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Quando entrammo nella suite la prima cosa che passò sotto i nostri occhi fu un carrellino con sopra dello champagne e degli stuzzichini, osservai Bill afferrando le bottiglie porgendone una a lui e l'altra a me.
«ai Tokio Hotel» stappammo bevendo direttamente da esse
«come ti senti?» domandai ridendo mentre lo osservavo tenersi la testa con le mani mormorando qualcosa di incomprensibile
«male, molto male» posò la testa sul carrellino, quando poi l'alzò rise guardandomi
«cosa?» corrugai le sopracciglia
«sei così carina» rise leggermente pizzicandomi una guancia
Mi alzai lentamente sedendomi di fianco a lui, posai la testa sulla sua spalla e dopo attimi di un profondo silenzio iniziai a ridere come mai avessi fatto.
«anche tu lo sei» annuì sorridendo accarezzandogli una guancia
«forse è meglio andare a letto» mi afferrò per i fianchi costringendomi ad alzarmi da quel comodo divano
Iniziò a spogliarsi dinanzi a me con noncuranza, rimase solo in pantaloni permettendomi di osservare la moltitudine di tatuaggi sparsi sul suo corpo. Mi avvicinai a lui rivolgendogli poi le spalle, rise e sentì le sue mani gelide sfiorarmi la pelle, sbottonò la cerniera e sfilai il vestito senza alcuna vergogna, afferrai la sua maglietta accartocciata sul letto e la indossai.
«era da tempo che non mi sentivo in questo modo» fece un sospiro di sollievo
«a chi lo dici» sospirai anch'io fin quando non sentimmo bussare alla porta, mi alzai stiracchiando le braccia e aprendo alla figura che si rivelò Georg
«cavolo questo sì che è un regalo» rise scherzosamente il ragazzo osservando il mio corpo seminudo ma coperto solo dalla t-shirt del moro che mi andava leggermente larga
«Georg cosa ti serve?» mi appoggiai alla porta sentendo la testa iniziare a girarmi
Prima che iniziasse a parlare notai l'espressione sul suo volto mutare in imbarazzo quando alle mie spalle spuntò Bill anch'esso mezzo nudo.
«oh non fare così» lo spintonai prendendolo in giro
«ci stiamo solo un po' divertendo» risi quasi cadendo all'indietro
«hai bisogno di qualcosa?» gli domandò Bill cercando di trattenere le risate e restare serio
«si mi serviva l'adattatore, Tom ha detto che lo avevi tu» ignorò la situazione
«dovrei» alzò una mano tornando in stanza
«io allora vado a letto ti aspetto, notte Georg» gli accarezzai la schiena
«notte Astrid» mi fece l'occhiolino
La porta dopo un po' venne chiusa e sentì l'altro lato del letto appesantirsi.
«forse sotto sotto gli piaccio un pochino» ripensai all'espressione del bassista guardando Bill che rideva sotto i baffi
«dai» lo spintonai
«sai prima ho parlato con Elia»
«me l'hai detto» mormorò con la voce impastata dal sonno e un profumo che si mischiava al tabacco e all'alcool
«mi ha detto della scuola» aprì gli occhi voltandosi verso di me
«mi dispiace davvero tanto»
«ormai è passato» si alzò con la schiena poggiandola contro lo schienale
«posso capirti, ma so che non sarai mai solo» gli afferrai la mano
«tu e i ragazzi siete diventati davvero importanti per me e non è per dire, io vi voglio davvero bene» annuì con la mente annebbiata dal troppo alcool
«anche noi ti vogliamo bene Astrid» osservai la sua espressione stranita
«però so anche che questo è sbagliato» scossi la testa cercando di trattenere le lacrime senza successo
«voi siete famosi, avete successo e ne avrete sempre di più ed io ve lo auguro con tutto il cuore, ma non voglio che tu mi abbandoni» iniziai a piangere
«non anche voi»
Singhiozzai tenendo la testa bassa, mi girava e vedevo tutto appannato. Il ragazzo aveva gli occhi lucidi e il respiro affannato ma nonostante tutto non si tirò indietro e mi fece sprofondare tra le sue braccia.
«per quanto mi riguarda non ti lascerò mai sola» posò un bacio tra i miei capelli
Un fastidioso solletico sul viso mi fece aprire gli occhi, mi tenni la testa che dalla sera precedente continuava a girarmi e solo quando mi voltai il viso di Bill era a pochi centimetri dal mio mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. Alzai la schiena osservando sperduta la stanza per poi sentire anche lui muoversi.
«ciao» mormorò portandosi una mano alla fronte
«ciao» sussurrai sorridendo
«vuoi che ti porti un bicchiere d'acqua?» domandai
«sta tranquilla grazie, voglio solo fare colazione, tu non hai fame?» annuì leggermente
«questa dove te la metto?» feci per togliermi la sua maglietta ma mi fermò passandomi anche il suo jeans che indossai con sotto i tacchi di ieri sera
«cavolo stai bene» osservò il mio corpo iniziando a giocherellare con il tongue, il piercing alla lingua
«ha fatto male?» mi avvicinai osservando il gioiello, i suoi occhi erano puntati sui miei
«affatto» sussurrò
«vorrei farlo anch'io» sussurrai di rimando notando come la distanza tra noi stesse diminuendo man mano
«ragazzi sveglia»
Tom aprì bruscamente la porta facendoci allontanare di scatto. Notai la sua espressione maliziosa e non riuscì a trattenermi dalle risate, li superai e seguì gli altri due verso il bar. Quando uscimmo dall'edificio centinaia di fotografi erano già pronti ad immortalare ogni momento, soffermandosi sui vestiti, il trucco, il modo in cui ognuno si guardava. Tutto.
Solo quando misi piede in casa riuscì a tirare un sospiro di sollievo, afferrai il cellulare che in questi giorni era stato completamente inutilizzato e sgranai gli occhi quando notai le migliaia di notifiche. Articoli e foto che si chiedevano chi fossi, il perché io e Bill eravamo mano nella mano e perché usciti da quell'hotel indossavo gli stessi vestiti della sera prima di Bill.

"spero non stia con Tom"
"sembra una modella"
"perché una del genere si trova lì con loro e io no?"
"vorrei essere lei"
"sarà mica la sorella di Georg? sono identici"
"io già credo di amarla"
"cosa c'entra lei con loro?"
"Bill è caduto in basso"
"ma da quando Georg ha una sorella?"
"ma quella viene nella mia scuola"

Arricciai il naso leggendo solo alcuni dei commenti sotto i post, uscì dalla pagina per scrollare la home e di sfuggita lessi la notizia che più attendevo.
I Linkin Park organizzavano un concerto in America.
Saltavo dalla gioia nel mentre mi vestivo e truccavo velocemente. Arrivai fin sotto casa dei gemelli e ad aprirmi fu Gustav con le bacchette in mano, aprì la porta del loro studio e annunciai la notizia.
«ragazzi non possiamo più vederci» tutti si voltarono verso di me con sguardo perso non capendo cosa stessi dicendo
«da domani lavorerò tutti i giorni per tutte le ore necessarie» sorrisi come una bambina
«per?» domandò Tom curioso
«la mia band preferita» chiusi gli occhi emozionata ma li riaprì subito dopo aver percepito tutti i loro sguardi addosso
«la mia band preferita americana» puntualizzai ridendo per le loro espressioni
«sta organizzando un concerto e io devo andarci» asserì sedendomi sul grande divano
«e chi sarebbero?» domandò Georg avvicinandosi curioso
«i Linkin Park» saltai di gioia
«e come pensi di pagare il viaggio? chi ti accompagna?» parlò Tom infrangendo tutti i miei sogni in un istante
«in un modo o nell'altro facendo più lavori i soldi si trovano e poi non ho bisogno di qualcuno che mi accompagni, sono maggiorenne» parlai duramente incrociando le braccia facendo ridere Tom e Gustav che iniziarono a prendermi in giro
Notai Bill alzare le sopracciglia in disaccordo.
«cosa c'è Bill? non sei d'accordo?» lo presi in giro voltandomi verso di lui
«non ti lascerei mai andare in America da sola e per quando riguarda il biglietto consideralo un regalo per la tua compagnia»
«smettila di scherzare» mi avvicinai a lui osservando il suo sguardo essere serio
«non sto scherzando» mi guardò
«ma zitto, vado a trovarmi un lavoro ci vediamo»
Li salutai andando verso il centro di Berlino
entrando in questo pub osservando come fosse tutto dannatamente elegante e pulito, feci per avvicinarmi alla cassa quando mi sentì chiamare.
«salve, ciao Elia come sta?» sorrisi avvicinandomi all'uomo e alla donna seduti a tavolino
«io sto bene tu piuttosto cosa ci fai qui?» aprì la bocca ma la voce della donna mi interruppe
«è lei?» sussurrò avvicinandosi all'uomo con un sorriso in volto
«si è lei» ricambiò guardandomi
«Astrid prego siediti, lei è Pamela Schneider, direttrice di una prestigiosa agenzia di moda» feci come disse annuendo a cosa dicesse l'uomo
«è un onore conoscerla» le sorrisi
«sarò schietta con te» mi osservò con occhio critico, diedi una veloce occhiata ad Elia che alzò le sopracciglia e tornai a guardare la donna
«credo tu abbia potenziale, quando ti ho vista in televisione mi è scattata la scintilla ed ho subito chiamato Elia per sapere di te ed infatti oggi ti avrebbe chiesto di incontrami, ma le casualità della vita sono infinite» rise aprendo le braccia
«la ringrazio molto, ma è sicura di quello che dice?» risi anch'io
«pensi non sia in grado di riconoscere una star?»
«assolutamente» mossi la testa in disapprovo con quello che avevo detto due secondi prima
«bene, domani mattina alle nove ti voglio sul set»
Mostrò la sua fila di denti perfetti per poi alzarsi e salutare con un bacio alla guancia me e l'uomo.
«ma che è successo?» dissi in piedi continuando ad osservare la porta da dove era uscita la donna
«è questo il potere di conoscere persone famose» mi posò una mano sulla spalla
Si offrì di accompagnarmi in studio dove lo attendevano i quattro pronti a provare, entrai dalla porta con un sorriso a trentadue denti mentre i ragazzi si domandavano cosa ci facessi lì.
«domani alle nove ho un provino» sospirai
«per fare la cameriera?» mi prese in giro a Tom ricevendo una botta in testa da Gustav 
«per fare la modella» esultai anche se ancora stranita da quel che stava succedendo
«davvero?» domandò Bill e io annuì
«ha detto che è impazzita quando mi ha visto in televisione e ha chiamato Elia per sapere chi fossi» mi voltai verso l'uomo in giacca e cravatta
«e devo solo ringraziare voi» mi avvicinai ai quattro abbracciandoli
«per farti diventare famosa?» continuò con le battute Tom
«no, per poter avere i soldi ed andare al concerto»
Sentì Bill ridere.
«sei così pura» mi baciò la testa accarezzandomi i capelli

Black cat | bill kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora