DA COSTA A SCOTT

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"Sei pronta per sapere cosa mi ha spinto a cambiare cognome?"

"Pronta."
Vittoria si scavalla dalle sue gambe e si accoccola al suo petto, gambe piegate a lato, testa appoggiata al suo cuore che comincia a battere ad un ritmo sostenuto.

"Ti ho già detto che Isabel aveva una malattia che l'avrebbe comunque portata a spegnersi presto, ne ero consapevole, ma non mi ha fermato nel volerla amare, cosa che lei inizialmente non voleva. Il nostro amore è nato molto presto e per caso, ci siamo incontrati la prima volta in ospedale, lei era là per una serie di cure di routine, io... beh, mi ci spedì mio padre a suon di percosse: due costole incrinate, milza lesa, ed un braccio rotto. Lo avevo beccato con una delle sue conquiste, strafatto di coca mentre mamma era a Londra per un incontro importante di lavoro, ed io da incosciente ho voluto difendere il suo onore, ma avevo solo quindici anni, ed ero la metà di adesso. Non era la prima volta che mi picchiava, ma quella volta fu ... pesante. Naturalmente tutto andò a finire in sordina, mi costrinse a dire che ero stato assalito da estranei per rubarmi l'ultimo Smartphone... non poteva certo essere coinvolto in uno scandalo..."
"E tua madre, lo sa?"
Chiede inorridita.

"Fino ad allora no, gliel'ho sempre nascosto. Quella fu l'ultima volta che mi picchiò, dopo averglielo detto facemmo le valige e venimmo qui, in questa suite. Chiese il divorzio, Filippo aveva già ventotto anni, viveva già da solo e cominciava a seguire gli interessi dell'azienda... Comunque... ho incontrato ancora Isabel forse un mese dopo, quando tornai in ospedale per una seconda lastra di controllo, era destino ci rincontrassimo, sua madre cominciò a parlare con la mia, e noi cominciammo a conoscerci. Era bellissima, occhi verdi come i tuoi, e nonostante tutto quello che era il suo destino, era sempre sorridente, lo stesso sorriso di Isy..."
Le bacia la fronte prendendo un gran sospiro.

"La rivedo in lei ogni volta che sorride."
"È bellissimo. Grazie a questo, lei sarà sempre con te."
"Sapevo che amarti è la scelta giusta, hai sempre la parola giusta per me."
"Non te ne pentirai, se ricevo, dò il doppio."

Risponde sbaciucchiandogli il collo a bordo felpa, lasciandosi solleticare dal filo di barba.

"Aveva una rara malattia del sangue, senza andare adesso nei particolari, si trattava di coagulazione eccessiva e necessitava di continui dosaggi di farmaci specifici.  Stava reagendo più che positivamente e i suoi valori migliorarono, stava meglio, e si è convinta a darci una possibilità. Lei aveva tre anni più di me, ma questo non era un problema..."

"Mhm... rubacuori... te la sei scelta matura..." Scherza per aiutarlo a rendere la sua tensione meno visibile. 

"...Due anni bellissimi, poi un incidente si portò via sua madre e rimase sola. Aveva solo me e mia madre, che la adorava."

Vittoria si stringe forte a lui, sentirlo parlare con voce spezzata, vederlo tanto fragile gli riempie il cuore. Rimane ad ascoltarlo senza più interromperlo, nonostante abbia mille domande da fargli.

"Liam, vorrei lasciarti qualcosa così da ricordarti sempre di me quando non ci sarò più.
Mi disse un giorno. Mi sentii morire io. Non volevo succedesse e le dissi che non sarebbe successo, avremmo convissuto con la malattia, l'avrei sposata e mi sarei presa cura io di lei. Non era un problema, avrei garantito tutte le medicine di cui avrebbe necessitato...
voglio darti un figlio, voglio provare cosa si prova a diventare mamma, e so che quando non ci sarò più, ci sarai tu ad amarlo.
Non ho potuto negarglielo.
Ne parlai con mamma e ci appoggiò, nonostante fossi un ragazzino. Incosciente? Forse, ma ci amavamo tantissimo, non potevamo aspettare anni, non sapevamo per quanti avrebbe potuto vederlo crescere, i medici non ci davano risposte sicure, potevano essere cinque anni, come dieci o quindici... ma prendemmo la decisione."

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