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"nulla addolora maggiormente che ripensare ai momenti felici quando si è nel dolore"
canto V, inferno





"Ho bisogno di voi. Serata al vecchio Centro commerciale?"

Fu il messaggio che mi svegliò quel lunedì deprimente. "Scendere dal letto? No, grazie, meglio le coperte" era il mio motto. La verità era che non avevo per niente voglia di mettere piede fuori da casa, dove avrei sicuramente incontrato lo sguardo di Noah.
Fortunatamente mia zia non era in casa e io tranquillamente invece che andare a scuola stamani, spensi la sveglia e mi riaddormentai.

Avevo pensato a lui? Certo. Ero confusa? Ovvio. L'avrei superata? Cavolo se l'avrei superata.

Perché l'unica cosa che mi aveva fatto bagnare le mie mutandine in pizzo da non riuscire a camminare era stato il ricordo di come Noah mi aveva assaggiato con la sua lingua in quel club.  Era un chiaro segnale che stavo impazzendo. Non c'era alcun dubbio.

Di solito facevo in modo di conquistare i ragazzi e di spezzargli il cuore, e nel frattempo io passavo il tempo a soddisfare i miei bisogni e a rintanarle nel dimenticatoio. Ma con Noah... era tutto diverso.

E non mi importava di sembrare una stupida alle prese con la sua prima cotta adolescenziale; l'unica cosa che volevo, adesso, era allontanarlo, intrappolare il ricordo e godermelo con gelosia.

Sarebbe stato difficile, eccome, ma grazie alle mie amiche sarebbe andato tutto bene. Me lo sentivo.

"Hai ragione, mi cambio subito, mamma." Risposi al messaggio.

Mi piaceva prendere in giro Tatiana chiamandola "mamma", anche perché nel nostro gruppo era un po' quello il suo ruolo: tenere d'occhio Eva, Margherita e me, che eravamo decisamente più deboli di lei. Senza di lei, ci saremmo già perse almeno una decina di volte. Era così forte da riuscire a dare un po' di forza anche a me e alle altre.

Avevo passato l'intera domenica a mettere condividere sui social frasi deprimenti, a mettere like a frasi su amori traditi e a guardarmi i Simpson mangiando schifezze.

Erano le undici di sera e fu così che mi presentai al vecchio centro commerciale con la voglia di vivere sotto ai piedi. Due occhiaie evidenti come il fatto che Noah non era la persona adatta a me. Non mi ricordavo nemmeno cosa avevo mangiato a pranzo o di che colore fosse il pigiama di prima. La mia testa non era connessa con il mondo. Stava viaggiando per conto suo. «É successo qualcosa?» chiese Eva, aspettando la risposta di Tatiana per assicurarsi che non avesse una crisi.

«Odio i ragazzi, specialmente il mio ex.»
«Il tuo ex?» domandò Margherita.
«Lo sentite il menefreghismo che si sta manifestando nell'aria? Be', io sì.» rispose Tatiana.
<<Lo hai visto?» chiesi.

«Sapete cosa ci serve? Una bella gara di carrelli. Potrebbe aiutarci a rilassarci un po', e stare insieme. Stasera non si nominano i ragazzi.» propose Tatiana. «io sono d'accordo. La gara di carrelli é miracoloso. Lo abbiamo sempre fatto. » disse Margherita. «A me va bene qualsiasi cosa»dissi e senza aspettare una risposta corsi verso di essi e ne estrassi due.
Eva si preoccupò di aiutarmi a portarli verso le nostre amiche ed entrambe vi ci saltammo dentro.

Vidi Tatiana avviarsi verso la macchina per abbassare i finestrini ed accendere la radio in modo che potessimo ascoltare la musica per poi avvicinarsi verso Eva, e a quel punto Margherita si avvicinò a me, pronta a spingermi.

Un'espressione seria e concentrata era dipinta sui visi di Tatiana e Margherita e io e Eva scoppiammo a ridere nel vederle.
<<Tre, due, uno. Via>> esclamammo all'unisono io e la mia migliore amica, il nostro tono di voce trepidante e colmo di gioia.
Ridemmo entrambe quando Tatiana e Margherita cominciarono a spingerci e io apprezzai la sensazione che mi dava il soffio del vento che mi scompigliava i capelli, mentre incitavo la mia migliore amica ad accelerare il suo passo, dato che Eva e Tatiana si trovavano in testa, anche se di poco.

I want all of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora