Capitolo 23 _ 2.0

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Mi guardai intorno, notando che i due altri studenti seduti nei paraggi avevano proprio ora raccolto i propri effetti personali in fretta e furia e lasciato la saletta. Erano forse sotto ipnosi?
Il mio cuore prese rapidamente il volo, a tale vista e alla sua criptica affermazione. Un milione di possibili domande da porgli per prendere tempo si affollarono nella mia mente, ma ciò che le mie labbra offrirono fu:  

"Siamo in un luogo pubblico. Ci sono telecamere, per tua informazione."

Un sopracciglio inarcato. "Ne sono consapevole, Jessica... Clara, o qualunque sia il tuo vero nome. Me lo stai dicendo perché...?"

Conosceva la mia identità e anche quella scritta sui miei documenti falsi.
"Affinché tu sappia che so gridare piuttosto forte."

Realizzai il doppio senso della mia velenosa affermazione, assolutamente non intenzionale, quando l'angolo del suo labbro adornato da un piercing iniziò a tremolare. Mi ritrovai ad avvampare, per assurdo che fosse. 

"Non intendevo...!"
Il sogghigno si ampliò. "Aha. Sai, è raro trovare una ragazza che ammetta tanto candidamente di voler fare certe cose in un luogo pubblico..."

Da non credere. Lo fulminai con lo sguardo, dimenticando per un istante la paura.
"Sei malato! Intendevo dire che posso gridare all'assassino!" chiarificai, sentendomi piuttosto idiota. 

Lo stregone sembrò lottare per recuperare la serietà e scosse il capo. 
"Oh. Sì, suppongo che potresti, ma non è davvero nel tuo interesse. Non se intendi lasciare Parigi incolume."

Un brivido mi percorse la schiena alla sua minaccia. Come poteva dire una cosa simile con tanta tranquillità? Cosa intendeva farne di me?
Mentre lo distraevo, avevo mandato un SOS dal cellulare al di sotto del tavolo, giusto per sicurezza. Ora, nel caso qualcosa fosse andato storto, Ratri l'avrebbe saputo.

"Sai, ero presente all'asilo, quando hanno spiegato di non fidarsi degli sconosciuti. Specie dei Solari..."

Il ragazzo trasalì come se l'avessi punto con uno spillo. Le sue iridi si scurirono come se una mano invisibile vi avesse acceso un fuoco dalle nere fiamme.
"Come mi hai chiamato?"

Geez, neppure gli avessi insultato la madre...

"Allora sei un Notturno? Il tuo lavoro non consiste nell'uccidermi?" gli chiesi a bruciapelo, prima che potesse dare in escandescenze. 

"Appartengo all'ordine dei Corvi, Opaca, congrega di Los Angeles." mi informò sdegnosamente, con mio indicibile sollievo, "E se ti avessi voluta morta, ora lo saresti."

Inarcai un sopracciglio quando si interruppe, fissandomi come se mi stesse valutando da cima a fondo. Allora lo stregone realizzò di essere stato messo alla prova e le sue iridi si schiarirono sino al precedente grigio striato da pagliuzze scure.

"Per questo sei praticamente saltata giù dalla metro rischiando che la porta ti tranciasse in due? Credevi ti seguissi per...? Fuck!" scosse il capo e abbassò la voce, sporgendosi verso di me con tutta la propria stazza, ma in un modo che risultò intimidatorio senza averne l'intenzione; "Non era mia intenzione spaventarti a morte, né causare la tua morte. Tutt'altro... mi è stato ordinato di guardarti le spalle, ragazza. Ti é chiaro?"

No, non lo era per nulla. Se Ratri avesse spedito qualcuno per proteggermi a mia insaputa, di certo lo avrebbe ammesso quando le avevo scritto che uno stalker mi inseguiva e che stavo fuggendo per la mia vita, no?

Mi umettai le labbra. "Aha? Quale entità o persona te lo avrebbe ordinato, me lo ripeti?"

"Il re dei lupi mannari, secondo te chi?" il Corvo roteò gli occhi "Ovviamente lo stregone supremo della mia congrega, Jessica."

TENEBRIS - Il canto della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora