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Terrore, rabbia e irritazione erano proprio i sentimenti che stavo provando adesso. Ora che zia Lily mi era di fronte, radiosa come un raggio di sole, e quelle parole avevano appena abbandonato le sue labbra. Ma forse non avevo sentito bene. Ero sicura di non aver prestato particolare attenzione alla conversazione, a parte quando mi aveva riferito che era felice di aver visto Dylan. Avevo la testa da tutt'altra parte, in realtà. «Una cena a casa dei Harris?» chiesi. «Sì, Noah non ti ha detto nulla?». Ovviamente no. Quel deficiente lo avrà scordato. L'espressione di zia Lily mutò.

Forse l'avevo detto ad alta voce. Mi stampai sulla faccia un sorriso da ebete, sperando che potesse servire a qualcosa. «Intendevo dire... Noah, in questi giorni è così preso dal football... Sai, tenere una bella reputazione è molto stressante. Gli sarà di certo sfuggito di mente».

Dopo l'incontro ravvicinato nel bagno del locale e tutto quello che c'era stato tra noi quella sera, non avevo avuto più sue notizie. Quindi, oltre a non avermi detto nulla sulla cena di famiglia, era anche praticamente scomparso.

Come se fra di noi non fosse mai successo nulla. Come se io non contassi niente. Noah mi aveva regalato l'orgasmo migliore di tutta la mia esistenza e poi puff! Il promemoria di quanto fossi stata avventata nelle mie azioni, convinta di poter detenere il controllo, e di quanto fossi stata stupida a concedermi a lui, a donargli una parte di me.

«Amelia è impaziente di rincontrarti. Non riesce mai a vederti. Purtroppo lei é sempre in viaggio e tu cresci troppo in fretta.» constatava mia zia, con un sorriso a trentadue denti inchiodato sul viso.
Era una santa donna incappata chissà per quale disgrazia in una famiglia come quella dei Harris. Non si spiegava come fosse possibile che una donna tanto dolce e premurosa come lei fosse riuscita a mettere al mondo un diavolo tentatore.

Noah era una settimana che non veniva a scuola. Gli avevo lasciato una miriade di messaggi ma non ci fu una risposta da parte sua.

Mi arresi.
Ero da sola in casa. Sul mio amato divano e con in mano un bicchiere di margarita mentre ero indecisa sulla scelta di un film deprimente.

Quando sentii bussare. Il mio primo pensiero era che ci fosse Zia Lily alla porta.
Era andata a casa di una sua amica. Si dovevano vedere per un caffè, dicendole che c'erano altre cose di cui aveva bisogno di parlare, ma non voleva farlo per telefono.

Mi alzai dal divano pronta al confronto con mia zia. Aprii la porta, ma davanti a me non era Zia Lily. Era Noah. «Hey, phoenix». Entrò in casa con un sorriso. «Ho incontrato tua zia e mi ha detto che eri giù di morale, così mi sono fermato per risollevartelo».
«Non serve», brontolai. «Meglio ancora. Mi risparmi la fatica». Si aprí il giaccone e lo buttò sulla spalliera del divano. Si tolse la felpa e rimase con addosso solamente con una maglietta a maniche corte e un paio di jeans scuri. Lo guardai stupefatta. «Ti sei appena tolto la felpa». «Sì. Ho caldo».

Come faceva ad avere caldo? Andò verso il divano e quel suo modo di muovere il sedere stretto nei jeans mi faceva tornare in mente com'era bello strizzarglielo. Stese il lungo corpo sui cuscini e il denim dei pantaloni si tese, mettendo in evidenza il pacco, ricordandomi quanto desideravo toccare il suo pisello.

Sentì un formicolio alle labbra, perché dopo quella sera non avevo pensato ad altro se non ai sui baci, alle sue dita che mi riempivano e alle emozioni che avevo provato.

Merda,iniziai ad arrossire, e la strizzata d'occhio di Noah era sicuramente una conferma. Aveva capito che stavo pensando di noi due in quel bagno? Ma che stavo dicendo? Certo che sì. Uno come lui probabilmente dava per scontato che stiano tutte sempre su quanto fosse bravo con i preliminari.

Stese un braccio sullo schienale e con l'altra mi fece cenno di avvicinarmi.
«Ti siedi o no?»
«Resto in piedi, grazie».
«Dai, coraggio. Non mordo».
«Sì invece». Un luccichio si formò  in quegli occhi cerulei. «Hai ragione, mordo».

I want all of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora