6. La nuova camera

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La notte l'ho passata in bianco provando a sistemare lo studio del padre di John B per renderlo adatto ad una bambina di sette anni. Il fatto è che non ho la minima idea di cosa piaccia ad una bambina di sette anni e, soprattutto, non so dove prenderle cose adatte per quell'età.

Dopo aver riposto tutti i documenti di Big John in una scatola e aver spolverato per bene le mensole e i mobili, trasporto dentro il vecchio lettino di John B per sistemarlo in un angolo della camera.

Non sarà il massimo, ma ci si può arrangiare.

~~~

Il campanello suona poco dopo le 2:00 p.m.

In un attimo mi iniziano a tremare e sudare le mani e la gola mi si secca come se non bevessi acqua da mesi.

Ho chiesto ai ragazzi di lasciarmi solo fino a sera, così che potessi entrare in confidenza con lei prima in totale intimità: in fondo è solo una bambina e ritrovarsi in mezzo a quattro quasi adulti sconosciuti potrebbe farla sentire in imbarazzo o – peggio – potrebbe farla piangere.

Esito per qualche istante prima di farmi coraggio, alzarmi dal divano e andare ad aprire.

L'uomo e la donna di qualche giorno fa mi sorridono non appena faccio capolino fuori dalla porta e indugio prima di abbassare lo sguardo verso la creatura più angelica che io avessi mai visto.

"Ciao" dice teneramente.

"Ehi" le dico abbassandomi lentamente e mostrandole un tenue sorriso. In verità me la sto facendo addosso e sento il cuore risalirmi fino in gola. Sono preoccupato di poter vomitare a momenti.

"Tu sei il mio nuovo fratello?" mi domanda.

Prima di rispondere, alzo gli occhi verso gli assistenti sociali che mi infondono coraggio con sguardi caldi.

"Sì, sono il tuo nuovo fratello, Caroline".

"E come ti chiami?".

"Mi chiamo JJ".

Invito tutti ad entrare e ci accomodiamo nel salottino di John B, prontamente tirato a lucido da me durante la mattinata. Il posto è letteralmente irriconoscibile: nessuna lattina di birra in giro, nessun pezzo di pane ammuffito per terra, nessuna cicca di sigaretta sui mobili e nei bicchieri.

I due assistenti mi spiegano per bene l'andamento delle visite, mi fanno firmare i documenti e mi ringraziano, lasciandomi i loro numeri personali qualora avessi avuto bisogno di una mano.

Quando escono dalla porta dello Chateau, un silenzio cala tra le pareti. Mi volto a guardare quella bambina bionda seduta sul divano mentre gioca con l'orlo della sua gonnellina rosa e mi rendo conto di quanto sia assolutamente adorabile ma anche vulnerabile.

In che guaio mi sono cacciato?

I capelli lunghi le ricadono sui lati del viso così rotondo e vellutato e sento crescere dentro di me il panico più totale.

Come ci si prende cura di una bimba? Perché mi sono lasciato convincere a fare questa cosa?

Ok, devo tornare in me.

"Allora, Caroline, ti va di dirmi qualcosa di te?" le chiedo dolcemente avvicinandomi a lei.

"Che cosa significa?" mi chiede inclinando la testa da un lato.

Giusto. Ha sette anni, non è una ragazza con cui progetto di uscire a bere qualcosa.

"Qual è il tuo colore preferito?".

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