five

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«Astrid sai perché i gemelli non sono venuti?» domandò il professore incuriosito
«no prof»
Era passato più di un mese dall'accaduto ed era tutto tornato alla normalità, almeno fino ad adesso. La sera precedente avevo ricevuto messaggi e videochiamate di loro mentre si divertivano e cantavano nel mentre io ero fissa con la testa sui libri, avevano fatto molto tardi e stamattina ancora non avevo ricevuto loro notizie. Quando rientrai a casa sentì una presenza e dalla cucina riuscì a scorgere fuori la porta le figure dei quattro aspettarmi stanchi e affamati.
«buongiorno» osservai i loro visi pallidi e scavati
«buongiorno» ripeterono all'unisono
Entrarono in casa e li feci accomodare tutti sul divano, preparai qualcosa di fresco e veloce da fargli mangiare e mi sedetti difronte a loro osservandoli divertita.
«allora com'è andata?» li osservai curiosa
«bene, siamo solo molto stanchi» sbadigliò Gustav che contagiò anche Tom  
«questa sera abbiamo la premier del nostro nuovo album» sussurrò Bill
«ma è fantastico, non siete felici?» unì le mani in segno di gioia
«volevamo invitarti» continuò ignorando la mia domanda a causa del sonno
«no non se ne parla» sussurrai in un misto di sorpresa e imbarazzo
Bill alzò la schiena osservandomi con quei fantastici occhi marroni contornati da evidenti venature rosse, afferrò la mia mano quasi pregandomi.
«ti prego, ci teniamo, sei stata tutti i giorni a provare con noi da quando ci conosciamo» parlò Tom voltandosi verso gli altri che lo appoggiarono
«non potresti far altro che renderci felici, vogliamo ringraziarti anche noi»
«Bill no dai» sussurrai osservando lui e i suoi amici
«è il vostro momento, vi farei sfigurare e»
«ma scherzi?» mi interruppe Georg avvicinandosi al mio viso
«l'unica cosa che potresti fare è far innamorare tutti quanti, compreso me» mi sorrise afferrandomi le mani
Boccheggiai non sapendo cosa dire, adoravo Georg e il suo modo di fare ma a certe dichiarazioni non si sa mai cosa rispondere.
«lo prendo come un complimento» risi guardando prima lui poi gli altri
«certo che lo è» mi fece un occhiolino e sentì esser staccata dalla sua presa
«bene andiamo a vedere cosa puoi indossare» si alzò Bill trascinandomi velocemente per le scale
«non ho molti vestiti adatti per l'occasione» osservai l'armadio
«che ne dici?» gli mostrai un vestito lungo e stretto, aveva uno spacco laterale ed era nero con una profonda scollatura a v e la schiena scoperta
«credo ti stia un incanto» sorrise
I ragazzi se n'erano andati e io riuscì a prepararmi in tranquillità, verso le otto una limousine si fermò lungo il vialetto di casa mia, i vicini si affacciarono scattando delle foto non essendo abituati a tutto questo denaro e neanch'io. L'auto ci scortò fuori un enorme struttura con centinaia di paparazzi che attendevano solo che i Tokio Hotel passassero sul tappeto rosso.
«Bill» lo bloccai dall'alzarsi
«sei sicuro mi vogliate con voi?» scossi la testa, ero molto nervosa
«non credevo fossi una vigliacca» sbarrai gli occhi nel vederlo ridere
«non sono una vigliacca» gli tirai un leggero pugno al petto che fece ridere tutti
«tu sta vicino a me»
Sussurrò al mio orecchio, dei brividi percorsero il mio corpo nel mentre lo osservavo sistemarmi una ciocca di capelli e tutti i rumori esterni, attutiti dalla portiera chiusa, si fecero più forti. Bill scese dall'auto con un sorriso stampato sul volto, tutti lo acclamavano, tutti lo applaudivano.
«Bill»
«ciao Bill»
Il suo nome veniva ripetuto in continuazione dalla folla che attendeva solo lui, salutò per l'ultima volta prima di porgermi la mano e farmi uscire dal veicolo, anche quando tutti gli altri uscirono l'attenzione era continuamente concentrata su me e Bill e sulla nostre mani unite.
«Bill è la tua ragazza?»
«state insieme?»
«qual è il tuo nome?»
Centinaia di giornalisti, fotografi e capi di grandi aziende si trovavano a pochi passi da noi, vidi i ragazzi posare e Georg mi prese per un fianco avvicinandomi al suo petto per scattare la fato. Quando la calca aumentò ero quasi tentata ad andarmene, sentì chiamare il mio nome a gran voce e mi avvicinai a Bill che aveva una telecamera puntata al viso e un microfono alla bocca.
«ehi» salutai Bill e la donna che subito puntò il microfono verso il mio viso
«qual è il tuo nome?» domandò bruscamente osservandomi
«Astrid» sussurrai guardando verso Bill che ricambiava con un sorriso
«come ci se finita qui?» domandò permettendo al cameraman di riprendermi interamente
«ho conosciuto i ragazzi un po' di tempo fa a scuola» annuì non sapendo bene cosa dire
«immagino sia la tua prima volta su un tappeto rosso, quali sono le tue emozioni? non ti sentì in imbarazzo o inferiore guardando tutte le celebrità che ci sono?»
«no non mi sento inferiore, forse un po' in imbarazzo ma non credo inferiore sia il termine giusto anche perché prima anche loro erano dei ragazzi "normali" come me» risi nervosamente per la piega che stava prendendo questa conversazione
«e poi Bill e i ragazzi hanno insistito molto per farmi venire» osservai il moro
«è vero l'abbiamo pregata» mi strinse un braccio intorno al fianco accarezzandolo per tranquillizzarmi
«si ma insomma non è il posto adatto a te» continuò
Corrugai le sopracciglia non sapendo cosa dire, cercai di mantenere la calma e con un sorriso mi allontanai lasciando che la conversazione con Bill e la giornalista continuasse.
«Astrid» a parlare fu Georg che fece per afferrarmi la mano
«dove vai?» si piazzò davanti a me
«prendo una boccata d'aria, troppa gente» sorrisi
Mentre me ne andavo sentivo gli occhi e le telecamere addosso. Uscì dal retro quasi con il fiatone ed incontrai il loro manager, accesi una sigaretta nel mentre notai che si stesse avvicinando a me.
«troppo pressata?» domandò con un sorriso dolce in volto
«non so come i ragazzi resistano, ma non è affatto facile» scossi la testa ricordando tutti quegli occhi che mi scrutavano e che mi giudicavano
«devono sopravvivere»
«o tutti i sacrifici verranno gettati all'aria, soprattutto per Bill» mi voltai verso di lui curiosa di sapere cosa intendesse dire
«Bill ha sofferto di bullismo» disse quasi come se fosse una domanda cercando di capire se ne sapessi qualcosa o no
«lo deridevano per il suo aspetto e per ciò che faceva, a tutti e quattro quei poveri ragazzi stava per succedere qualcosa di brutto se solo non ci fossero stati l'uno per l'altro» guardò la luna con occhi tristi
«l'uno sono l'ancora dell'altro» ammise
Adoravo quei quattro, il loro legame, il modo in cui riuscivano a capirsi anche con un solo sguardo.
«i ragazzini sanno essere crudeli delle volte»  annuì con lo sguardo completamente perso nel buio
«l'invidia genera troppo odio soprattutto nel loro caso, ammiro i ragazzi così tanto»
«li conosco da qualche mese ormai eppure posso dire di non aver mai ricevuto un amore come il loro, prestano attenzione a ciò che faccio, a ciò che dico, si preoccupano se mi vedono giù» sorrisi 
«stanno colmando quel vuoto d'affetto che non è mai stato riempito» sentì la sua grande e calda mano posarsi sulla mia spalla
«avevo tre anni quando mia madre mi lasciò sola, non avevo mai conosciuto mio padre e ad accudirmi era una dolce vecchietta che abitava nella casa di fianco la mia» risi ripensando alla vecchia signora Rose
«all'età di dieci anni morì e fino ad adesso sono stata io a tirarmi su, dandomi la forza e il coraggio di affrontare tutto eppure in quel periodo non sono riuscita ad aver bene gli occhi aperti»
La sua immagine iniziò a ripetersi nella mia mente, i suoi occhi azzurri e i suoi capelli neri come la pece, le sue mani strette al mio collo e le sue urla capaci di perforarti i timpani.
«mi scusi» sussurrai rendendomi conto di cosa stavo dicendo
«non scusarti tutti hanno una storia da raccontare e parlarne non fa mai male» mi sorrise gentilmente
«tra poco i ragazzi finiranno, è tardi, ci dirigiamo in hotel?» mi domandò dopo aver osservato l'orologio da polso
Allo scattare delle ore due e sette minuti i ragazzi varcarono l'entrata del grand hotel stanchi. Sorrisi e mi alzai andando verso di loro per abbracciarli.
«a cosa dobbiamo tutto questo affetto?» rise Gustav facendo ridere anche Tom
«sono solo fiera di voi»
«a me non dispiace affatto» mi abbracciò più forte Georg facendomi ridere
«su andiamo» lo tirò Tom per la maglietta  seguiti a ruota da Gustav
«io vi lascio» salutò il manager che solo dopo scoprì si chiamasse Elia
«buonanotte» salutammo io e il ragazzo all'unisono
«tu che fai? vai a dormire?» domandò quasi imbarazzato
«vorrei, ma Elia ho prenotato solo quattro camere e prima l'ho beccato a discutere con il receptionist ma non ci sono più camere disponibili, chiamerò un taxi per farmi portare a casa» osservai l'orologio che man mano segnava sempre più tarda notte
«puoi venire in stanza con me»
Mi voltai verso di lui all'udire di quella frase, i suoi guardarono qualsiasi cosa che non fossi io cercando poi di difendersi
«obv io dormo sul divano e tu sul letto, non vorrei mai farti sentire in imbarazzo» parlò velocemente formando un dolce sorriso in volto
«Bill stavo scherzando, va benissimo» scoppiai a ridere notando la sua espressione

Black cat | bill kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora