36. Videogame

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Andrea osservò con apprensione quelle luci balenare nell'oscurità.

– Forse sono i nostri amici tornati per tirarci fuori dai guai.

Ettore si massaggiò il mento. – E se non dovessero essere loro? Se, al contrario, fosse Don Paolo? Siamo nella sua terra in fondo.

– Oddio! Hai ragione. Meglio rimanere nascosti finché non avremo scoperto chi sono.

Andrea spense la torcia e si acquattò accanto al passaggio che collegava i due ambienti. Senza fare rumore, i due amici cercarono di sbirciare dall'altra parte, ma non riuscirono a vedere granché, soltanto i fasci di luce che, branditi come spade, fendevano l'oscurità. Riuscirono a contare quattro fonti di luce.

– Hai visto? Sono in quattro e di certo non sono i nostri amici. Loro si sarebbero fatti riconoscere e ci avrebbero già chiamato a gran voce.

Ettore ci pensò su, poi sobbalzò con un grido soffocato. – Ho capito! Sono quelli della banda paurosa. Avranno saputo della nostra ricerca e saranno venuti per ostacolarci.

– Dannazione! Ci mancavano anche loro.

Di colpo il suono dei passi cessò e un silenzio inquietante calò su di loro come la lama affilata di una ghigliottina. I due smisero di respirare e si strinsero alla fredda parete. Dopo qualche lunghissimo secondo si udì una voce gracchiare nel buio.

– Pac-man, Pac-man. Siete in ascolto? Qui Arkanoid. Passo.

– Qui Pac-man, vi sentiamo forte e chiaro Arkanoid. Passo.

– Avete trovato la merce? Passo.

– Negativo Arkanoid. Ancora nulla. Continuiamo con l'operazione di recupero. Passo.

– Ok. Restiamo in ascolto. Qui Arkanoid, chiudo.

Ettore si avvicinò all'orecchio dell'amico. – Hai sentito? Stanno cercando qualcosa. Potrebbero essere dei contrabbandieri o dei ladri.

– Sì, ho sentito... e temo di aver capito chi sono: sono i membri di quella banda di americani in pigiama di cui tutti parlano!

Ettore ammutolì e rimase per qualche secondo a bocca aperta come un pesce in un acquario. – La banda degli americani? Per quale ragione sarebbero venuti qui sotto?

– È ovvio, non li hai sentiti? Hanno nascosto della merce, della refurtiva. Roba che scotta insomma.

– E sono tornati a recuperarla. Tutto fila. Ora che facciamo?

– Ho un'idea. Restiamo nascosti; quando entreranno e si dirigeranno al centro di questa stanza noi, zitti zitti, ce la fileremo alle loro spalle e torneremo al piano superiore attraverso la scalinata.

Ettore ci pensò un po' prima di replicare. – Sai, è un piano così stupido che potrebbe anche funzionare.

La strana voce riprese a gracchiare.

– Pac-man chiama Arkanoid. Pac-man chiama Arkanoid. Passo.

– Qui Arkanoid. Siamo in ascolto. Passo.

– Radici e gradini sono puliti. Ripeto, sono puliti. Passo.

– Eh? Pac-Man di che stai parlando? Passo.

– Ripeto: radici e gradini sono puliti! Passo.

– Questo l'avevo capito. Non sono sordo! Ma che caspita vuol dire? Spiegati meglio!

– Attenzione Arkanoid, devi sempre concludere le frasi con la parola 'passo' altrimenti non vale! Comunque, con 'radici' mi riferivo alla stanza delle radici che penzolano dal soffitto, mentre con 'gradini' a quella che si trova in fondo alle scale! Passo.

La banda degli americani in pigiamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora