In quella foto eravamo al parco, io non ero proprio dell'umore, avevo appena preso un brutto voto in un'interrogazione, ma lui mi aveva obbligata a scattarla lo stesso. Eravamo seduti sulla panchina nel parco vicino casa, io indossavo la giacca del nostro fratello perché, nonostante fosse primavera, c'era un venticello che due giorni dopo mi avrebbe regalato una bella febbre. Lui faceva un sorrisone gigante, io, accanto, lo guardavo incavolata perché non volevo essere fotografata, volevo solo dimenticarlo, quel giorno, non certo immortalarlo.
Conservavo tante Polaroid, foto che ricordavano me, lui e il nostro rapporto fraterno. Avrei voluto non ne avessimo scattate così tante, mi sarei risparmiata di sicuro quel dolore che provavo da anni: l'abbandono.
Era sempre lui che proponeva di fare delle foto; era fissato con le Polaroid.
Gli piaceva l'idea di immortalare un momento e di poterlo rivivere all'infinito, soprattutto insieme a me, negli anni a ve-nire. Peccato che quegli anni insieme non sarebbero mai arrivati, ed era stato lui a mettere un punto a quello che avrebbe potuto essere un nostro ipotetico futuro.Non mi aveva più vista crescere.
Come avrei voluto trovare un modo per cancellare i ricordi e poter andare avanti con la mia vita ignorando il passato. Ignorare il passato... non era così facile.
Mi presentai a scuola. Con una domenica passata stesa a letto e una nottata insonne, distrutta dai miei stessi pensieri.
Quando iniziai ad avviarmi verso l'istituto scolastico che avrei frequentato, feci caso alle centinaia di persone che incontrai lungo il mio tragitto. Notai che molti dei passanti erano allegri e vivaci, io non avevo mai capito come facessero le persone ad essere tanto di buon umore di prima mattina. Per esempio, io non ero il tipo che camminava con un sorriso smagliante stampato sul viso, oppure che saltellava e rideva mentre faceva colazione come si vedeva spesso nelle pubblicità.
Io alla mattina ero quasi pericolosa, se le persone mi facevano saltare i nervi in quel periodo della giornata facevano meglio a scappare perché io ero tutt'altro che amichevole.
Per questo motivo, mangiai la mia colazione in un angolo remoto del bar che avevo scelto quale metà in cui consumare il mio pasto, intenta a sorseggiare tranquillamente il mio caffè e a chiedermi come facesse il vecchio uomo seduto al tavolo accanto al mio a bere un whisky liscio di prima mattina.
Non si trattava di un bar particolarmente rinomato ed elegante, tuttavia il caffè era buono, così come i croccanti biscotti alle noci che ero intenta a mangiare. I camerieri sorridevano ad ogni cliente che servivano e si preoccupavano di augurargli buona giornata, anche a coloro che dopo aver pagato si dirigevano a passo spedito verso l'uscita.L'aria era appestata da profumo di caffè e da quello di biscotti appena sfornati e le pareti color crema del bar rendevano l'atmosfera accogliente. I tavoli di vetro disposti all'interno del locale erano quasi tutti occupati, alcuni da studenti, altri da donne e uomini vestiti di tutto punto e pronti per una giornata di lavoro.
La vetrina del bar si affacciava sulla strada, perciò mi permetteva di vedere i passanti che camminavano sul marciapiede, i taxi sfrecciare sull'asfalto e anche qualche anziano intento a portare a passeggio il proprio cane.
Mentre ero intenta a sorseggiare ciò che rimaneva del mio caffè, il mio sguardo cadde sull'orologio appeso ad una parete del bar e per poco non mi strozzai. Mi alzai in fretta e furia dalla sedia su cui sedevo, lasciando una banconota sul tavolo di vetro a cui avevo preso posto e uscii dal bar.
Mi avviai a passo spedito verso la scuola, l'istituto liceale che avrei frequentato dato che avevo constato che, come a mio solito, ero in ritardo.Quando svoltai ad un angolo della strada, andai a sbattere contro una persona e per evitare di cadere al suolo a causa del contraccolpo mi sorressi al braccio dello sconosciuto che avevo urtato.
<<Scusa, non ti ho proprio->> iniziai a scusarmi, mentre mi massaggiavo il naso dolente, dato che lo avevo schiacciato contro il petto della persona contro la quale mi ero scontrata.
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I want all of you
ChickLitCalida è cresciuta nel suo piccolo quartiere, una delle zone più pittoresche della città, con strade ripide fiancheggiate da case a schiera in mattoni in stile federale e vittoriano illuminate da lanterne antiche. Ecco perché, quando rimane orfana e...