Capitolo Quattro

103 11 97
                                    

Dopo una camminata di quasi mezz'ora, Mina si ritrovò di fronte ad un cancello enorme circondato da mura abbastanza alte da impedire di vedere l'interno. Si innamorò all'istante dei salici piangenti sparsi qui e lì sul verde e rimase affascinata dal piccolo laghetto nonostante dalla sua posizione attuale non si vedesse bene.

Quando si rese conto di aver osservato abbastanza suonò il campanello, sistemandosi la camicetta con le mani e facendo dei respiri profondi. Passava molto tempo con gli anziani e coi bambini piccoli, perciò si disse che qualsiasi sarebbe stata l'età della persona da accudire non le avrebbe causato alcun problema.

Accolta in quella villa enorme si rese definitivamente conto di trovarsi in presenza di persone ricche e si sentì un po' a disagio per il suo abbigliamento troppo semplice.

Una signora, probabilmente colei che si occupava di fare le pulizie, la accompagnò per un lungo corridoio "entra qui tesoro, ti stanno aspettando" le sorrise dispiaciuta e Mina non riuscì a capirne la ragione.

Bussò piano alla porta, sia per paura di risultare aggressiva e maleducata sia per evitare di lasciare segni sul legno lucido, entrando non appena le diedero il permesso di farlo. Lo studio era ampio e ben illuminato, ma tutta quella luce non era riflessa sui volti della coppia seduta sul divanetto di fronte a quello dove le avevano detto di sedersi.

Fu la donna a parlare "grazie davvero per essere venuta, ci dispiace per il disturbo"

"Nessun disturbo" ricambiò il sorriso e prese il proprio curriculum dalla borsa: era solita portarne sempre qualche copia per ogni evenienza. Attese pazientemente che i due signori lo esaminassero, notando l'approvazione nei loro occhi.

"Sai lavorare sotto pressione e in ambienti a te ostili, questa caratteristica ti servirà molto per questo lavoro" ammise l'uomo grattandosi il mento, pensieroso "per noi puoi iniziare subito, ma prima sarebbe corretto da parte nostra presentarti nostra figlia. Poi potrai decidere cosa fare"

La ragazza era un po' confusa, ma non fece obiezioni e li seguì al terzo piano, sentendo il chiasso che si faceva più forte ad ogni gradino: qualcuno stava ascoltando il tipo di musica che Mina detestava a tutto volume; non riusciva a capire come potesse piacere alle persone sentire le urla dei cantanti, ma nonostante questo non aveva mai giudicato i gusti di nessuno.

Le dissero di aprire la porta della camera da letto della figlia e lei lo fece, pentendosi subito a causa del forte rumore dato dalle casse poste accanto all'enorme televisore, ma anche il disordine nella stanza stava decisamente contribuendo al suo disappunto.

Stesa sul letto, con una sigaretta tra le labbra e soltanto una maglietta addosso c'era una ragazza con una chioma rosa, la quale si stava rigirando tra le mani degli altri capelli. Non appena li vide spense la musica e lasciò cadere la sigaretta nel posacenere "salve vecchi, chi è lei? Non ditemi che è una delle puttanelle del club dell'altra sera, perché se si è innamorata di me sta solo perdendo tempo"

"Tesoro, cerca di essere educata almeno per cinque minuti. Per favore" la madre la implorò, sembrava davvero stanca e imbarazzata.

"Va bene" si alzò dal letto e si avvicinò a loro "piacere di conoscerti splendore, mi chiamo Chaeyoung. Adesso sparisci da casa mia, non mi serve una sfigata che mi controlli" le prese la mano e ci schiaffò le sue extensions "te le regalo, sono per il disturbo. Costano più di tutto il tuo misero outfit"

Mina non sapeva cosa dire, si stava limitando a far scorrere lo sguardo tra i presenti e i capelli che aveva tra le mani, a metà tra il disgusto e l'irritazione.

"Visto mamma? Sono stata educata e le ho anche fatto un regalo, dovresti essere orgogliosa di me" raggiunse un tavolino di vetro e si accese un'altra sigaretta "volete? Mi sento generosa oggi"

Wallflower Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora