1. Una goccia d'acqua

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Gli occhi sono troppo pesanti, non riesco ad aprirli ora. Avrei dovuto chiudere le tende ieri sera prima di buttarmi sul letto.

Non ricordo nulla di cosa sia successo e, per quanto possa essere patetico, non mi interessa nemmeno saperlo.

Mentre provo a proteggere il viso dai raggi del sole che iniziano ad intrufolarsi nella stanza, la mia mente viene attraversata dai suoi capelli, dal sorriso innocente e dalle mani sulle mie spalle. Quante volte ho sognato di vederla muoversi sopra di me, strusciare il suo petto sul mio, mentre mi perdo esplorando la sua pelle ambrata.

Mi porto una mano sui boxer, precisamente sul mio amico che è già pronto per affrontare la giornata. Lo caccio fuori e inizio a maneggiarlo, immaginando le sue dolci mani che lo avvolgono e quelle labbra così morbide – almeno lo sono nella mia fantasia – accoglierlo in un bacio caldo.

"JJ sei svegl...Cazzo amico!".

La porta della camera si spalanca all'improvviso.

"Cazzo Jhon B, bussa la prossima volta!" urlo mentre mi copro con un cuscino anche se, ormai, la porta è già chiusa.

Merda penso tra me e me portandomi le mani sul viso e schiacciando leggermente gli occhi. Mi ero ripromesso di non farlo più.

La prima volta in cui mi sono masturbato pensando a lei è stata qualche settimana fa quando, dopo essere rimasti soli allo Chateau, per puro caso, l'ho vista uscire dal bagno con addosso solo un asciugamano.

"JJ mi presti una maglietta, per favore?" mi ha detto venendosi a sedere sul divano accanto a me.

I capelli bagnati le ricadevano sulle spalle ancora umide ed il seno era particolarmente evidente sotto quel pezzo di stoffa bianca.

Per un attimo sono stato tentato di appoggiare le labbra proprio dove una gocciolina d'acqua stava correndo tra la gola e il petto; ho guardato quella goccia perdersi tra i suoi seni prima che uno schiocco di dita mi riportasse alla realtà.

"Jay!" mi ha urlato leggermente, notando che le stessi guardando insistentemente le tette.

"Scu-scusa. Sì, una maglia, te la prendo subito" ho farneticato alzandomi dal divano e andando in camera mia, che poi è la stanza del padre di John B; ho cercato attentamente tra la mia roba la maglia meno logora che avessi per poi porgergliela.

Quando è rientrata nel piccolo soggiorno con indosso solo la mia t-shirt la cosa non ha fatto altro che peggiorare. Era evidente che non indossasse il reggiseno, tanto è vero che la forma dei capezzoli era ben visibile anche da sopra il cotone della maglietta bianca; e poi quelle gambe, coperte solo fino ad appena sotto il sedere. E la mia testa non riusciva a non pensare che oltre ci fossero solo delle mutandine e solo Dio sa quanto avrei voluto ritrovarmele tra le mani.

Ho fatto di tutto per non far notare l'erezione che pulsava contro il cavallo dei pantaloni e per non farle capire che la mia fantasia stesse voltando oltre l'immaginabile.

È tutto così sbagliato rifletto interrompendo bruscamente i miei ricordi.

Mi alzo dal letto e vado in cucina, dove John B e Pope stanno tranquillamente seduti al tavolo con una tazza di caffè tra le mani.

"Buongiorno Mr. Arrapato" esordisce Pope alzando la tazza di caffè verso di me.

"Stai zitto mini mars" gli rispondo senza mostrare interesse verso le sue parole.

"E' un po' che ti vedo senza ragazze, stai bene? Mica hai preso la sifilide? Fratello se è così devi dirmelo, dobbiamo disi..." inizia a dire JB prendendosi gioco di me.

Effettivamente è da qualche settimana che non ho voglia di rimorchiare nessuna tipa, il che è strano.

"Chi ha la sifilide?" domanda Kiara entrando improvvisamente dalla porta dello Chateau con un sacchetto della spesa tra le braccia.

"JJ" risponde con non-chalance Pope.

"Sapevo sarebbe successo" dice semplicemente alzando le spalle in segno di resa.

"Fanculo ragazzi" sorrido leggermente sedendomi sulla sedia a capo tavola, mentre Kie inizia a sistemare gli acquisti nei mobili della cucina.

"Ehi Jay" richiama poi la mia attenzione "ti ho preso il latte con la menta" mi dice, lanciandomi una bottiglietta fresca.

"Grazie" le dico sorridendo e non riuscendo a celare la sorpresa nella voce.

Apro la bottiglietta e inizio a sorseggiare il mio latte e menta, mentre gli altri escono sulla veranda, lasciandomi da solo con Kiara.

"Che poi non ho mai capito perché ti piace così tanto" dice venendosi a sedere sul tavolo proprio al mio fianco. Essendo a capotavola lo spazio è ristretto, dunque le sue gambe non possono che toccarmi.

"Ricordo che mia madre me lo faceva sempre" rispondo, pentendomi il secondo dopo di aver nominato mia madre perché so quale sia la reazione di Kiara ogni volta che si parla della mia famiglia.

Mi appoggia una mano tra i capelli e li scompiglia un po', prima di scendere dal tavolo, darmi un bacio sulla fronte e raggiungere gli altri sul portico.

Li sento ridere e chiacchierare, ma stamattina non ho voglia di compagnia, quindi torno in camera.

Mi ristendo sul letto riflettendo sul fatto che non torno a casa da settimane; forse dovrei fare almeno un salto per vedere se il mio vecchio sia ancora vivo. Onestamente, non so nemmeno più cosa sperare: alcune volte mi sorprendo a pensarmi felice e libero di fronte alla sua morte, altre volte mi si raggela il sangue a pensare che l'ultima parte della mia famiglia potrebbe andarsene da un momento all'altro. Succederà, so che succederà: mi abbandonerà, come fanno tutti, sempre.

Mia madre è andata via quando avevo otto anni. Una notte mi sono addormentato e la mattina dopo lei non c'era più. Mio padre mi ha fatto credere che sarebbe tornata, che era solo un po' stanca e aveva bisogno di riposare, ma quando seppe che si era fatta una nuova famiglia la rabbia e il rancore si sono impossessati totalmente di lui. Le droghe e l'alcol gli hanno cambiato il volto e l'anima: il papà che conoscevo si è spento improvvisamente e ha lasciato il posto a quello che, oggi, è il mio incubo peggiore. Mi tocco lo stomaco, sentendo sotto le dita ancora il rigonfiamento causato dai calci che mi ha dato l'ultima volta che l'ho visto. Ogni volta è più violento, ogni volta mi riduce in condizioni peggiori e so che, prima o poi, dovrò fare la scelta: morire io o uccidere lui.

"Fa ancora male?" una voce bassa e dolce mi costringe a voltarmi verso la porta.

Non rispondo se non con una leggera negazione della testa.

Kiara si avvicina piano, sedendosi sul bordo del letto e appoggiando la mano sulla mia. Attorciglia le dita alle mie, mi sposta la mano e mi poggia un bacio ovattato sul punto ancora gonfio.

Il fiato mi si blocca in gola e il cuore accelera improvvisamente. La sensazione alla bocca dello stomaco fa quasi male e mi costringo a stare immobile per evitare che qualche goffo movimento possa lasciar trapelare quello che sto provando.

"Mi prenderò sempre cura di te, JJ" mi dice in un sussurro, guardandomi negli occhi in un modo talmente intimo da sentirmi vulnerabile "e prometto di portarti sempre il latte con la menta" continua, suscitando in me una leggera risata.

"Grazie".

Questo momento paradisiaco è interrotto dallo squillo del suo cellulare.

Dopo aver letto il nome sullo schermo, mi accarezza la mano e si alza per andare a rispondere.

"Ehi, Rafe" la sento rispondere dal corridoio.

Resto immobile sul letto, con la mano ancora a mezz'aria e una strana delusione disegnata sul volto.

Devi solo scopare, JJ continuo a ripetermi. La conosco da così tanto tempo che non avrebbe senso che iniziasse a piacermi solo ora, no? In fondo è sexy, ha un gran bel paio di tette e io non vado a letto con nessuna da settimane. Sto provando a convincermene in ogni modo se non fosse solo per il fatto che so benissimo che la mia astinenza è iniziata proprio da quel pomeriggio, da quella maledetta gocciolina d'acqua che si è intrappolata nella sua scollatura. 

Al di là del mare - JIARA💙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora