Capitolo 5 ~ Carro armato

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~ HJÖRTUR ~

Il cielo plumbeo di Londra gradualmente si schiarì, man mano che la fornita dispensa della mia amica saziava la mia fame. Poverina, le avevo divorato il corrispondente di tre pasti.

Lei aveva terminato la colazione da ore e lavorava al proprio laptop. Gli occhiali dalla delicata montatura dorata le donavano, senza conferirle un'aura da nerd.
Non esistevano formalità tra noi, pertanto non si era disturbata a cambiarsi e indossava ancora lo stesso pigiama azzurro di quando mi aveva aperto la porta di casa. Nel notare ciò che mi stavo mettendo in bocca con espressione estatica, un sogghigno le arricciò l'angolo della bocca.

"Gorgonzola, pop-corn e arance... Tu non sei umano."

Divertito, le rivolsi un gestaccio e lei emise un colpo di tosse esageratamente offeso, lasciando che la frangetta laterale castana le ricadesse sulla fronte ampia e chiara.

"Cioè, fammi capire... Piombi qui prima delle cinque per saccheggiarmi la dispensa e farmi il medio, dopo avermi disturbato la connessione per tutto il giorno precedente?"

Probabilmente si riferiva al normalissimo temporale che aveva infuriato per ore. Sì, potevo averlo involontariamente alimentato.
Scrollai le spalle, conscio che non era veramente arrabbiata.
Lei non sapeva tutto di me. Era conscia della mia condizione di asservimento ad un'organizzazione occulta, ma per il suo bene non ero sceso nei dettagli.

Non le avevo detto che ero responsabile di un numero incalcolabile di morti... Per ordine di quei bastardi.

"Scusami, Jessica. Ieri non ero di buon umore. Spero di non aver fritto nulla."
Accennai ai suoi attrezzi digitali sparpagliati su qualsiasi superficie del suo piccolo e disordinato appartamento.

Lei mi scoccò un'occhiataccia.
"No, ma al blackout cittadino c'é mancato poco. Che avevi, mal di stomaco o solo una frustrata furia omicida?"

Come inarcai un sopracciglio, lei si rese conto che stava parlando con me e si bloccò. Trattandosi di Jess, comunque, l'imbarazzo fu di breve durata, soppiantato in fretta da un sogghigno complice:
"...oppure pene d'amore?"

Mi strappò un sorriso. Non avevo idea di come ci riuscisse sempre.
"Grazie, Jessica, per aver nominato l'unico problema che non potrei mai avere."

Lei inclinò il capo, con una punta di delusione mescolata a scetticismo. "Mhmm... Ne sei sicuro?"
Per poco non mi strozzai con un pop-corn. "Sì, ne sono sicuro. Sono un fulmine con una coscienza, imprigionato in un corpo umano. Te l'ho spiegato, posso solo...

Lei roteò gli occhi, richiudendo il MacBook, come se la nostra conversazione la intrigasse assai più delle stringhe di codice che stava scrivendo. "...provare le emozioni primarie e le sensazioni fisiche bla bla bla, la cantilena si fa vecchia...! Ma sei in parte umano da sessant'anni, Hjörtur! Non é possibile che in tutto questo tempo tu abbia imparato qualche trucco nuovo?"

Ripulii il piatto degli ultimi pop-corn. "Ovviamente! Come credi che parli decine di lingue? Mi annoio, così imparo qualcosa tutti i giorni, come un umano! La cosa che non potrò mai imparare, però, è essere umano." Le spiegai, iniziando a sentirmi a disagio.

"Non puoi o non vuoi? Guarda che amare è per definizione una cosa bella... Potrebbe strappare qualche sorriso dal tuo grugno scontento di tanto in tanto." sogghignò, facendo misteriosamente su e giù con le sopracciglia. "Magari sei innamorato di me da anni e non lo sai..."

Simulai un'espressione scioccata, celandomi pomposamente il viso con la mano per ostentare simulare imbarazzo.
"Oh, no... Jessie... È tanto evidente?"

Il labbro di lei tremoló. Un paio di istanti dopo, entrambi scoppiamo in una risata di gusto. Fu piacevole e spontaneo... Fu...

Mi pietrificai, fissandola, come lei mi rivolgeva un'occhiata vittoriosa.
"Visto? Hai compreso il mio sarcasmo e non hai forzato una risata. Non ci saresti mai riuscito cinque anni fa, no?"

TENEBRIS - Il canto della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora