Capitolo Diciannove

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Jihyo non era mai stata in Giappone nonostante la sua cultura l'avesse sempre affascinata, infatti non aveva fatto altro che guardarsi intorno sin dal suo arrivo con gli occhi meravigliati di chi aveva realizzato un sogno.

Casa Minatozaki era molto più modesta della sua, ma in quanto a calore non c'era proprio paragone perché coloro che ci vivevano erano delle brave persone che non si facevano alcun problema a dimostrare il loro amore per la famiglia.

L'uomo era davvero gentile ed aveva insistito per portare la valigia della loro ospite fino alla stanza di sua figlia "sei sicura di non voler usare la camera degli ospiti? Ci mettiamo un minuto a preparare il letto"

"Sicurissima, la ringrazio" era molto timida con gli estranei, tanto da sembrare una bambina durante la recita di Natale.

Sana l'aveva abbracciata perché voleva sentirla più vicina, approfittando del fatto che suo padre se ne fosse andato dopo un brevissimo scambio di battute "allora, che te ne pare per il momento?"

"Mi piace molto qui, la casa è stupenda e anche la zona in cui vivete sembra uscita direttamente da un anime" aveva ricambiato quella stretta con lo stesso affetto "oggi che cosa abbiamo in programma di fare?"

"Tanto per cominciare ci godremo un bel pranzetto preparato dalla mia fantastica genitrice, dato che il tuo giapponese è ottimo e puoi tranquillamente intrattenere una conversazione, e poi puoi decidere tu" l'aveva baciata lievemente sulle labbra, incapace di resistere "non so quanto sia saggio averti in camera mia durante la notte"

"Non avevi detto di troncare la nostra relazione sul nascere? Credevo mi avessi portata qui come tua amica di università" le veniva da ridere, ma si stava trattenendo per sembrare una dura che non era.

La rossa si era messa a pensare "siamo delle amiche speciali, a conti fatti finiamo sempre a baciarci su un letto e non credo che stanotte potrebbe essere diverso" le aveva scostato una ciocca di capelli dal viso "anche se, devo confessarlo, è veramente faticoso limitarmi a quello"

"Se solo non avessi avuto una mamma razzista" lo sguardo di Jihyo si era spento come se qualcuno avesse premuto un interruttore "mio padre non si è dimostrato contrario, anzi è addirittura contento, ma lei è proprio una strega"

"Adesso non è qui e non può impedirti di fare quello che vuoi, assapora un po' di libertà e torna a casa con delle nuove consapevolezze. Se te la sentirai di stare con me senza che lei si metta in mezzo mi troverai nel mio appartamento, ma se non hai intenzione di importi sai già come la penso"

La castana aveva annuito, perfettamente consapevole di doversi dare una svegliata "ci penserò una volta che saremo tornate, adesso voglio godermi ogni singolo minuto qui con te"

Sana stava sorridendo e l'aveva baciata di nuovo "mi sembra un'idea eccezionale, pertanto propongo di andare a mangiare perché ho una gran fame"

"Tu che dici di avere fame? Credo sia la prima volta da quando ti conosco" era decisamente sconvolta.

"Sarà l'aria di casa a rendermi affamata, andiamo!" l'aveva tirata fino alla cucina spaziosa e piena di elettrodomestici, facendole cenno di sedersi accanto a lei "la nostra ospite parla abbastanza bene la nostra lingua, però vi chiederei di evitare paroloni e roba in dialetto"

La signora Minatozaki aveva fatto il saluto militare con la spatola che aveva in mano, rischiando di far cadere il cibo che vi era rimasto attaccato direttamente sui capelli "faremo il possibile per parlare correttamente, ma intanto spero abbiate voglia di mangiare a più non posso perché temo di aver esagerato un po'. Ho cucinato per un esercito e, se la mia famiglia dovesse vederci mentre ci abbuffiamo, potrebbero togliermi il nome"

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