15.

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Mi trovavo nella palestra della scuola, quella mattina mi ero svegliata incredibilmente presto rispetto ai miei standard ed avevo deciso di portarmi avanti con i circuiti.
Mi piaceva allenarmi, in qualche modo riuscivo a sfogarmi.
Tuttavia, da quando avevo messo piede sul pavimento lucido e deserto della palestra, avevo mancato diverse volte il conto. La mia mente continuava a ruotare attorno ad un solo punto fisso che sembrava ormai marchiato a fuoco nel mio cervello: Noah. Sapevo perfettamente che lui, in quel momento, si trovava in un qualche bar del grande quartiere in cui vivevamo a consumare la sua colazione assieme a qualche ragazza.

Non riuscivo a comprendere come fosse riuscito Noah ad entrarmi sotto la pelle in un così breve lasso di tempo, tuttavia ero al corrente che, per quanto io ci provassi, non riuscivo ad allontanarmi da lui.
Il legame che aveva iniziato a formarsi lentamente tra di noi era in grado di mettermi i brividi e farmi sentire, dopo un tempo che mi era sembrato infinito, animato finalmente da un sentimento che non fosse la rabbia.
Ero al corrente che restargli accanto era sbagliato e che, in ogni caso, quando lui sarebbe venuto a conoscenza del mio turbolento passato, non avrebbe esitato neanche un secondo a voltarmi le spalle.
Ero una persona orribile che usava i sentimenti dei ragazzi per colmare il mio vuoto.

Mi sentivo terribilmente egoista a volermi ostinare a stargli vicino, eppure, era più forte di me.
Il fatto che entrambi, nonostante a volte ci scontrassimo finendo per non parlarci per qualche tempo, persistessimo a tornare l'uno dall'altra mi metteva paura perché temevo che, prima o poi, avrei ferito anche lui.
Forse, per una volta, le cose sarebbero andate diversamente, certo, ma questa era una possibilità che la mia mente non sembrava disposta ad accettare.

Presi un grosso respiro, iniziai a contare gli squat sumo con il bilanciare e l'urlo prodotto dallo sforzo del mio corpo a contatto con il peso si mischiava alle note di Animals di Martin Garrix e, non appena vi fui abbastanza vicino a finire, feci un ultimo sforzo e lasciai cadere a terra il bilanciere.

Dondolai qualche secondo, prima di atterrare rumorosamente sul suolo sotto i miei piedi, il suono si propagò per tutta la palestra e si mescolò a quello della musica che rimbombava. Quando alzai lo sguardo verso l'orologio della palestra, rimasi sbigottita nell'accorgermi che era passata quasi un'ora da quando avevo cominciato ad allenarmi, così mi incamminai verso lo spogliatoio per farmi la doccia e cambiarmi per le lezioni di quella mattina.

Mi trovavo dinanzi al mio armadietto, circondata da studenti che chiacchieravano animatamente tra di loro e da alcuni professori intenti ad attraversare i lunghi corridoi dell'istituto. Ero intenta a scrutare il mio cellulare attanagliata dalla noia e in cerca di qualche breve mezzo di svago, mentre mi sforzavo di scacciare dalla mente l'immagine di Noah che, evidentemente, non sembrava intenzionato ad abbandonarmi.

In quel momento la campanella che segnalava l'inizio delle lezioni suonò, facendomi arricciare il naso e provocando il disappunto di diversi altri studenti.
Mi diressi verso la classe dove si sarebbe tenuta la lezione di geologia.
Non appena varcai la soglia della porta, udii il suono della risata vivace di Eva e quella di Edoardo mescolarsi al borbottio continuo prodotto dagli studenti che interloquivano animatamente tra di loro, in attesa che arrivasse il professore.
Mi innervosiva vedere che, nonostante la mia migliore amica e il migliore amico di Noah fossero palesemente innamorati l'uno dell'altra, si ostinassero a rifiutarsi di credere che fossero ricambiati. Era sufficiente vedere il modo in cui gli occhi di Eva si illuminavano nel guardare Edoardo e di come, quelli di quest'ultimo, facessero lo stesso, per capirlo.
Avevano sempre avuto una forte intesa, a conferma di ciò vi era il fatto che, nonostante io mi fossi seduta accanto alla mia migliore amica, i due persistevano a ridere e scherzare tra di loro.
Ero sicura che non si fossero nemmeno accorti della mia presenza.

I want all of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora