E poi... non so, probabilmente ero caduta, vidi tutto nero, quando ripresi conoscienza vidi davanti attorno a me dei medici e l'allenatrice, ero ancora sul ghiaccio, quasi inerme, la bruciava come non mai, e giuro ormai a quel bruciore freddo ne ero più che abituata, era diventato di routine per me, stranamente quella volta era ancora più doloroso
Mi sentii alzare, mi trasportarono su una barella.
Non ci capivo più niente.
Mi trasportarono fuori dalla pista, fino all'ambulanza, io volevo solo andarmene, scappare, piangere e continuare a pattinare.
Sentivo ancora la musica del mio pogramma risuonare in un vuoto di schiamazzi, di preoccupazione e tristezza. Poi la sentii fermarsi ed il presentatore riprendere il microfono. Cercai di capire cosa stesse dicendo, ma era troppo lontano, io ero troppo lontana, non sentii più niente, solo il fastidioso rumore del contatore di battiti, mi sentivo stanca, chiusi gli occhi ma fui obbligata dall'infermiera a riaprirli subito, solo allora riiniziai a sentire gli infermieri parlare con Giorgia, e cercai la voce del presentatore, ma ora sì che la pista era troppo lontana. Poi iniziai a capire che ero un po' in pericolo, la sirena dell'ambulanza suonava come mai l'avevo sentita ed il veicolo scivolava svelto sul terreno. Arrivammo al pronto soccorso e mi fecero alcune analisi per sapere la causa dell'accaduto. E, verso sera, mi trasferirono in una camera d'ospedale, dicendo che non avevano capito quasi nulla del mio caso clinico e che sarei dovuta restare lì per alcuni giorni.
