one

592 21 0
                                    

Ho sempre odiato le strade buie e desolate di Berlino, soprattutto d'inverno. I quartieri malfamati e con poca luce non sono mai stati un problema, tranne quando sono l'unica strada da poter percorrere.
«ehi ragazzina viene a giocare» urlò un ubriacone alzandosi dalle scale di emergenza di un palazzo
«vaffanculo» risposi di rimando senza voltarmi
La serata era tranquilla, del leggero vento freddo batteva sulle mie cosce nude mentre io immaginavo la giornata di domani a scuola. Cosa potevo fare? Sbuffai portandomi la mano alla fronte rendendomi conto di non poter fare un'altra assenza. Mi accesi una sigaretta e poggiai la schiena contro il palo della luce alle mie spalle osservando le strade e le poche macchine passare. Non avevo mai avuto amici e mi ritrovavo spesso a truccarmi e vestirmi per uscire da sola. Osservai il cielo e sospirai, non potevo continuare a convivere con questo senso di inadeguatezza e oppressione.
«speriamo il domani sia un po' più interessante» pensai lasciando uscire il fumo dalle labbra
«buongiorno Astrid» mi guardò sorpassare il ciglio della porta il docente di storia
«buongiorno professore» sorrisi entrando in ritardo come la maggior parte delle volte
«sai che se ti vede la preside si infurierà?» scosse la testa disperato guardando il mio vestito nero che per me non era affatto corto
«la lasci infuriare, l'importante è essere carina» alzai la mano subendomi gli sguardi d'odio di tutti i miei compagni di classe
«lo sei sta tranquilla» sorrise l'uomo guardandomi con sguardo paterno
Quando mi voltai per andare al mio posto quest'ultimo era occupato da due ragazzi, mi voltai verso il professore con aria confusa.
«se entrassi in orario non ti perderesti gran parte di quel che succede» rise leggermente
«lo sono Bill e Tom Kaulitz i tuoi nuovi compagni di classe» li guardai attentamente, erano identici ma completamente diversi
«ciao Bill e Tom Kaulitz, posso sedermi al mio posto?» indicai la sedia in mezzo a loro
«certo» parlò il ragazzo con i dread
«grazie»
Alzai la cartella passandola sulla testa dell'altro ragazzo che mi osservava non proferendo parola, presi posto tra i due che mi osservavano uno con aria divertita e l'altro in silenzio.
«come mai vi siete trasferiti qui?» spezzai il silenzio
«diciamo che l'altra scuola non era una delle migliori» parlò il ragazzo dai capelli neri mentre osservava il fratello poggiato con la schiena al muro
«non che questa sia meglio» alzai le sopracciglia sentendomi osservata dal ragazzo alla mia sinistra
I suoi capelli erano neri e avevano delle ciocche bionde sparse un po' ovunque, indossava dai jeans neri attillati e una maglia stretta che lasciava intravedere la sua v. Il colore dei suoi occhi è un marrone caldo che andava in forte contrasto con il nero del suo ombretto e con l'acciaio luccicante dell'eyebrow.
«Tom?» lo guardai indicando sia lui che suo fratello in completa confusione
«Bill» sorrise gentilmente
«io sono Tom» appoggiò il gomito sul banco scrutando i tatuaggi sparsi sul mio corpo
Vestiti di almeno quattro taglie in più nascondevano il suo corpo, la fronte era coperta da un berretto e una bandana che tenevano su i suoi lunghi dread, osservai il labret laterale ridendo.
«cosa?» si avvicinò Bill curioso
«nulla» li avevo entrambi
«e comunque se non volete esser infastiditi farete bene a starvene per i fatti vostri» ammisi afferrando il cellulare dalla tasca dello zaino
«qui le persone non sono molto cordiali con chi non appare come il novanta per cento di loro» sorrisi
«e si Ben, sto parlando di te» alzai la voce notando il ragazzo fissarci ridendo
«sta zitta e pensa a scoparti i nuovi gemellini» rise osservando soddisfatto gli amici
«Ben» urlò il docente sbattendo i fogli sulla cattedra
«dopo essermi fatta tuo padre» gli mandai un bacio facendolo alzare di scatto
«Astrid» mi rimproverò il professore e io già sapevo cosa volesse dire
«sento che quest'anno sarà uno dei più divertenti» afferrai la cartella facendo un occhiolino ai due uscendo dall'aula con il ragazzo alle mie spalle
L'orario di pranzo passò veloce e finalmente la campanella suonò, scappai con velocità dall'aula punitiva e attraversai il portone.
«ehi» una voce mi fermò mentre camminavo
«vuoi un passaggio?» domandò Bill osservandomi dall'altro lato del volante
«vi prego» annuì stanca
«grazie ragazzi» mi misi comoda tra i sedili posteriori
«allora com'è andata la punizione? non ti abbiamo visto per tutto il giorno» rise Tom osservandomi dallo specchietto retrovisore
«orribile, odio quel tipo» ammisi avvicinandomi ai loro sedili
«voleva portarmi a letto, io l'ho rifiutato e ora mi odia» alzai le mani facendo ridere i due
«grazie mille ragazzi» scesi dalla macchina chiudendo lo sportello
«stasera ci sei?» si voltò verso di me Tom dopo aver parlato con il fratello che mi guardava con occhi speranzosi di un sì
Ci pensai su.
«si» annuì sorridendo
Quando salì in stanza a casa non c'era nessuno, ovviamente, mi tolsi i vestiti e andai a fare una doccia prima di prepararmi per la serata. Iniziai a scegliere con cura cosa indossare e puntai su un vestito in latex, calze a rete e stivali dello stesso materiale del vestito, aggiunsi gli accessori e iniziai a truccarmi ascoltando della musica.
«sembra la voce di Bill» pensai nel mentre ascoltavo la canzone intitolata "Wo sind eure Hände", incuriosita voltai lo sguardo aprendo la bocca sorpresa
«oh mio dio» osservai Bill, Tom e altri due ragazzi muoversi a tempo di musica
Stoppai la canzone e aprì il loro canale chiamato "Tokio Hotel".
«oh mio dio» ripetei strabuzzando ancora di più gli occhi per la sorpresa di tutto il loro seguito
Quando sentì il rumore di una macchina fermarsi arrivò l'ora di scendere, applicai velocemente la solita matita nera e percorsi le scale. Chiusi lo sportello dell'auto e tutto d'un fiato parlai.
«quando avevate intenzione di dirmi che fate parte di uno dei gruppi musicali più ascoltati di questi anni?» li sentì ridere
«e poi Bill la tua voce è fantastica» si voltò e scossi la testa mentre mi rimbombava tra la mente le parole di quella canzone
«giuro che se vi avessi scoperto anni fa sarei stata la vostra fan numero uno» lo guardai senza riuscire a crederci
«è sempre bello conoscere qualcuno che non ti tratti da celebrità» rise Bill osservando il fratello che annuiva
«si ma da adesso lo diventerò perché tu fai paura» indicai Tom facendolo ridere animatamente mentre osservava il gemello diventare rosso
«e poi il ragazzo che suona la batteria? è wow» commentai ricordando la sua enfasi nel suonare
«ma anche il bassista non scherza»
I due continuavano a ridere e Bill mi osservava con occhi strani.
«cosa?» domandai facendolo distrarre dai suoi pensieri
«sono felice che ti piacciamo» sorrise
«cavolo lo dici pure» sussurrai annuendo animatamente
Arrivammo fuori l'entrata di un piccolo pub e solo quando entrammo notai ad un tavolo non molto lontano gli altri due membri della band.
«ehi» salutò Tom dandogli la mano
«ciao» sorrisi sedendomi tra Tom e Bill
«e tu chi sei?» mi guardò il ragazzo che suonava il basso
«Astrid» lo guardai attentamente, era davvero bellissimo
«io sono Georg e lui è Gustav» mi sorrise gentilmente il batterista
Li ascoltavo parlare di tutto, di musica, accordi, feste, ragazze.
«cosa c'è?» domandai osservando Bill perso nei suoi pensieri
«nulla di che, ho solo un po' di mal di testa» mostrò i suoi denti bianchi
«vuoi andare a prendere una boccata d'aria?» gli posai una mano sulla spalla come segno d'incoraggiamento, lo vidi annuire e dopo aver avvisato gli altri uscimmo dal locale
La neve cadeva sull'asfalto lentamente, c'era molta gente in giro ma era tranquillo.
«vuoi?» tirai fuori un pacchetto di sigarette vedendolo afferrarne una
«anche se non dovrei» rise accendendo la stecca per poi offrirsi di accendere anche la mia
«sei davvero gentile sai» gli sorrisi osservandolo con sguardo innocente
«grazie, anche tu sei molto gentile ma mi piace il tuo essere così spinta sembra quasi che non ti faccia problemi» rise leggermente ricordandosi che questo è il primo giorno che ci conosciamo
«è così, alle elementari i docenti spronavano i bambini ad aprirsi invece a me di placare il mio carattere» risi anch'io
«ehi» sentì la sua voce
«cosa vuoi?» risposi freddamente facendo dei passi indietro
«dai non fare così» mi afferrò per il fianco
«lasciami» sussurrai dimenandomi dalla sua presa
«è meglio che tu te ne vada» parlò Bill facendo spostare l'attenzione su di lui
«ma tu» si interruppe
«cavolo adesso te la fai con le star, sei diventata una escort» ghignò scrutando tutto il mio corpo con lussuria
«va via» lo guardai
Mi osservò con rimorso, si voltò verso Bill con fare di sfida e dopo aver guardato nuovamente il mio corpo se ne andò lasciandoci soli ed in silenzio, senza sapere che dire.

Black cat | bill kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora