18. Occhio per occhio🟡

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Mi convinco che il paradiso esiste ed è solo il luogo dove il mondo diventa, ad un tratto, fermo.

Le nuvole sono tinte di colori caldi, più vividi di quanto credessi che madre natura potesse dipingerli.

La piatta mi aiuta a scorgere i delfini poco avanti rispetto alla nostra posizione che balzano fuori dall'acqua e giocano tra di loro, nascondendosi tra le onde prodotte dal nostro passaggio.

Caroline è crollata verso le 08:15 p.m. sul divanetto nella cabina di pilotaggio e sono tentato di andare di sopra e svegliarla per farle godere questo impagabile momento con me. L'oceano e il tramonto sono in assoluto la combo che mi serve per riacquistare la pace, nonostante il tormento, nonostante la paura; di fronte a quest'immensità non posso che lasciar scivolare via le cose brutte che, esattamente come il giorno, prima o poi finiranno per lasciare spazio a qualcosa di migliore. 

"Si respira aria buona?".

Sarah mi tira via dai miei pensieri appoggiandomi una mano sulla spalla.

"Mh, mh".

"Oh, non sei di molte parole..." dice con un velo di delusione.

"Già...".

Inaspettatamente, mi prende per la mano trasportandomi a poppa, dove tutti i nostri amici sono riuniti sulle poltroncine bianche.

Gli occhi di Kiara, di Pope e di John B si appoggiano sulle nostre mani ancora unite; abbasso lo sguardo chiaramente a disagio, ma non voglio essere scortese, quindi resto comunque immobile.

"Ragazzi, JJ ha bisogno di distrarsi, quindi: Kie vai a prendere il gin in frigo, fatti strada da sola tanto sai dov'è, John B prepara una canna e Pope collega il tuo cellulare ad Alexa e metti una canzone movimentata" ordina Sarah senza batter ciglio.

È davvero una brava ragazza, a dispetto della mia passata opinione su di lei. L'unica cosa che ancora non mi quadra è il suo modo di reagire alla situazione tra Kiara e Rafe: non ho mai più sentito quel nome uscire dalla sua bocca da quella sera, come se fosse stato completamente cancellato dalla sua mente.

"Ti accompagno?" chiedo a Kiara raggiungendola in una leggera corsa.

"Se non sei troppo impegnato con la tua nuova ragazza" fa spallucce continuando il suo percorso.

"Di nuovo? Già ne abbiamo parlato stamattina" la rimprovero dolcemente anche se, in realtà, la nostra entrata mano nella mano non è stata il massimo per fugare i suoi dubbi.

"E infatti riconfermo quanto già detto" si limita a dire facendomi strada nel cucinino della barca.

Apre l'anta del piccolo frigorifero e ne tira fuori due bottiglie di gin e una di acqua tonica.

"Più tipa da gin che da tonica vedo...".

La osservo con un braccio alzato contro il muro subito dietro il frigorifero, così che una volta chiusa l'anta si ritrovasse faccia a faccia con me o, per lo meno, con il mio petto data la leggera differenza di altezza.

"Spostati" ordina seccata.

"No?" chiedo in tono di sfida.

Prova a sorpassarmi avanzando di lato ma le intralcio la strada; qualsiasi direzione lei voglia prendere io sono lì, davanti a lei, impedendole di andare oltre.

"Kie..." le dico avvicinandomi.

Appoggia rumorosamente le bottiglie sulla piccola penisola e mi guarda con aria infuriata; mi dispiace dirlo, ma faccio fatica a trattenermi dal ridere. Vedermi non prenderla sul serio la fa infuriare ancora di più ed è già troppo vicina quando mi rendo conto che si sta fiondando velocemente verso di me con le mani alzate a mezz'aria. Inizia a darmi ripetuti schiaffi sulle braccia, sul petto, sul collo, imbronciando il naso, corrugando la fronte e serrando i denti in un'espressione che, in teoria, sarebbe dovuta essere minacciosa.

Al di là del mare - JIARA💙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora