Capitolo 23: Paulo

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19 marzo 2021
Oggi è una di quelle giornate in cui rimarrei volentieri a letto tutto il giorno. Oggi è la festa del papà, la tredicesima che trascorro senza il mio papà, morto quando io avevo quindici anni a causa di un tumore all'intestino. Chiunque dica che con il tempo il dolore passa o è un gran bugiardo o non ha mai perso una persona che amava. Sono tredici anni che convivo con la sua assenza, ma il tempo non ha guarito il vuoto che ha lasciato nella mia vita. Ci si può solo abituare al dolore, non diminuirlo. Ogni anno spero che questa giornata passi in fretta, di solito mi torturo con qualche allenamento extra per non pensare a lui. Non che io cerchi di dimenticare mio padre, ma ricordare tutti i momenti che ho passato con lui in questo giorno mi fa sentire ancora di più la sua mancanza. Mia madre, da quando papà non c'è più, mi ha fatto sia da madre che da padre. Ricordo ancora la volta in cui mi ha fatto un bel discorsetto sul fatto che dovessi usare le protezioni se facevo sesso con qualche ragazza, per evitare gravidanze indesiderate e mi ha anche minacciato che se avessi messo incinta qualcuna mi avrebbe fatto assumere le mie responsabilità con un bel calcio in culo. Non so come me lo avrebbe detto mio padre, ma mia madre devo dire che è stata molto convincente. Da quando è morto non si è persa nessuna delle mie partite finché non mi sono dovuto trasferire in Italia. Prima della morte di mio padre, mamma veniva a vedermi giocare, ma non assisteva a tutte le partite. Diceva che era un momento padre-figlio e voleva che ci godessimo quel tempo insieme, dopodiché è diventato un momento madre-figlio e spero di averla resa fiera di me. Papà, prima di andarsene, mi ha chiesto di prendermi cura della mamma, ma sono certo che sia stata lei a prendersi cura di me. Non ricordo nessun momento di cedimento da parte sua, nessuna lacrima in pubblico. Si dimostrava sempre forte per me e i miei fratelli. L'unica volta che l'ho sentita piangere è stata una sera in cui credeva di essere a casa da sola, ma io ero tornato indietro perché avevo dimenticato la porta d'ingresso aperta. Ho sentito i suoi singhiozzi provenire dalla cucina. Sarei dovuto entrare a consolarla, ma sono uscito di nuovo. Se c'è una cosa che mia madre ha sempre detestato è mostrarsi vulnerabile di fronte ai suoi figli, così ho deciso di non interrompere il suo sfogo. Da quella sera, però, ho cambiato atteggiamento ed ho cercato di essere la versione migliore di me stesso perché volevo attenuare il suo dolore cercando di non farla preoccupare in nessun modo. Così, mentre Gustavo e Mariano si comportavano ancora da adolescenti, io ho iniziato a comportarmi da uomo. In determinate occasioni la mancanza di mio padre si è fatta sentire più che in altre, come quando ho firmato con il Palermo e quando ho firmato con la Juventus. So che ovunque sia è fiero di me, ma in quelle occasioni avrei tanto voluto averlo affianco per poterlo abbracciare.

Quando arrivo alla Continassa ricevo qualche occhiata da parte dei miei compagni di squadra. Tutti sanno che giorno è oggi e tutti sanno che mio padre non c'è più, ma non tutti hanno il coraggio di venirmi a parlare. Li capisco. Non mi parlano perché non sanno cosa dirmi, non possono consolarmi se non sanno cosa provo. Purtroppo tutti coloro che hanno le migliori intenzioni nei miei confronti non possono capirmi se non hanno perso qualcuno. Pure Alvaro, che è il mio migliore amico, non può consolarmi perché non sa cosa provo.

"Hey..." mormora temendo che le sue parole possano spezzarmi in mille pezzi. "Come stai?"

"Come ogni anno...mi manca e non vedo l'ora che questa giornata finisca, anche se è appena iniziata" gli rispondo cercando di essere il più tranquillo possibile e regolando il tono della mia voce.

"Sai che se hai bisogno io ci sono, per qualsiasi cosa. Se vuoi possiamo mollare l'allenamento e andare ovunque tu voglia. Se vuoi scappare sarò l'autista della tua fuga, se vuoi ubriacarti sarò il tuo barman personale, se vuoi fare a pugni sarò il tuo sacco da boxe. Dimmi come mi vuoi ed io lo sarò" dice tutto d'un fiato. Se non fosse una giornata di merda gli getterei le braccia al collo e lo stringerei forte, ma oggi non sono in grado di dare manifestazioni d'affetto.

Tempi supplementari //Federico Chiesa//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora