Capitolo 29-Ricorsi

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Eliza's Pov

La storia ha, da sempre, un grande punto debole: si ripete.

Il mio cuore incastrato negli occhi del mio capo, le sue mani sui miei fianchi per attirarmi a sé e la sua bocca contro la mia.

Mi aveva voluta nel suo ufficio per parlare e dopo aver intrapreso il nostro solito incessante botta e risposta, eravamo finiti in piedi, uno di fronte all'altra, separati solo dalla sua scrivania.

Lui si era sporto verso di me quanto bastava e mi aveva preso il mento fra due dita, io, però, non l'avevo baciato e allora l'aveva fatto lui, perché non poteva o non voleva trattenersi.

Avevo ricambiato il bacio controvoglia e con gli occhi spalancati sui suoi, finché lui non mi aveva posizionato le mani sui fianchi.

La ripetitività della storia può essere un punto di forza: puoi cambiare il finale come meglio credi.

Gli misi le mani sul petto e lo spinsi quanto serviva per staccare i nostri corpi, mi aveva omesso la verità sui licenziamenti, non avrebbe avuto il mio perdono così, se era quello che sperava.

《Credevi davvero che sarebbe andata anche questa volta come volevi tu?》lo schernii io, mentre la sua bocca si piegava nel suo solito ghigno di superiorità.

《No, ma chi avrebbe potuto fermarmi dal provarci?》sorrise, quel maledetto sorriso che mi faceva impazzire.

《Sei solo un egoista e io ho sbagliato a sottovalutarti a Dubai.》era la verità, non mi pentivo di quello che avevo fatto con lui, sarebbe stato da ipocriti farlo, ma mi dispiaceva aver pensato che lui fosse diverso.

《Così pare e pensare che in questi mesi sono sempre stato lo stesso.》lo disse con lo sguardo puntato dietro di me come se si aspettasse che sarebbe entrato qualcuno da lì a poco.

《Evidentemente mi sono lasciata ingannare dalle sensazioni del momento.》stavo mentendo, quello che avevo provato per lui era reale, anche se avrei voluto tanto non lo fosse.

《È possibile, Signorina Del Corso, ora, se non le dispiace, sto aspettando il mio assistente per controllare le ultime spese.》con quest'ultima frecciata e un cenno della mano mi intimò di lasciare la stanza.

Aveva chiuso la nostra conversazione così senza battere ciglio e sembrava mi avesse archiviata serenamente come un banalissimo documento.

Di lì a qualche secondo la porta dell'ufficio si spalancò e fece il suo ingresso Marco:
《Oh, scusatemi tanto! Vi lascio subito soli.》

《No, no, Marco, entra pure, Elizabeth stava andando via.》ancora quel dannato gesto con la mano a intimarmi di uscire dalla stanza.

《Si ricordi che la partita non è ancora finita e fossi in lei, mi preparerei all'eventualità di perdere, Mr. N.S. 》lo guardai un'ultima volta, prima di lasciare il suo ufficio e con ancora il suo sapore in bocca, chiusi la porta sbattendola con forza.

Tutti gli sguardi dei miei colleghi erano nuovamente puntati su di me, sembrava non avessero mai nient'altro da fare, se non nutrirsi di gossip.

Speravo solo che il mio rossetto fosse rimasto al suo posto, non volevo dare adito alle voci, che già avevo sentito girare sul mio conto, da quando ero rientrata.

Quella stessa mattina avevo sentito Linda confabulare con Giovanni: lei sosteneva che se l'azienda fosse stata chiusa, il capo mi avrebbe trasferita, pur di non licenziarmi, perché chiaramente gliel'avevo data ed ero indubbiamente la sua dipendente preferita.

Lui le aveva dato ragione, sottolineando anche che, quando stavamo insieme io e lui al mio arrivo in azienda, probabilmente io l'avevo sfruttato per fare carriera e raggiungere il posto che avevo adesso, aveva sostenuto, inoltre, che mi fossi presa il merito di alcuni suoi lavori.

Una storia d'amore al rovescioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora