Capitolo 18 ~ Aria sottile

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Irati sussurri in inglese fecero breccia nel mio stato di semicoscienza.
"Non avrebbe mai dovuto trovarsi in condizione di lottare per la propria vita con venti incantesimi in croce sul grimorio! Se non avesse scoperto il proprio elemento prematuramente, ora sareste sei metri sottoterra. Ed è un dannato disastro, te ne rendi conto? Come diamine l'hanno trovata?"

A qualcuno piaceva il suono della propria voce arrabbiata, a giudicare da come non consentì a nessuno di interrompere il monologo. Si trattava di Ethan, probabilmente.

"Tecnicamente saremmo in cenere, signor stregone." osservò una voce femminile vagamente famigliare - Jessica, forse? - con una punta di sarcasmo.

"Silenzio!" proruppe Ethan, in un tono furibondo che mai gli avevo sentito "Tu non dovresti neppure trovarti qui, Opaca."
"Ah, ci chiamate così? Suppongo che 'Babbana' fosse troppo da PotterHead... e devo concordare, questo buco privo di campo è l'ultimo posto dove vorrei stare. Per questo vi ho chiesto la direzione dell'uscita tre ore fa."
Nessuno le ha dato la password della rete wi-fi?, si chiese coerentemente il mio cervello esausto.

"Jessica, è più sicuro nasconderci per un po'", le ricordò una terza persona, "Mi dispiace che tu sia rimasta coinvolta in una faida che non ti riguarda. Quanto alla tua domanda, Ethan, vorrei tanto saperlo a mia volta. Un investigatore privato? L'hanno seguita dall'ospedale? Non lo so, ma non avrei mai dovuto consentirle di rimanere in una stanza registrata a nome suo."

Questo era Samuele. Ne ero quasi certa.

"Tu credi!?"
"Quello che credo è che avete un'infestazione di Solari a Los Angeles di cui non è compito mio occuparmi."
Venti artici soffiarono dalla direzione di Ethan.
"Attento, ragazzo. Mentore della Lunare o meno, la mia pazienza ha un limite. Non so se l'hai notato, ma ho metà degli stregoni alle prese con una città devastata."

Spalancai gli occhi. Jessica sbuffò: era una delle tre figure impegnate a sussurrare gesticolando nei pressi della porta di una stanza priva di finestre che somigliava ad un'infermeria ottocentesca. La strumentazione accanto al mio letto, tuttavia, appariva alquanto moderna, eccezion fatta per il simbolo arcano color giallo autunno che roteava in aria, proprio sopra di me. Avvertivo la sua energia irradiarsi in me... ma in un istante compresi che non ne era la fonte: lo era la pianta sul comodino... basilico, che si afflosciava e appassiva sotto i miei occhi. Fui attraversata da un brivido.

"Spiegalo a Ratri, signore. Spiegale perché eri troppo impegnato per occuparti della sua sicurezza." furono le fredde parole di Samuele che mi richiamarono alla conversazione in corso.
"Come sai che non è stata l'Opaca a tradire la vostra posizione?"
"Non è stata lei." tagliò corto Samuele "Mi sento di escluderlo."
Un sospiro.
"L'Opaca ultimamente si sente trasparente, considerata la vostra gloriosa capacità di parlare di lei come se non fosse presente... e ha un nome, sapete?"

"Meglio Opaca che babbana, però." osservai, con una voce rauca che sorprese me per prima, mentre scostavo le coperte. Le mie dita non avevano neppure sfiorato lo scendiletto che i tre interruppero di volata il litigio per precipitarsi da me.

"Ratri, sei già sveglia!? No, no, no, no, no, non ti azzardare neppure a pensare di alzarti!" l'avvertimento di Samuele si rivelò futile, dal momento che lo sforzo di mettermi seduta aveva apparentemente inclinato l'asse terrestre. Ricaddi sul cuscino con la grazia di un meteorite, sforzandomi di scacciare le stelline dallo sguardo.

La cosa successiva che ricordo fu lui che mi risistemava le coperte e mi rimproverava per lo sforzo compiuto - sedermi!? - raccomandandomi di rimanere a letto. Le mie ustioni erano state curate, ma la magia dei Corvi non poteva ottenere nulla dal nulla, e il prezzo da pagare era di norma l'energia residua della persona curata, ossia la mia. L'incantesimo che vorticava sopra la mia testa serviva ad alimentare le pozioni di guarigione che mi avevano somministrato, giacché ero totalmente scarica, dopo le prestazioni del giorno precedente. Avevo dormito per sedici ore filate.

TENEBRIS - Il canto della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora