Capitolo 2

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Yolanda

Entro nella stanza guardandomi intorno, ci sono solo due ragazzi seduti su un divano per due ma l'altra poltrona mi fa intuire che deve esserci ancora qualcuno, porto l'attenzione sui ragazzi seduti intenti a mangiarmi con lo sguardo, uno di loro che so si chiama Orion ha i capelli più o meno lunghi di un rosso ramato mentre quello con i capelli un po' lunghi e castani che si chiama Rigel sembra avere quasi la mia età. 

Smetto di guardarli e mi dirigo verso il palco iniziando a muovermi e chiudendo gli occhi sperando di poter finire presto e di andare a dormire tra le piccole braccia della mia sorellina. 

Ad un certo punto nella stanza entra un altro uomo, la camicia bianca e i pantaloni eleganti neri fasciano perfettamente la sua corporatura muscolosa, si dirige elegantemente al centro della stanza e io smetto di ballare dato che la musica è stata stoppata. 

Avanza lentamente guardandomi e studiandomi e io resto incantata dalla sua camminata lenta ed elegante, alzo lentamente gli occhi e li incastro nei suoi azzurri come il cielo d'estate che continuano a guardarmi facendomi sentire piccola sotto al suo sguardo freddo.

 Lo ritrovo a pochissimi passi da me e sono costretta ad alzare la testa per poter continuare a guardarlo negli occhi <<lei che ci fa qui?>> La sua voce roca mi fa irrigidire la schiena e d'un tratto sento la gola secca e le parole bruciare dato che non riesco a rispondere, faccio un colpo di tosse ritrovando di colpo la finta sicurezza che cerco di mostrare al mondo intero <<mi hanno chiamato qui per ballare>> lui annuisce lentamente e va a sedersi sulla poltrona di pelle prendendo un bicchiere di quello che dovrebbe essere Whisky facendogli compiere dei movimenti circolari fissandomi negli occhi, separa le gambe  e appoggia il braccio sul bracciolo della poltrona mettendosi in una posizione che mi ribalta le viscere riporta gli occhi sul mio corpo guardandomi con intensità <<prego inizi a ballare>> <<non dovevamo tornare alla villa?>>

 <<possiamo aspettare Orion>> riporta il suo sguardo su di me e ingurgita un sorso del liquido ambrato nel bicchiere mentre io mi bagno le labbra sentendole improvvisamente secche.

 Inizio a ballare di nuovo sentendo sei occhi puntati addosso, mi giro di nuovo verso di loro e vedo i suoi occhi azzurri che continuano a fissarmi intensamente e mi fanno sentire sempre più nervosa senza un motivo apparente. 

All'improvviso la musica si ferma e io smetto di ballare, il primo a parlare è Rigel <<complimenti bambolina, se ti va qualche volta potresti ballare anche su di me>> io arrossisco per l'imbarazzo quando poi la sua voce blocca gli imbarazzanti apprezzamenti di Rigel e le risatine di Orion <<dobbiamo andare ora>>. 

Lo vedo alzarsi e aspettare i suoi fratelli che sbuffando escono, si ferma e mi guarda sollevando un'angolo delle labbra ed avvicinandosi a me, caccia dalla tasca una banconota e allunga il breccio con la banconota tra l'indice e il medio e la mette nella mia fascia.

 Il cuore mi sbatte nella gabbia toracica a livelli inverosimili e prego che lui non se ne accorga. Si passa la li gua sulle labbra, mi sorride un'altra volta e va via. 

Abbasso gli occhi sul mio petto e caccio la banconota e corro verso il mio camerino frustrata di non potergli sbattere questo pezzo di carta in faccia prchè per me vale il triplo di ciò che vale per lui.

 Ad un tratto il mio telefono inizia a vibrare e il mio cuore inizia a battere forte sapendo già chi è. 

<<Pronto?>> la mia voce esce in un sussurro che racchiude tutta la paura che ho <<hai trovato i soldi?>> sento la gola secca perché la risposta è no per l'ennesima volta e sono sicura che questa sarà anche l'ultima <<io...ho bisogno di più tempo>> <<te ne ho già dato abbastanza>><<questa sarà l'ultima volta, ti prego>> <<ti concedo altri tre giorni, se non riesci a trovarli entro venerdì sai già la fine che farete sia tu che tua sorella.>> 

Una lacrima scende dai miei occhi e dopo aver attaccato prendo il mio zainetto e scendo di corsa le scale vedendo sfocato a causa degli occhi pieni di lacrime, arrivo velocemente alla mia macchina e una volta dentro mi permetto di piangere, piango per la morte dei miei genitori, la morte di mia zia, per il dolore che ci ha provocato nostro zio e che ancora continua a procurarci dopo la sua morte.

 Piango perché i soldi che mi servono in tre giorni non riuscirò mai ad accumularli, piango perché non posso permettermi di essere una ragazza comune a causa delle responsabilità e del dolore che ho dentro, piango perché sento il cuore che fa male rompendosi giorno dopo giorno, piango perché non posso mollare per il piccolo angelo che mi aspetta a casa e piango perché vorrei avere una vita normale come tutte le ragazze di ventidue anni che si divertono ogni sera andando a ballare o andando all'università ed essere felici perché stanno per terminare l'ultimo passo per poi iniziare il lavoro dei propri sogni, io invece a stento sono riuscita a terminare il liceo a causa di mio zio e dei lavori che ero costretta a fare per poter avere qualcosa in frigo oltre alle bottiglie di alcool che si scolava ogni sera. 

Ogni dannata sera avrei voluto prepararmi per poter uscire con le amiche invece di dover nascondermi per ore nell'armadio con la mia sorellina scappando dalla violenza di nostro zio e tappandole fortemente le orecchie per non farle sentire quello che quell'orribile uomo aveva da dire su di me e mia sorella.

 Avrei voluto avere le cose che mi promettevano sempre i miei genitori e che lui aveva spezzato, avrei voluto essere ancora per molto la principessa di casa, avrei voluto che le uniche cose di cui mi sarei dovuta preoccupare erano i ragazzi o se sarei mai riuscita diventare la donna che ho sempre sognato di essere, invece tutto si è infranto e la mia anima e il mio corpo sono diventati frammenti di sogni infranti ed io sento di vivere una vita che ormai non mi appartiene più.

Dopo pochi minuti arrivo a casa e vado verso la stanzetta di mia sorella, la vedo dormire rannicchiata sotto le coperte mentre abbraccia il suo peluche preferito a forma di koala, sorrido a quella vista, mi avvicino di poco e vedo che ha lasciato sempre lo spazio per me di fianco a lei nel suo lettino.

Mi stendo accarezzandole i capelli biondi e ricci come i miei e ad un certo punto la sua manina circonda la mia <<sei tornata.>> 

Una lacrima scivola dai miei occhi percorrendo tutta la mia guancia destra ma la asciugo subito per evitare che lei possa vedermi ma non riesco a non pensare a quanto sia ingiusto tutto questo.

E' ingiusto che lei debba addormentarsi da sola perché io devo lavorare per pagarle gli studi e il debito a quei criminali, è ingiusto che lei debba nascondersi nell'armadio ad ogni singolo rumore come le ho sempre detto di fare, è ingiusto che io debba vivere nella paura per la sua piccola vita che potrebbero spezzare, è ingiusto che noi dobbiamo passare tutto questo per colpe che non abbiamo.

 Smetto di accarezzarla e le bacio la guancia <<io non andrò mai via, tornerò sempre Ambra>> lei sorride e si stringe di più a me e ricaccio indietro le lacrime. 

Mi sono sempre imposta che il dolore che ho dentro non lo trasmetterò mai a lei, so che più o meno ha capito in che situazione siamo ma io in sua presenza ho sempre riso anche quando avevo voglia di piangere e continuerò a farlo perché c'é ancora tempo prima che lei abbia a che fare con la merda che c'é nel mondo e io la proteggerò per sempre. 

Dopo questa promessa mi abbandono tra le braccia di Morfeo e mi lascio andare ad un sonno profondo.

Fragments of broken dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora