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Proseguí il mio cammino verso casa ed entrai nell'atrio buio. Tatiana e Eva erano insieme dato che mandarono le loro foto sul gruppo, quindi decisi di chiamare Eva per sapere dove si trovava.
«Ehi!». Dovunque sia, c'era molto chiasso. Sentivo una cacofonia di voci in sottofondo, e un'insistente linea di basso. «Sono al solito nostro locale. Vuoi unirti a noi?».
Risposi con un tono casuale. «Chi c'è con te? Edoardo e i ragazzi?». E Noah?
Ero riuscita  a trattenermi dal chiederle questa domanda.

«Sì, c'è quasi tutta la squadra. Hanno pensato di festeggiare, quindi festeggiano tutti». Altra musica prese possesso della chiamata. «Edoardo continua a sfidarmi a una gara di shottini».

«E gli altri?», chiesi con finta nonchalance.
«Kevin... Maccll... Noah..?».
«Kevin é con Tatiana. Maccall sta giocando a biliardo e una tipa cerca di divorare la faccia di Noah».
Mi paralizzai di colpo. Uhm... prego?
«Comunque ti sento malissimo», disse Eva.
«Scrivimi un messaggio se vieni».

Mi tremava la mano mentre chiusi la chiamata. Noah era al locale a pomiciare con un'altra? Oh, proprio no.

****

Mia madre era una donna bellissima. Quando aveva venti anni faceva la ricercatrice, e anche se non era famosa aveva molto successo nel suo campo. Avevo ancora tutti i suoi diari pieni di appunti. C'erano alcune foto di lei insieme ai suoi colleghi di lavoro e avevo ereditato i lineamenti del viso e gli occhi azzurri, ma i miei lineamenti non erano perfetti come i suoi.
Mia zia amava tanto mia mamma. Nei suoi racconti veniva descritta con uno di quei visi bellissimi che facevano fermare gli uomini, le donne e i bambini a guardarlo. Io ero più carina che bellissima.

Ma avevo imparato che il trucco appropriato e i vestiti adatti potevano trasformare qualsiasi ragazza carina in una figa sexy. Non sapevo di preciso qual era il mio piano. Noah e io non ci frequentavamo, prima di tutto. Quello che posso fare è mostrargli a cosa stava rinunciando. Non voglio mentire – faceva male che non mi sapere che non rinunciava ai suoi vizi.

E mi faceva stare ancora peggio pensare che lui stasera era con un'altra quando avrei voluto tanto passare del tempo con lui. Ma sapevo a cosa andavo incontro.

Noah Harris era un donnaiolo. Fine. Tuttavia, il mio ego rifiutava di farsi da parte, ed era il motivo per cui trenta minuti dopo mi ritrovavo a salire sul sedile della macchina per poi scendere sul marciapiede davanti al locale. Il giubbotto mi teneva al caldo mentre mi soffermavo vicino all'ingresso elaborando il mio piano di azione. Un paio di ragazzi uscirono dal locale e mi sentivo gratificata quando tutti e due si fermarono per guardarmi. Ah.

E i loro sguardi apprezzanti erano basati solo sul trucco e sull'acconciatura. Comincerebbero a sbavare se vedessero cosa c'era sotto la giacca. Presi il telefono per scrivere a Tatiana.

Io: Sono arrivata. Dove sei?
Lei: Biliardo

Feci un bel respiro, entrai e mi feci strada tra la folla. La musica fece vibrare il pavimento sotto i miei tacchi mentre oltrepassai i séparé sulla sinistra e mi diressi verso l'arco da cui la sala principale si apriva sulla sala giochi. In questa sezione del locale c'erano altri séparé e tavolini alti. Vidi subito la mia migliore amica. Parlava con Kevin e Maccal mentre Edoardo faceva il giro del tavolo da biliardo con una stecca in mano.

Sorreggendo una bottiglia di birra e con la propria stecca appoggiata accanto a sé, Eva osservava Edoardo che preparava il tiro. Finalmente avevo trovato anche Noah. Era quasi nascosto dalla vista in un angolo, intento a parlare con una mora formosa con jeans attillati e un maglione scollato. Bel maglione, tesoro, ma io potevo fare di meglio.

Mi sbottonai la giacca, me la sfilai e la sistemai sotto il mio braccio. Poi raddrizzai le spalle e mi avvicinai al tavolo da biliardo. Un fischio di ammirazione sovrastava la musica, una cortesia di Kevin.

I want all of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora