15 dicembre 2019
Fiorentina-Inter
Sono seduto in panchina e scalpito per entrare fin dall'ottavo minuto, quando la mia squadra é passata in svantaggio a causa del gol di Borja Valero. Il primo tempo lo passo tutto da spettatore in panchina, anche se vorrei prendere a schiaffi il mio allenatore, Vincenzo Montella, perché non vuole farmi entrare in campo. Credo stia facendo un errore madornale, oggi mi sento parecchio carico e tenermi fermo qui è peggio di una punizione corporale. Vorrei andare in campo, rubare il pallone alla squadra avversaria e metterlo in porta, ma da qui non posso fare nulla se non urlare dalla disperazione. Durante l'intervallo mi avvicino a Federico per parlargli."Fede così non va bene, siamo sotto. Sono certo che tu puoi segnare, ma se stai così basso é difficile che trovi lo specchio della porta" inizio a dirgli.
"Lo so Dusan, ma appena mi giro vengo bloccato da uno dei giocatori dell'Inter. Non riesco proprio a muovervi" sbuffa esasperato.
So che sta facendo del suo meglio, purtroppo non basta. Oggi serve qualcosa in più che io sono certo di avere, se solo il mister mi desse la possibilità di dimostrarlo. Dopo i quindici minuti di intervallo i miei compagni rientrano in campo, il mister non fa cambi ed io torno a sedermi in panchina.
"DUSAN" strilla Montella non appena vede che appoggio il sedere sulla panchina.
"Si mister?" gli rispondo.
"Che cazzo ci fai con il culo sulla panchina? Vai a riscaldarti che tra poco ti metto dentro" mi ordina ed io non me lo faccio ripetere due volte.
Anche se il tono con cui mi ha parlato è stato pessimo, io aspettavo solamente quelle parole. Non vedo l'ora di entrare in campo. Continuo a correre avanti e indietro di fronte alla mia panchina per circa un quarto d'ora, poi il mister mi richiama all'ordine e mi avvicino a bordo campo. Sul display leggo il numero 25 in rosso e il numero 28 in verde, non volevo entrare al posto di Federico, volevo giocare con lui. Abbiamo una buona sintonia in campo e avremo potuto sfruttarla alla grande, purtroppo non sono io a scegliere. Fede si avvicina a me, mi batte il cinque, mi incoraggia e poi va a sedersi. Io faccio il mio ingresso in campo e inizio a pregare che tutta la carica che sentivo di avere dentro di me in panchina si concretizzi in campo. Dopo qualche minuto dal mio ingresso in campo c'è un'occasione per l'Inter con Lautaro, che di testa sfiora il palo lontano. Faccio un respiro di sollievo quando la palla non entra in porta. Poi é il nostro turno: Castrovilli esplode il destro dai 25 metri, Handanovic si allunga e blocca in due tempi. Peccato, sarebbe stato un gran bel gol. Al settantaduesimo arriva un'altra occasione per l'Inter: Lukaku tira di forza, tra tre difensori, con un sinistro violento, fortunatamente Dragowski respinge con il corpo. Abbiamo rischiato di nuovo, questa volta troppo e non va bene. La partita prosegue tra una sostituzione e l'altra, perdendo così tempo prezioso che potrei utilizzare per fare gol. Al novantesimo vengono assegnati sette minuti di recupero, decido che devo segnare immediatamente. Ad un tratto Pezzella ferma Politano, io scatto da metà campo con la palla al piede, entro in area e batto Handanovic di sinistro. Non appena mi rendo conto che la palla é entrata in porta corro verso la tribuna di casa ed esulto di fronte ai miei tifosi. Vengo applaudito da tutti i tifosi fiorentini presenti al Franchi, mi sento sul tetto del mondo, é un'emozione indescrivibile, troppo bella. La lancetta dei secondi fa il giro dell'orologio per altre cinque volte, l'arbitro fischia la fine della partita ed io sono contento di questo pareggio, ma soprattutto sono contento del mio gol. In spogliatoio tutti si complimentano con me ed iniziano a cantare il mio nome, mi imbarazzo leggermente, ma non smetto di sorridere nemmeno per un momento.
"Dusan sta sera vieni con noi a festeggiare" dichiara Federico.
"Con voi chi?" gli chiedo.
"Me, i miei fratelli, Benedetta, Anna e suo fratello" risponde il mio compagno di squadra.
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Tempi supplementari //Federico Chiesa//
Fiksi PenggemarAnna, migliore amica di Federico Chiesa e di Benedetta Quagli, ha seguito il suo amico a Torino per questioni lavorative. È sempre stata innamorata di lui, ma non ha mai avuto la possibilità di dimostrargli il suo amore, così, quando si è fidanzato...