thirty

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«ultimo giorno» sussurrò Georg sdraiandosi sul mio letto a pancia in giù
Io e Bill non dormivamo più insieme, a stento mi parlava. Quando rientrai in stanza quella sera le sue cose non c'erano più, Tom diceva che si era trasferito nella stanza degli ospiti.
«è stata una bella vacanza, tutto sommato» feci un mezzo sorriso attirando l'attenzione del moro
«vedrai che si risolverà tutto» disse voltandosi verso di me
«Bill è innamorato» continuò e lo osservai giocando con il piercing al labbro
«inizio a dubitarne» abbassai lo sguardo sospirando
«ma per piacere, sai anche tu che è così come lo sa anche lui, solo è troppo orgoglioso per ammetterlo» si alzò con la schiena parlando in modo serio
«sai che ti sta allontanando solo per non farti soffrire per la lontananza» sussurrò cercando di convincermi
«però sto soffrendo anche adesso» mormorai, mi afferrò le mani e gli sorrisi dolcemente
«quando torneremo a casa sarà diverso, te lo prometto» mi abbracciò e vidi Bill passare in corridoio gettando un veloce sguardo all'interno della stanza
Dopo un po' tutti ci preparammo per goderci la nostra ultima volta in spiaggia prima di tornare all'irrefrenabile vita giornaliera di Berlino. Il sole era alto e cocente, posai la mia borsa sul lettino e osservai i quattro dirigersi subito verso l'acqua. Mi fermai sul bagnasciuga osservandoli nuotare tranquilli, da lontano intravidi dei paparazzi scattare delle foto e con nonchalance li salutai sapendo che quella foto presto me le sarei ritrovata ovunque.
«Astrid vieni» urlò Gustav in lontananza
«arrivo» mi gettai in acqua nuotando agilmente verso di loro
«ehi» sussurrai quando me lo trovai davanti
«ciao» osservò il mio volto, feci per parlare ma Tom lo richiamò e nuotò verso di lui
Restai in acqua per non so quanto tempo, la sensazione del sole battere contro la mia pelle bagnata mi faceva sentire in un altro pianeta. Quando uscì dall'acqua i paparazzi erano ancora lì cercando di scattare la foto perfetta che avrebbe fatto da copertina alle riviste ma stavolta li ignorai arrivando al mio lettino, mi sdraiai e chiusi gli occhi stanca. Non riuscivo a smettere di pensare ai suoi occhi colmi di rabbia e delusione, alle sue labbra muoversi velocemente e stavolta non per baciarmi ma per creare quelle parole che tanto mi avevano ferito. Sentì delle urla stridule e alzai la testa per vedere cosa stesse succedendo, lo vidi abbracciare due ragazzine per poi posare per una fotografia. Le due lo ringraziarono e con passo felpato si avvicinò ai nostri lettini, feci finta di nulla e guardai altrove ma sentivo il suo sguardo bruciare la mia pelle. Si sedette con il corpo rivolto verso di me e lo sentì sbuffare, quando mi voltai le sue mani gli coprivano il volto.
«stai bene?» domandai titubante di una sua risposta brusca ma non riuscivo a vederlo così
«no» asserì abbassando le mani per guardarmi
«Bill io ho bisogno di parlarti» mi alzai anch'io con la schiena sedendomi faccia a faccia con lui
«e di cosa?» sospirò stufo
«di questa situazione, di noi» sottolineai il noi cercando di vedere nuove emozioni sul suo volto oltre la stanchezza
«non c'è niente di cui parlare Astrid» scosse la testa
«quando torneremo a Berlino ci dimenticheremo di tutto, tu andrai avanti per la tua strada ed io per la mia» scossi la testa contraria ai suoi pensieri
«andare per la propria strada, dimenticare vorrebbe dire far perdere valore a tutto quello che è stato» lo guardai
«è meglio per entrambi, nessuno soffrirà» continuò
«io andrò avanti con la mia musica e tu continuerai a sfilare raggiungendo il tuo sogno, troveremo qualcuno in futuro e saremo felici» percepì il mio cuore iniziare a rallentare
«come puoi dire questo Bill? come puoi credere che tu sia sostituibile?» gli afferrai le mani e alzò lo sguardo su di me non aspettandosi una mossa del genere
«io non voglio dimenticarti» sussurrai con le lacrime agli occhi e i denti stretti
«io lo sto già facendo Astrid»
Il respiro mi mancò e avrei potuto giurare di aver sentito il mio cuore fermarsi di botto, i suoi occhi erano freddi, privi di esitazione o pentimento per ciò che avesse detto. Staccai violentemente le mani dalle sue e mi alzai bruscamente dalla sdraio afferrando le mie cose, non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiai in mezzo a tutte quelle persone.
«Astrid dove vai?» mi chiese Gustav andando verso la direzione da cui scappavo, lo ignorai e continuai a camminare
Quando arrivai in casa qualsiasi cosa mi trovavo davanti si ritrovò sul pavimento, mi sentivo di impazzire. Dopo un pò anche i quattro rientrarono e dalla mia stanza riuscivo a sentire qualcuno sistemare il casino xhe avevo combinato. Piegavo attentamente i miei vestiti fin quando il mio cellulare non iniziò a squillare.

Black cat | bill kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora