Anonymous alle calcagna, Zayn la ripudiava, aveva messo nei casini Harry e la sua media scolastica era calata drasticamente.
Quella notizia, la scoperta di avere qualcosa dentro di sé che non andava, l'aveva fatta crollare completamente.
Arrivò al bagno delle ragazze e si lasciò scivolare per terra. La bacchetta rotolò via e, mentre i singhiozzi occupavano il silenzio di quel bagno, Aria svuotò completamente la sua borsa.
Frugò in mezzo ai libri, fra gli appunti di Taylor e fra le cianfrusaglie varie, fino a trovare la lama.
La prese con la mano destra, tremante, e la poggiò sul braccio sinistro.
Tracciò una profonda linea verticale lungo il braccio nudo, mentre piangeva sempre più forte.
Il sangue iniziò a sgorgare fuori, fino a macchiare il pavimento.
Era scuro e Aria avvicinò il viso ad esso. Ne leccò via una parte, per poi ricominciare a piangere.
Quello non era il suo sangue. Lo schifava, non era lo stesso sapore che aveva sentito mordendo Hellen.
La McGranitt aveva ragione.
Pianse sempre più forte, tirando indietro la testa e cercando di tamponarsi il taglio appena procurato.
- Perché? PERCHÉ?
Le sue urla echeggiarono senza risposta, interrotte dai suoi singhiozzi.
Sentiva il sangue scenderle lungo la mano e il taglio bruciarle così tanto da aumentare il suo pianto.
- La povera Aria l'ha fatto ancora.
Mirtilla Malcontenta la guardava da dentro un bagno.
- Che cosa vuoi? - strillò la Corvonero, fra le lacrime. - Vattene!
- Lui l'aveva detto.
Aria la guardò.
- Tu sei pazza. Lasciami in pace!
- Lui aveva detto che ti avrebbe portato al limite.
La studentessa continuò a fissare Mirtilla senza capire.
- Di che diavolo stai parlando?
- Il tuo amico mi ha detto che voleva portarti al limite, che voleva vederti sola e indifesa.
Mirtilla fece oscillare la testa da una parte e poi dall'altra.
- Ci è riuscito.
Aria cercò di ripulirsi via le lacrime.
- Di chi stai parlando?
Mirtilla rise divertita, e si avvicinò ad una finestra.
- Non posso dirtelo, ho giurato.
Aria si alzò in piedi, trafiggendo il fantasma con lo sguardo.
- Dimmi con chi hai parlato, Mirtilla. Adesso.
Lei scosse la testa.
- Non mi è concesso. - ridacchiò. - Ma è un tuo amico. Quello bellino.
Aria restò basita.
Il sangue continuava a colarle dal braccio e più cercava di avvicinarsi a Mirtilla, più lei si allontanava.
- Dimmi chi era!
- No!
- Dimmelo, Mirtilla!
Aria prese la bacchetta da terra, puntandola sul fantasma.
- Non ti dirò un bel niente! Ho promesso!
- Dimmelo, ho detto!
Mirtilla lanciò un urlo che le gelò le vene. Dalla bacchetta di Aria partì una luce rossa, ma Mirtilla era già svanita. La luce colpì una finestra, frantumandola.
La Corvonero cadde a terra, inerme.
Piangeva in silenzio, poggiata al pavimento del bagno, in mezzo a tutto quel caos.
- Aria? - sentì dal corridoio. Qualcuno corse fino ad arrivare all'ingresso del bagno. - Aria!
La Corvonero giaceva di spalle rispetto all'ingresso.
Le corsero incontro e la figura s'inginocchiò alle sue spalle, per poi voltarla.
- Liam? - Aria lo pronunciò tremante, terrorizzata.
Lui la guardò basito e perplesso contemporaneamente.
- Che... che cosa ti sei fatta?
La prese fra le sue braccia, continuando a guardarle il braccio che non smetteva di sanguinare. Si levò il mantello della divisa e lo avvolse attorno al braccio della ragazza.
- Perché sei qui? - biascicò lei.
- Tu, perché sei qui? Credevo avessi smesso di...
- Sono rovinata, Liam. Sono rovinata.
Lui la guardò preoccupato.
- Di cosa stai parlando, Aria?
La Corvonero piangeva fra le sue braccia. Liam cercò di stringerla a sé.
- Sono un mostro.
Lui scosse la testa.
- Non sei un mostro. Sei una persona normale, che commette degli errori come tutti.
- C'è sangue di vampiro nelle mie vene.
- Cosa?
Liam sperò di aver sentito male. Aria prese fiato, fra le lacrime.
- C'è sangue di vampiro nelle mie vene.
Il Corvonero la osservò mentre piangeva fra le sue braccia.
Aria allungò una mano, e gli strinse il maglione, lasciandosi scappare un singhiozzo.
Liam l'aiutò a mettersi a sedere, e l'abbracciò.
Aria pianse forte, liberandosi.
Aveva sempre cercato di soffocare i suoi sentimenti, le sue emozioni. Ma in quel momento, con Liam, lasciò perdere quell'autocensura, e si liberò completamente.
Pianse per come erano andate le cose, perché aveva paura di Anonymous, e per la notizia ricevuta dalla McGranitt. Pianse per il gesto appena commesso. Pianse per Blossom.
- Ho paura, Liam... ho tanta paura...
- Ssh.
Liam le passò una mano tra i capelli, accarezzandoli.
- Va tutto bene, è tutto apposto. Ci sono io qui, non ti devi preoccupare.
Aria si strinse forte al suo collo.
Sentiva il suo calore abbracciarla, e il profumo della sua pelle.
- Va tutto bene. - continuava a dire.
Le sembrò stupido e inadeguato sentire quelle parole.
Ma pronunciate da lui, sembravano vere. E nel profondo, stando al suo fianco, iniziava a crederci.
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//Tali

AnonymousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora