Capitolo 31-...gioco

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《Un tuo segreto?》pensai che non ci fosse occasione migliore per chiederglielo.

L'attività della serata era "Doppio Gioco" e lui aveva deciso di incastrarmi in quella posizione scomoda, per cui in qualche modo doveva ripagarmi.

《Cosa vorresti sapere?》sorprendentemente mi diede retta, mentre le sue dita sotto la mia gonna sfioravano e giocavano con l'elastico dei miei slip.

《Perché è finita tra te e Vanessa?》la voce mi uscì sommessa e spezzata, le sue dita stavano lentamente torturando la mia coscia, senza arrivare dove più le bramavo.

《Perché non eravamo più compatibili.》lo disse a bassa voce come se qualcuno potesse sentirci in quell'angolo buio e desolato del pub.

《Mi chiedo come sia possibile, quella mattina a Dubai eravate molto vicini.》gli rigirai la stessa allusione, che lui aveva fatto poco prima parlando di me e Giovanni.

《Ero cambiato e lei non ha saputo gestirmi. A quel punto è stato più facile firmare le carte del divorzio, che le avevo portato una notte da ubriaco fradicio, anziché tentare di ricucire il rapporto.》sospirò pesantemente e non riuscii a capire se fosse per il dispiacere che gli provocava ricordare il suo passato o se fosse per la tensione che stava crescendo tra noi.

Con un movimento secco Nicola alzò la sedia quanto bastava per avvicinarla di più al mio lato del tavolo ed io incominciai a fremere.

《È il tuo turno, questo gioco si fa in due.》le sue labbra si piegarono in un sorrisetto, mentre finalmente dava ascolto alle mie preghiere silenziose e scostava i miei slip su un lato.

《Cosa vorresti sapere?》allargai un po' le gambe per quanto mi fu possibile con la mia minigonna e osservai il mio capo con gli occhi lucidi.

《Quanto ha influito Giovanni sulla tua posizione lavorativa attuale?》le voci che giravano in ufficio sul mio passato e il mio presente dovevano averlo raggiunto e insospettito.

《Non ha influito.》avrei voluto dirgli di più, ma dovetti camuffare un gemito con un colpo di tosse.

《Non avevo dubbi.》aveva ancora stampato sulle labbra quel sorrisetto sfacciato e sembrava soddisfatto di come mi stava riducendo.

In effetti, non mi stava dando un attimo di tregua: usava il medio e l'anulare per penetrarmi e con l'indice mi stuzzicava il clitoride.

Non avrei retto ancora per molto e l'orgasmo mi avrebbe travolto a breve, se non che avevo ancora una confessione da estorcergli.

《Perché mi chiami sempre in quel modo?》la domanda uscì dalle mie labbra come un sibilo, ma lo colpì in pieno, non si aspettava una simile richiesta di spiegazioni in quel momento.

《Di cosa parli?》il suo sguardo si fece smarrito, ma sapevo che stava fingendo, i suoi occhi si erano illuminati di una scintilla di consapevolezza non appena gli avevo posto quella domanda.

《Zagara...perché mi chiami così?》le parole mi uscivano a singhiozzo, le sue dita continuavano a darmi piacere e i suoi occhi non si staccavano dai miei.

《Per una leggenda che riguarda questo fiore e che magari, un giorno, avrò la possibilità di raccontarti.》aveva avvicinato le sue labbra al mio orecchio per sussurrarmi la sua sentenza definitiva e io mi sentii condannata a morte.

《Per questa sera non saprai altro, questo gioco è durato persino troppo.》divenne impassibile, mentre gli bagnavo le dita con i miei umori e affondavo il viso sulla sua spalla per trattenermi dall'urlare il suo nome.

Lui mi lasciò fare, finché non smisi di tremare e tornai a fronteggiarlo faccia a faccia.

Si godette ancora per qualche secondo il mio essere in balia di lui, poi, mi riabbassò la gonna, mentre si mordicchiava il labbro inferiore.

Una storia d'amore al rovescioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora