36 - la posta del venerdì

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"Ho dato di matto, ma per darti di tutto"

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"Ho dato di matto, ma per darti di tutto"

H a r p e r

Sentii Dale sbattere la porta alle nostre spalle con una tale forza che le pareti tremarono attorno a noi. Avrei potuto urlargli contro per questo, ribadendogli che a sera inoltrata un casino come quello mi avrebbe portato ad avere problemi con il vicinato, ma per quanto la mia voglia di litigare con lui per questo fosse alta preferii starmene zitta.

Anche perché, se avessimo iniziato a litigare, non sarebbe stato di certo per una porta sbattuta fin troppo forte.

A passo svelto e nervoso attraversai il corridoio di casa mia sostenendo la spallina ormai rotta del vestito, lungo e rosso, che indossavo. Ed infine gettai i tacchi, di cui mi ero già sbarazzata in auto, sul pavimento senza nemmeno curarmi di lasciarle in disordine.

«Harper» mi chiamò Dale all'improvviso, nervoso tanto quanto lo ero io, venendomi appresso. «Dove stai andando?»

«A farmi una doccia», risposi.

«La doccia può aspettare.» tuonò lui e, questa volta, mi raggiunse. Non appena lo sentii di fianco a me, e non appena la sua mano mi afferrò il polso per farmi fermare, mi voltai verso di lui. Incrociai i suoi occhi neri dalla rabbia. «Io e te parliamo, adesso.»

Mi scansai. «Dale, sono nervosa. Hai già fatto abbastanza, è meglio per te se mi lasci stare e te ne torni a casa.»

«Col cazzo, Harper. Non liquidare la questione così. E non farmi perdere la pazienza più di quanto-»

Lo interruppi. «Tu non devi perdere la pazienza, Dale? Tu?» La mia faccia fu di mille espressioni diverse, ma principalmente vi fu un mix tra l'incredulità e la rabbia. «Sono io quella che ha il diritto di essere incazzata tra noi due. E guarda un po': io ho già perso la pazienza nel momento in cui mi hai rovinato la missione.»

«Non ti ho rovinato niente, Harper. Ho fatto il mio lavoro, come sempre.»

Scossi la testa e alzai la voce. «No, sei intervenuto in un momento in cui non dovevi intervenire. Non hai fatto il tuo lavoro, hai intralciato il mio mandando rinforzi quando non era necessario. E per rinforzi, intendo te.»

«Non era necessario?» si accigliò, anche lui alzando la voce. «Abbiamo perso il collegamento con te per quasi un'ora, non sapevamo dove cazzo fossi finita. Non sapevo che cazzo ti fosse successo e mi dici che non dovevo intervenire? Ma ti senti quando parli?»

«Il piano lo conoscevi. Dovevo attirare quell'uomo nella sua stanza, dovevo rimanere sola con lui e tu avevi la visuale completa del locale dalle telecamere. Sapevi che mi stessi allontanando con lui, sapevi dove cazzo stessi andando, hai visto tutto.»

Weakness. Fino alla fine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora