Capitolo 6-...scappi?

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Tic, tac.
Tic, tac.
Tic, tac.

L'orologio a pendolo alla mia destra scoccò l'una non appena mi ritrovai sola al centro della pista da ballo.

No, non avevo affatto dimenticato a che gioco stessimo giocando.

Fin da quando mi aveva presa fra le sue braccia, avevo capito che stavo per complicarmi la vita.

Sono quegli attimi che scandiscono un prima e un dopo e quel ballo con lui, lo era appena diventato.

Conoscevo le regole del gioco.
Non potevo sottrarmi, non davanti alla folla di single che aveva assistito a tutta la scena e aspettava una mia reazione.

Maledetto, ne ero certa, mi aveva lasciato andare di proposito, voleva lo rincorressi davanti a tutti.

Altroché aiuto, cercava di mettermi in ridicolo davanti a tutti i dipendenti dell'agenzia e i clienti.

Feci allora l'unica cosa che andava fatta e che tutti si aspettavano io facessi: mi misi a correre.

Il bastardo era andato con il suo solito passo marziale verso le scale che portavano al piano mansardato, dove si trovavano le camere da letto dei precedenti proprietari.

Salii in fretta le scale sentendo le occhiate dei presenti traffigermi la schiena come mille coltelli.

Lo trovai disteso su un divanetto, le braccia dietro la testa a fargli da cuscino, le caviglie incrociate, le labbra distese in un sorriso beffardo.

Gli occhi, quei dannati occhi marroni, che attiravano e risucchiavano come un buco nero tutta la luce che incontravano, mi fulminarono e mi fecero bloccare sul posto.

《Come ti sei permesso?!》non riuscii a controllarmi.

Avevo pensato, durante il tragitto, a un discorso più ragionevole e tranquillo da fargli, ma avevo già abbandonato tutti i buoni propositi.

《Mi scusi, Elizabeth, da quando ci diamo del tu?》alzò un sopracciglio con fare inquisitorio.

《Da quando ti piace farmi fare figure di merda alle serate di dating davanti a colleghi e clienti.》sbuffaì mentre lui mi osservava sempre più accigliato.

《Ti stavo semplicemente aiutando, piccola ingrata.
Che c'è? Mi hai dovuto rincorrere per non perdere la faccia o forse vuoi obbligarmi a baciarti?》si alzò in piedi di colpo e mi raggiunse in poche falcate.

Lo osservai dal basso verso l'alto, era bello come la prima volta che l'avevo incontrato, ma la sua persona, il suo ego, la sua ambizione erano orribili.

Non l'avevo inseguito per obbligarlo a ballare di nuovo con me e rubargli un bacio.

L'avevo inseguito per urlargli contro che non doveva permettersi mai più di prendersi gioco di me in quel modo.

L'avevo inseguito per gridargli di non intromettersi più nella mia vita privata.

L'avevo inseguito per chiarirgli che due nemici non possono allearsi mai nemmeno se hanno un nemico in comune.

《Dici?
Non è che forse sei tu quello bisognoso di un bacio?
Del resto sei tu che hai deciso di ballare con me.》schioccai la lingua contro il palato e osservai il suo sorriso sparire lentamente dal suo volto, sostituito da una smorfia di scherno.

《Credi davvero che abbia orchestrato tutto questo solamente per baciarti? Se davvero avessi voluto baciarti, l'avrei già fatto senza alcun bisogno di giocare a "Balli o scappi?".》per confermare la sua tesi si avvicinò ulteriormente.

Me lo ritrovai davanti e sentii un nuovo brivido gelido percorrermi la schiena quando abbassò il suo viso all'altezza del mio.

Voleva mettermi in difficoltà e dimostrarmi quanto potere avesse su di me anche in quella situazione.

Una storia d'amore al rovescioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora