Capitolo 11

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5 anni prima

Garrett

Sono le due di notte e guardo la strage davanti a me, la macchina è distrutta, due ragazze sono cadute fuori e quella più grande stringe la più piccola proteggendole con le braccia la testa, mi avvicino per controllare il respiro dell'uomo e della donna per assicurarmi che fossero davvero morti.

Apro la portiera e premo due dita sulla loro gola non sentendo niente, chiudo gli occhi e strizzo le palpebre, l'ho fatto e ora non posso tornare indietro.

Resto fermo con il volto tra le mani restando da solo nel silenzio assordante dove quattro anime sono volate via a causa mia.

Migliaia di pensieri mi girano in testa e faccio fatica a restare in piedi, sento come se il mondo mi stesse crollando addosso e non so come scansarmi, sento dei movimenti dietro di me e sgrano gli occhi, vedo una ragazza bionda, probabilmente la figlia maggiore che guarda intorno a se con uno sguardo assente e velato di lacrime con un rivolo di sangue le esce dalla tempia destra e  diversi tagli sul viso e sulle mani dovuti probabilmente ai vetri dei finestrini rotti, inizia ad alzarsi lentamente ed io scappo, corro il più velocemente possibile per arrivare dietro la mia auto e fare in modo che lei non possa vedermi.

Mi nascondo e la guardo alzarsi lasciando delicatamente il corpicino che aveva tra le braccia ma non riuscendo a reggersi in piedi crolla di nuovo a terra e inizia a gattonare lentamente fino ad arrivare ai due posti davanti, spalanca la portiera e appena vede la scena raccapricciante davanti a lei si allontana spaventata fissando tutto con occhi sgranati.

Il labbro le trema e resta a guardare difronte a lei, poi si alza reggendosi alla portiera e fa la mia stessa mossa controllando il battito cardiaco nella poca lucidità che le resta e appena realizza si allontana di scatto come se si fosse bruciata, abbasso la testa guardando a terra  fino a quando un urlo straziante, il suo urlo non rompe il silenzio inquietante di una notte infernale, sento quell'urlo e metto le mani tra i capelli mentre le lacrime iniziano a scorrere sulle mie guance e la mia testa pronuncia in loop solo tre parole "cosa ho fatto?" 

Ad un certo punto non sento più nulla e mi alzo di poco trovando la ragazza sdraiata a terra con gli occhi chiusi e senza pensarci due volte salgo in macchina, metto in moto e sfreccio verso la città.

Non penso alle macchine che supero o alla macchina che sfreccia nelle zone di periferia vuote e buie, ho la vista appannata dalle lacrime, non riesco a credere a ciò che ho fatto, non riesco a credere a come abbia fatto a diventare così.

Dopo qualche minuto, non so nemmeno io come, riesco ad arrivare al deposito dove si nascondono sempre quei criminali.
Appena entro li trovo tutti seduti al solito tavolino bevendo delle birre e assumendo droghe di ogni genere e appena si accorgono di me si alzano all'istante ed io guardo verso il capo ancora seduto <<allora?>> <<signore io...>> lo vedo alzarsi di scatto e io indietreggio deglutendo  spaventato <<lui è morto ma non era solo, c'era anche la sua famiglia>> sbatte un pugno sul tavolo e mi guarda uccidendomi con lo sguardo <<vai via Garrett e non farti mai più vedere, Jhon dagli i soldi e tu Blake vieni con me>> Jhon prende la valigetta e me la porge ed io imbocco l'uscita ma mentre esco vengo attratto da due voci e vado verso la porta origliando la loro conversazione <<allora Blake hai chiamato?>> <<Si signore, ma non ci sono nella lista dei pazienti urgenti>> <<dannazione>> <<signore non deve preoccuparsi, pensano tutti che sia stato un incidente casuale e poi le ragazze potrebbero essere morte>> <<se si scopre la verità...>> <<non lo scopriranno mai, le figlie di Smithson non incontreranno mai la sua famiglia e semmai fossero sopravvissute ci penseremo noi a tenerle lontane da tutti.>>

Fragments of broken dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora