24. Il passaggio sicuro

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I ragazzi proseguirono sulla stradetta fino a quando videro, attraverso la recinzione, immersa nel verde della vegetazione, la parte superiore di una costruzione diroccata. Fabio la additò ai compagni. – Eccole. Sono laggiù!

Andrea si avvicinò alla rete metallica per controllare. – Sì. Sono proprio le Grotte Romane.

– Uà, sono tutte sgarrupate. – Fece Orzowei che poi si voltò verso la stradetta e la percorse con lo sguardo fino a una vertiginosa curva dietro la quale si intravedeva la sagoma della vecchia abitazione di Don Paolo.

– Dovremmo essere molto vicini al passaggio che stiamo cercando.

– Guardate là! – fece Ettore.

Dall'altra parte della recinzione, ad alcuni metri di distanza, cresceva un robusto albero con una folta chioma. Il suo tronco, coperto da una corteccia scura e rugosa e tappezzato da un drappo di muschio, a una certa altezza si divideva in grosse ramificazioni che si contorcevano l'una sull'altra conferendogli un aspetto sinistro. Alcuni rami crescevano orizzontalmente al terreno e uno, in particolare, dal tronco principale raggiungeva e scavalcava la recinzione passando sulle teste dei ragazzi.

Fabio si appoggiò alla rete e studiò con attenzione quella pianta. – È una quercia. – disse, poi con un dito tracciò nell'aria un percorso immaginario. – Suppongo che dovremo salire su questo ramo e percorrerlo fino al tronco, proprio come facciamo con il tubo di Becco D'Aquila.

Andrea sbiancò come un lenzuolo

Orzowei, perplesso, si grattò il sedere. – Sarà abbastanza robusto da sostenerci? Perché, invece, non scavalchiamo la rete?

Ettore sbuffò. – Forse ti è sfuggito il filo spinato che gli hanno messo sopra.

Orzowei, incredulo, si arrampicò per controllare e dopo aver verificato saltò giù. – È vero. Non è il caso di provarci.

– Bene. – fece Ettore. – Dobbiamo trovare un modo per salire su questo ramo ed è troppo in alto per raggiungerlo con un salto. Suggerimenti?

Fabio cercò di calcolare l'altezza alla quale passava sulle loro teste. – A occhio e croce, – disse – dovrebbe essere a un paio di metri di altezza. Se uno di noi venisse sollevato dagli altri potrebbe arrivarci.

– Perfetto. – disse Ettore. – Allora proviamo. Sali sulle mie spalle?

– Ok. – rispose Fabio.

Intanto, Orzowei si era allontanato dai suoi amici e si stava aggirando per la stradetta senza una meta precisa. – Ragazzi, io do un'occhiata in giro. Vorrei trovare qualcosa di utile per raggiungere quel ramo.

– Una scala. – disse Andrea. – Quella sì che ci farebbe comodo.

Fabio rivolse un'occhiataccia a Orzowei. – Invece di perder tempo in cose inutili perché non vieni a darci una mano?

Orzowei non gli badò e continuò la sua ricerca.

Quando Fabio riuscì a mettersi a cavalcioni sulle spalle di Ettore si allungò verso il ramo. – Mannaggia, non ci arrivo.

Andrea, con le mani intrecciate dietro la schiena, li osservava come un anziano con degli operai al lavoro. – Ettore, non ci arriva! Non riesci ad allungarti un po' di più verso l'alto?

Ettore strabuzzò gli occhi. – Allungarmi? E come? Non sono mica di gomma!

– Ragazzi! – li interruppe Orzowei. – Ho scoperto un sentiero che si inoltra nella vegetazione. Vado a vedere se c'è qualcosa di utile. – Nessuno gli prestò attenzione e quindi, dopo aver fatto spallucce, si allontanò fischiettando. 

La banda degli americani in pigiamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora