12.

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La volontà e la passione di una persona potevano superare ogni barriera, compresa quella di un temporale in arrivo.
Quando entrai nel museo, trovai Mike a metà strada su una scala lungo il muro più lontano, con una tela enorme nelle mani.

Non era nemmeno l'unica tela. Le pareti erano coperte dai suoi dipinti e fotografie.

<<Wow>>, dissi, fermandomi nel mezzo del piccolo spazio.
<<Ti piace?>> chiese Mike.
<<Mi piace>>, risposi con gli occhi che correvano sulle opere d'arte dai colori vivaci.
Le luci erano puntate sui quadri, nonostante l'esplosione immediata di colori, che mi aveva sempre travolta ogni volta che ero venuta qui, adesso la sensazione che provavo era quella di trovarmi in una stanza totalmente grigia.

<<Che ci fai qui? >> chiese.
Mi passai una mano tra i capelli e poi tornai a guardare gli occhi scuri e tenebrosi di Mike che stavano fissando attentamente il mio viso.

Quando ero particolarmente giù di corda ero solita rifugiarmi qui. Inoltre, durante uno dei periodi più lugubri della mia vita avevo preso a rifiutare il mangiare, se fosse per il senso di colpa o per via della profonda tristezza che provavo, tuttavia, non fui mai in grado di dirlo.
In quel periodo di tempo mia zia si era preoccupata come non mai e lo avevo sentita ripetermi più volte quanto avrebbe preferito vedermi mangiare dolci a dismisura, piuttosto che osservarmi morire lentamente di fame.

<<Nottata pesante>> dissi, distogliendo lo sguardo dai suoi quadri e portando lo sguardo su di lui.
Avevo lo sguardo afflitto, delle profonde occhiaie mi circondavano gli occhi e avevo l'aria sciupata, come se fossi stanca di tutto. Volevo addirittura che il mondo si fermasse per qualche giorno, concedendomi una pausa dal peso che sentivo gravarmi sulle spalle.

<<Affoghi i tuoi dispiaceri nell'arte?>> indagò, sorridendo scherzosamente.
Forse sperava davvero che l'arte mi aiutasse a non sentire il dolore che portavo dentro. Avevo l'aria di chi desideravo che una semplice mostra d'arte fosse stata sufficiente a risolvere tutti i miei problemi, senza curarmi del fatto che, in realtà, li allontanasse dalla mente per un breve lasso di tempo. Lui sapeva come ci si sentisse a provare una tale emozione, a non riuscire a restare sobri per paura di essere inghiottiti dai propri pensieri.

Mike era un ragazzo dalla pelle pallida che copriva i capelli corti con un cappellino rosso e, anche se la visiera gli oscurava metà del viso, potevo benissimo vedere i suoi occhi neri.
Era un bel ragazzo ed era anche piuttosto giovane, faceva parte della vecchia cerchia di amici di Jago e Mark.

<<Ti andrebbe di passare un po' di tempo con me?>>mi chiese, prima di portarsi la sigaretta alla bocca e fare un lungo tiro.
Osservai il fumo fuoriuscire dalle sue labbra e dissolversi dell'aria circostante, Mike posò il suo sguardo su di me e io restai qualche secondo a guardare i suoi lineamenti spigolosi mentre fumava.
Aveva ventidue anni ed era il proprietario di questo piccolo museo.

<<Se vuoi stare da sola me ne vado>> continuò Mike, avanzando un passo verso di me.

Riflettevo sul da farsi. Conoscevo Mike da tutta la vita, i suoi genitori andavano nello stesso college di mia zia ma la mia mente viaggiò su Noah e di cosa pensasse di me ma lì per lì a me non importò.
Soprattutto considerando le parole che
Noah mi aveva rivolto in mensa e quanto queste mi avessero ferita ed incollerita.

Sperai che esistesse una pozione in grado di curare le mie ferite e lavare via lo sporco dei miei peccati dalle pelle, nonostante sapessi quanto egoista ed infantile fosse questo mio desiderio.

<<Va bene>>, prima di sederci sul pavimento illuminato dalla luce gialla. Quando Mike prese posto accanto a me, lo vidi fissare il suo sguardo su un punto indefinito dinanzi a sé, succube di una sorta di trance che ero certa lo tormentasse attraverso una serie di pensieri sconnessi.
Rimase in quella posizione per una manciata di secondi, per poi strofinarsi gli occhi con una mano, quando lo fece notai che portava un anello d'argento sull'indice che brillava riflettendo la luce gialla e pallida.
Aveva l'aria triste, tanto da trasmettere a chiunque lo guardasse un forte senso di malinconia. Non sembrava nemmeno voler nascondere la sua tristezza, quasi fosse troppo stanco per farlo o non ritenesse necessario celarla. Preferiva restare lì, immobile e con lo sguardo perso nel vuoto e lasciare che il dolore si nutrisse di lui sotto i miei occhi, senza curarsi di nulla.

I want all of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora