eighteen

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Parigi era un lusso, la vera città della moda. Lì tutti sembravano esser usciti da un film. Scattai una foto e la inviai sul gruppo che condividevo con i ragazzi. Non ci mettemmo molto per arrivare allo spiazzale in cui si sarebbe svolta la sfilata e mai avevo visto un percorso così, nessuno era a conoscenza dei vestiti eppure da Pamela e il signor Riedel mi aspettavo grandi cose.
«come ti senti?» domandò Emma
«ho un po' d'ansia lo ammetto» risi nervosamente osservando le mie altre colleghe camminare sulla passerella con fare disinvolto
«Pamela confida pienamente in te e anch'io» mi posò una mano sulla spalla
«e soprattutto i ragazzi, sono così fieri di te» mi fece sorridere
«già mi mancano» risi pensando a
loro agitati sul palco
«sarei voltata essere lì»
La conversazione venne bloccata dal manager  di scena che mi obbligò a salire in passerella. Passarono infinite ore, i piedi erano doloranti e rossi per le troppe volte che avevano fatto lo stesso percorso. Si fece buio e venimmo trascinati ognuno nel proprio camerino. Anthony e Emma erano sempre al mio fianco eppure il pensiero di non averli lì fuori ad aspettarmi mi torturava. Neanche il tempo di pensare a lui che mi arrivò una videochiamata.

"ehi" sorrisi
"ciao, sei bellissima" sorrise timidamente osservando il trucco anche se ancora incompleto
"come va?" chiesi poggiando il
cellulare davanti a me permettendo ai truccatori e i parrucchieri di fare il proprio lavoro senza interruzioni
"stiamo per iniziare"
"tu sta tranquillo okay? io anche da qui farò il tifo per te" osservai i suoi occhi contornati da un pesante strato di ombretto nero mentre i suoi capelli erano più morbidi e lasciati cadere sulle spalle
"stai davvero bene e mi raccomando spacca tutto"
"anche tu"
"va bene , io devo andare, salutami i ragazzi" i tre in questione apparvero da dietro le sue spalle con un sorriso
"vi voglio bene" inviai un bacio volante a tutti che ricambiarono, gli diedi un ultimo sguardo prima che la chiamata venisse interrotta

«qui qualcuno è cotta» mi riprese Anthony ammiccando verso Emma
«ma che» ridi imbarazzata contraddicendoti da sola
Il momento di sfilare arrivò, faceva freddo e il fatto che dovessimo sfilare per una collezione di intimo non aiutava. La musica partì, feci un respiro profondo e inizia a camminare. Gli occhi erano tutti puntati su di me ma nella mia mente continuava a passarmi la sua figura. In un secondo la sfilata finì e i paparazzi non facevano altro che scattare foto a tutti noi, anche alla cena persone di ogni dove si avvicinavano a me e agli altri per congratularsi. La mia fama aumentava, il mio nome e la mia immagine diventavano sempre più conosciute. Era passata una settimana dal primo giorno del tour e ne mancava ancora una, la destinazione adesso è Oslo.
«che giorno è oggi?» domandai ad Emma
«martedì» sbuffai
«sono giorni che non sento i ragazzi, i cellulari o sono spenti o non so» scossi la testa osservandola annoiata
«saranno stanchi e dobbiamo tener conto anche del fuso orario, ora non sono a New York?» annuì
«noi siamo sei ore avanti» rise ed io sprofondai nel sediolino dell'aereo
«un altro po'» mi toccò la gamba in segno d'incoraggiamento
Quando atterrammo la prima cosa che feci fu  entrare nella stanza d'hotel, erano le tre del pomeriggio e mi sdraiai sul letto afferrando il cellulare per rispondere ai messaggi di Kyra. Feci per alzarmi ma lo squillo del telefono mi fece stendere nuovamente.

"ehi"
"ciao, buongiorno"
"come sta andando?"
"bene, scusa se non mi sono fatto sentire in questi giorni ma sono sempre stanco"
"tranquillo lo vedo, stai andando alla grande sono così fiera di te Bill"
"anche tu, sei una meraviglia, non vedo l'ora di rivederti"
"mi manchi tanto"
"mi stanno chiamando, ci sentiamo presto e mi manchi tanto anche tu"

La telefonata terminò e sentire la sua voce, anche se per poco, mi aveva rincuorato.
«Astrid» la voce di Emma da dietro la porta mi fece alzare la schiena e subito afferrai la giacca in pelle uscendo dalla suite di lusso
«eccoti qui» Emma mi afferrò le
spalle e mi incitò ad aumentare il passo
«riesco a sentire la vera linfa della giovinezza» un uomo di mezza età si avvicinò a me scrutandomi con attenzione
«lui è Nick Knight un famoso fotografo britannico lavorerà con noi per questa sfilata e ha in mente tanti progetti per te e Dimitri» solo quando Emma pronunciò il suo nome mi accorsi del ragazzo a pochi metri da me, sorrisi e tornai a puntare gli occhi sull'uomo
«è un onore poter lavorare con una tale bellezza, ho sentito tanto parlare di te ed ero affascinato a tal punto da raggiungerti» mi strinse la mano ed io non potevo credede ai miei occhi
«signor Knight sono onorata, davvero» non riuscì ad esprimere nient'altro
«e tu Dimitri come stai?» abbracciò il biondo che con un sorriso ricambiò l'affetto
«molto bene Nick»
«perfetto iniziamo»
Terminammo lo shooting a sera inoltrata, avevano tutti già cenato così Dimitri si offrì di portarmi in un ristorante e offrirmi la cena, accettai senza sapere le conseguenze di quella mia azione. Ancora con i vestiti di scena entrammo nell'auto dell'azienda e ci fermammo davanti a quella che sembrava l'entrata di un teatro.
«cazzo» sussurrai quando osservai il suo interno pieno di cristalli, tavole di lusso e persone dall'aria aristocratica
«ti piace?» si avvicinò al mio orecchio
«si, davvero molto bello» feci un mezzo sorriso allontanandomi da lui di qualche passo
Durante la serata era palese il come Dimitri mi lanciasse sguardi o frecciatine ambigue, di come non ne aveva mai fatte.
«tutto bene?» la sua voce mi risvegliò dai pensieri, sorrisi e mi misi dritta con la schiena
«sono solo preoccupata per i ragazzi, non li sento da un po'» afferrai il calice di vino sorseggiandone un po
«sta tranquilla» afferrò la mia mano nella sua e osservandola la staccai lentamente dalla mia
«Dimitri cosa vuoi?» continuai a bere osservando i suoi occhi scrutarmi curiosi e divertiti
«cosa voglio? nulla» rise leggermente
Annuí e in silenzio continuammo a mangiare, quando uscimmo dal locale era mezzanotte inoltrata, feci per accendermi una sigaretta ma percepì la sua presenza alle mie spalle. Quando mi voltai le sue labbra si posarono sulle mie e le mani sulle mie guance per tenermi ferma.
«ma che cazzo fai?» gli tirai uno schiaffo in pieno viso
«ma cosa ti passa per la testa? sei pazzo?» urlai spintonandolo lontano da me
«non permetterti mai più Dimitri» continuai e feci segno a un taxi che passava di fermarsi
Arrivata in hotel c'erano Anthony ed Emma su un divanetto, mi avvicinai a loro e trattenni le lacrime.
«allora com'è andata? cos'hai mangiato?» chiese il ragazzo osservandomi curioso
«niente» sussurrai accendendo la sigaretta che non ero riuscita a fumare prima
«che succede Astrid?» si avvicinò la rossa
«succede che Dimitri mi ha baciato» ammisi schifata
«mi sento uno schifo» mi portai le mani alla testa
«gli hai tirato uno schiaffo?» domandò Anthony, annuì in modo ovvio
«allora non hai niente di cui preoccuparti, Bill ti ama» rise e contagiò anche noi due
La mattina seguente mi svegliai con una strana sensazione, non ci diedi molto peso e diedi la colpa al pesce della notte scorsa. Mi vestì e quando scesi per andare a fare colazione gli occhi di tutti erano su di me, aggrottai le sopracciglia e mi sedetti al tavolo con i miei due amici.
«che hanno tutti stamattina?» sorseggiai il caffè
I due si guardavano tra loro senza dire nulla e Anthony mi allungò il suo cellulare per mostrarmi qualcosa. Forse diventai bianca, rossa, blu, non lo so ma sentivo un vuoto allo stomaco. Le foto scattate da Nick Knight che ritraevano me e il biondo in atteggiamenti intimi come baci sul collo e mani al petto, scattate in maniera professionale, venivano comparate a noi due la sera scorsa che ci baciavamo. La mia mente passò subito a Bill, di certo già gli era arrivato, non avrei potuto far nulla se non provare a chiamarlo.

"il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile"

«cazzo» ringhiai accendendo una terza sigaretta per poi provare a chiamare Tom che squillava

"cosa vuoi?"
"Tom ho bisogno di parlare con Bill"
"lascia stare Astrid"
"Tom ti prego, è importante, ma almeno tu puoi credermi? sai che non l'avrei mai fatto"
"ti conviene lasciar stare"

Black cat | bill kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora