nine

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La mattina successiva in studio arrivai in perfetto orario, salutai tutti e mi ritrovai davanti una decina di ragazzi e ragazze.
«salve» annunciai osservandoli tutti uno ad uno  
«Astrid voglio presentarti i tuoi colleghi, loro ti accompagneranno e ti guideranno per questa sfilata, sono tutti esperti del settore e voglio che tu li conosca affinché possa imparare sempre di più» parlò Pamela che subito mi spinse verso di loro
«tu sei la ragazza di Bill Kaulitz giusto?» il primo ad avvicinarsi fu un ragazzo molto più alto di me e con un sorriso stampato in volto, muscoloso e apparentemente simpatico
«non sono la sua ragazza» scossi la testa ridendo ma ripensando alla sera precedente
«ah no? beh allora meglio per me, non ci resterà mica male se ci provo?» feci un mezzo sorriso cercando di andarmene da quella imbarazzante situazione
«quindi sarai la modella che darà inizio alla sfilata» si poggiò al muretto dietro di lui fermandomi dall'andarmene dopo avergli rivolto un sorriso
«a quanto pare» esclamai continuando a sorridere
«Pamela ha fatto bene a sceglierti, tra tutte qui sei tu la più bella» mormorò sporgendosi verso di me
«oh questo lo so» sussurrai anch'io cercando di metterlo a disagio per far sì che smettesse di parlare
Iniziammo a sfilare e questa era la prima volta che salivo su una vera passerella da quando Pamela mi aveva assunto. Più mi guardavo intorno e più mi rendevo conto che lì in mezzo ero l'unica che non centrava nulla, eppure qualcosa mi spingeva ad andare avanti e non mollare. Osservavo qualsiasi loro mossa, il come si muovevano e quale piede mettere avanti. Potevo farcela.
«esatto così, finalmente» urlò Pamela
«ci siamo riusciti» applaudì sfinita rivolgendosi verso Emma che sorrise anche lei felice
Entrai in camerino e la rossa era già li.
«mio dio Emma» sospirai sedendomi sfinita e con i piedi doloranti
«spero di non fare nessuna cazzata» mi portai una mano alla fronte
«continuo a pensare che Pamela si sia sbagliata, lì sono tutti perfetti» scossi la testa osservando il mio riflesso nel grande specchio
«tu devi stare tranquilla, Pamela sa ciò che fa e se ha scelto te ci sarà un motivo, non farebbe mai mosse azzardare se non ne fosse estremamente sicura» mi posò le mani sulle spalle massaggiandole
«Emma, quel tipo con cui stavo parlando chi è?» fece un sorriso malizioso e la vidi pensare
«Christoffer Dahl»
«un supermodello norvegese, Pamela ha lottato con le unghie per averlo alla sua sfilata» annuì mentre mi scioglieva amorevolmente i capelli
«e che tipo è?»
«cos'è? ti interessa?» rise leggermente alzando le sopracciglia
«assolutamente no, non è il mio tipo e poi già ho visto come le altre mi guardavano quando era vicino a me» scossi la testa mentre i miei pensieri si soffermavano su Bill
«sono tutte delle ragazze molto belle, ma si sa la bellezza non compensa l'intelligenza e poi penso tu gli piaccia» sussurrò pettinandomi i lunghi capelli facendomi ridere
«ci vediamo domani, un bacio Astrid» mi salutò la ragazza
Uscì dallo studio incamminandomi verso la strada principale che portava alla casa discografica, sentì una macchina camminare di fianco a me e uno sguardo fisso addosso.
«ehi» mi voltai ricambiando il suo saluto
«vuoi un passaggio?»
Entrai in macchina e dopo qualche secondo il cellulare mi squillò.

"Bill"
"Astrid dove sei? ho abbiamo staccato più tardi e ora siamo in pausa, sto venendo a prenderti"
"tranquillo sto arrivando, un amico mi ha dato un passaggio"
"perfetto"

Attaccò senza neanche salutare.
«quello che non è il tuo fidanzato?» rise alternando lo sguardo da me alla strada facendomi annuire
«non mi sono nemmeno presentato, io sono Christoffer ma puoi chiamami Chris» mi osservò con sguardo languido
«Astrid» lo guardai sottecchi tornando ad osservare la strada
«una domanda» annuì
«ma quanti anni hai? hai un età compresa tra i diciotto e i trenta» cercai di contenere le risate, fallendo miseramente
«lo prendo come un complimento e ne ho venticinque»
Quando svoltammo la curva notai Bill attendere sul ciglio della strada mentre fumava una sigaretta, lo osservai e notai il come si guardasse nervosamente attorno. La macchina si fermò un po' più avanti a lui e solo dopo si accorse che fossi io, si avvicinò allo sportello aprendolo per farmi scendere.
«grazie mille» feci un mezzo sorriso osservando la sua espressione nel mentre era intento a guardare Bill che non diceva una parola
«di nulla, se hai bisogno ci sono» annuì facendomi l'occhiolino, lo salutai mentre osservavo la sua macchina svanire nel traffico di Berlino
«e chi è il tuo nuovo amico?» domandò di punto in bianco quando entrammo nella struttura
«uno dei modelli» risposi semplicemente osservandolo camminare nel lungo corridoio che ci avrebbe condotto all'ascensore
«e perché ti guardava in quel modo?» domandò e quasi riuscì a percepire il suo nervosismo
«quale modo?» chiesi di rimando facendo la finta tonta
«nello stesso modo in cui ti guardo io» sussurrò e il mio cuore perse un battito non aspettandomi una risposta del genere
«al contrario i suoi però sono pieni di malizia» mi afferrò il mento avvicinando il mio volto al suo e proprio quando le nostre labbra stavano per toccarsi ancora l'ascensore si aprì facendoci staccare immediatamente
Mi osservò con un ghigno in volto e poi uscì dall'ascensore con me al seguito.
«ciao a tutti» sbracciai salutando i ragazzi e la troupe che ricambiarono il saluto con altrettanta enfasi
I ragazzi andarono avanti per un'ora circa e nel mentre io li osservavo muoversi animatamente nonostante la stanchezza. Ascoltavo Bill cantare con un sorriso in volto, ogni suo movimento, ogni sua espressione gli donava quello charme che in pochi possedevano. I suoi respiri dopo ogni parola mi mandavano in estasi, notò che il mio sguardo fosse su di lui e con un sorriso mi fece l'occhiolino. Era ormai notte tarda quando tornammo a casa, l'una inoltrata, scendemmo dall'auto in silenzio e ognuno di noi si avviò nella sua stanza, non so quanto tempo passò ma non riuscivo a dormire e la mia mente vagava sull'andare o il non andare. Decisa mi avvivai verso il lungo corridoio afferrando la maniglia della porta di uno dei Kaulitz, la chiusi silenziosamente alle mie spalle e osservai il suo volto esser illuminato solo dalla fioca luce della luna.
«Bill» gli toccai la spalla
«Bill» ripetei e lo sentì mugugnare qualcosa, aprì gli occhi ma li richiuse quando notò che fossi io
«cosa?» domandò con la voce impastata dal sonno
«non riesco a dormire» sussurrai poggiando il mento sul materasso
«chiudi gli occhi»
«bene allora vado» aggrottai le sopracciglia alzandomi dalla mia posizione
Mi sentì afferrare il polso e con forza venni spinta sul suo letto, alzai gli occhi al cielo cercando di non sorridere sotto il suo sguardo.
«tu non eri quella da "odio i pigiami"?» domandò con occhi socchiusi 
«certo ma con quattro maschi in casa non posso starmene in intimo» mi voltai nella sua direzione iniziando ad accarezzargli la mano che mi cingeva il fianco
«a me non dispiacerebbe» lo sentì esclamare
«se è per questo neanche a Georg» risi ricordando la sua espressione nel vedermi mezza nuda nella stanza d'hotel
«se è per questo Georg non può tenerti nel suo letto» mi strinse ancora di più a sè e le sue mani gelate mi provocarono miliardi di brividi lungo la schiena
«questo non può dirtelo nessuno»
Sogghignai e nonostante il sonno notai un sorriso divertito anche da parte sua.
«ti piace così tanto provocare?» mormorò stanco
«eccome» mi avvicinai al suo viso
«allora riposa, così domani avrai le forze per provocare Tom»
Risi ingenuamente lasciando che le sue dita accarezzassero i mie capelli e che la sua mano sinistra mi tenesse stretta contro il suo corpo.
«buongiorno» sussurrò al mio orecchio il moro quando notò i miei occhi aprirsi
«giorno» mi voltai sprofondando con la testa nel suo petto
«è meglio che vai prima che si sveglino tutti» mi accarezzò una guancia e io annuì
Mi stiracchiai e contro voglia andai in camera mia, feci attenzione a chiudere delicatamente la porta ma tutto fallì quando mi ritrovai la figura di Gustav davanti. Portai l'indice alle labbra intimandogli di non dirlo a nessuno, annuì e lo superai non prima di avergli posato un bacio sulla guancia. Quando si fece ora di andare a lavoro salimmo tutti e cinque in macchina e ci avviammo allo studio.
«ancora quel tipo?» mormorò Bill
«ci lavoro insieme ti ricordo» alzai gli occhi al cielo posando un bacio sulla guancia a tutti quanti
«sembra che ci provi con te» sussurrò di rimando e sentì Georg obbiettare
«non ci prova mica con me è solo troppo, estroverso» scesi dalla vettura osservandoli oltre il finestrino
«ehi bellezza» urlò sbracciando
«certo è estroverso» alzò un sopracciglio accendendosi una sigaretta
«Bill non essere geloso» lo derise Tom al suo fianco
Risi leggermente osservando l'altro gemello trattenere le risate nel mente gli altri due se la ridevano sotto il naso. Li salutai una seconda volta e mi avviai verso l'entrata sentendo ancora i loro sguardi addosso, Chris mi venne incontro posando un braccio sulle mie spalle abbassandosi alla mia altezza per parlarmi. Mi voltai verso l'auto notando l'espressione dura di Bill e ghignai leggermente cingendo la mia mano al fianco del ragazzone.

Black cat | bill kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora