10 - l'assistente del boss e l'ape regina del quartiere

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"Quel che abbiamo alle spalle e quel che abbiamo davanti sono piccole cose se paragonate a ciò che abbiamo dentro"

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"Quel che abbiamo alle spalle e quel che abbiamo davanti sono piccole cose se paragonate a ciò che abbiamo dentro"

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H a r p e r

Quando il mio turno di lavoro termina, all'ora di pranzo, esco dall'ufficio e ripercorro la stessa strada per andare a prendere i bambini a scuola. Non è difficile ricordarla, sono pochi kilometri a piedi e la strada è tutta dritta, per cui non ci impiego molto ad arrivare. Il che è confortante, ambientarsi in questa città non sembra complicato. La fortuna è che Towanda è una piccola città e che certi tratti di strada possono essere fatti tranquillamente a piedi, proprio come il tratto casa-lavoro o casa-scuola.

Differente un po' per Dale, che per andare a lavoro deve necessariamente prendere la macchina e andare al centro ed imboccare le vie principali.

È ironico. Lui odia il traffico e stare in auto, eppure tocca a lui girare sempre in macchina. Potessi prendere il suo posto lo farei, conoscendo perfettamente il modo in cui l'auto a volte rischia di innervosirlo, ma dall'altro lato so che prendere io l'auto al suo posto potrebbe dare nell'occhio. Tutti, in questa città fatta di marionette e stereotipi, inizierebbero a chiedersi perché mai Randy Miller faccia guidare la moglie e lo prenderebbero per quel classico marito approfittatore.

Non sanno, ovviamente, cosa ci sia dietro.
Non sanno che Dale, in passato, neanche riusciva a mettersi in macchina dopo l'incidente con sua sorella.

E non sanno che io preferirei guidare per venti ore di fila al posto suo pur di non appesantirlo troppo, anche quando lui mi ripete che non è necessario. Perché è così che dovrebbero fare le mogli: aiutare il proprio marito.

Poco importa che la nostra sia una recita e che non siamo realmente sposati. E poco importa anche il rapporto disastroso che vi è ormai tra me e lui. Non ho mai nascosto di tenere a lui, a prescindere da tutto, e che se si ritrovasse a dover affrontare di nuovo i demoni del suo passato io cercherei di aiutarlo. Sempre.

Abbandono ogni pensiero quando varco la soglia dell'ingresso scolastico ed un grande schiamazzo di bambini mi invade le orecchie. Scorgo bambini ovunque, ognuno di età diverse, giocare e divertirsi in attesa che le rispettivi famiglie vengano a prenderli. Io, però, con lo sguardo cerco solo Henry ed Emma – Lee e Lucy –. Cerco di ricordare quale sia la loro classe nel lungo corridoio. Non sono abituata a tutto questo, mi sento a disagio.

E sto pregando ogni santo affinché il loro primo giorno sia andato bene e, soprattutto, che abbiano mantenuto le loro finte identità dall'inizio alla fine. Cosa di cui, volente o nolente, devo preoccuparmi maggiormente. E devo dare ragione a Dale, purtroppo: siamo qui per un motivo principale, per cui devo mettere da parte il pensiero che Henry ed Emma stiano vivendo in una vera scuola per la prima volta.

«Paige?» Qualcuno mi chiama e, in un primo momento, ho quasi l'impressione che gli schiamazzi dei bambini in corridoio me l'abbiano solo fatto immaginare. Invece, quando mi giro, vedo una donna venirmi incontro con un gran sorriso. Capelli biondissimi – ma legati in una coda alta –, vestiti formali ed ordinati. E non tardo a riconoscerla, dato che l'ho letteralmente vista ieri per la prima volta.

Weakness. Fino alla fine.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora