27 - cruda verità

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"Nel paese della bugia la verità è una malattia

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"Nel paese della bugia la verità è una malattia."

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H a r p e r

Oggi ho un solo obbiettivo: parlare con quella ragazza, Millie Ziegler.

Ho pensato tutta la notte ad un modo per poter cominciare una conversazione con lei e dirle cosa sta succedendo senza che possa prendermi per una pazza squinternata, ma alla fine l'unica soluzione sembra ricondurmi al dover semplicemente trovare il momento giusto. Un momento che verrà da sé e che le mie esperienze da agente speciale sotto copertura riusciranno a trovare. Andrò al bar indicatomi da Dale, quello abituale in cui Millie si reca spesso, e vedrò cosa fare.

Be', prima devo sperare di andare lì e trovarla. Dale ha detto che lei va lì quasi ogni mattina per far colazione, spero solo di non aver beccato proprio il giorno in cui lei non andrà lì. In quel caso, trovare il modo di avere un altro sabato mattina libero sarà più dura del previsto. O peggio, beccare un giorno in cui i miei orari coincidano con quelli di Dale in modo tale che lui possa rimanere a casa con i bambini.

Che Dio me la mandi buona.

Faccio un grosso respiro non appena afferro la maniglia di casa, ma mi blocco ed esito prima di uscire. Mi guardo alle spalle e, una parte di me, spera ancora di poter vedere Dale prima di andare. Ma lui non c'è, non all'ingresso almeno. Credo si sia chiuso in bagno al piano di sopra. Sa cosa sto per fare, ma a parte un «Stai attenta» non mi ha detto nulla. In generale, sono due giorni che mi sta il più lontano possibile.
Di nuovo. Solo che, questa volta, è lui ad essere incazzato con me e a non volermi parlare.

E la cosa mi rende nervosa. Perché è come se fossi divisa in due parti: una parte vorrebbe credere che non parlarci sia la cosa migliore per entrambi visto quel che è successo, che stare lontani è il modo migliore per non ricascare in quello sbaglio. Ma l'altra parte di me cerca continuamente Dale con lo sguardo, spera che mi parli e mi chiede di far pace con il cuore. Perché sa che è lui ad avere la meglio tra lui e la testa, sa che è lui ad avere il controllo di me, ed è sempre lui che sa cosa voglio.

Scuoto la testa con forza pur di smettere di pensarci, e ricomincio a concentrarmi su ciò che sto per fare. Smetto di guardarmi alle spalle ed esco finalmente di casa in fretta. E di conseguenza, non sono più Harper ma adesso sono Paige.

Il bar in questione non è molto lontano da qui. Le temperature non sono alte ma nemmeno in gestibili, posso tranquillamente andare a piedi. Camminare mi aiuterà a scaricare la tensione, penso.
In realtà non so nemmeno perché io mi senta così tesa. Ma ho smesso di chiedermelo, dato che da quando questa missione è iniziata non faccio altro che sentirmi agitata per ogni cosa. Ci sto facendo l'abitudine.

Non appena raggiungo il vialetto e oltrepasso i cancelli di casa mia, mi ritrovo nel marciapiede. Ma non arrivo a compiere neanche un metro, perché qualcosa cattura la mia attenzione.
No, non qualcosa: qualcuno. Una voce femminile.

Weakness. Fino alla fine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora