"Credimi amico...
Sprechi solo del tempo prezioso
nel cercar di compiacere gli altri, vivi per te stesso "

Sofi mi disse di essere miracolosamente riuscita dato il pochissimo preavviso, a prenotare per quello stesso giorno il percorso SPA che le avevo regalato per il suo compleanno, era ormai iniziato quel Luglio caldo come fosse già pieno agosto e a breve ci sarebbe stata la partenza per il viaggio dell'amore con il suo Will e Sofi era un fiume in piena in termini di energia e felicità.

Sofie

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Sofie.

Dopo la mia luna di miele in Giappone con Caleb non avrei mai pensato di fare un altro viaggio tanto importante così presto, soprattutto con Sofie e gli altri.
Veloce come il vento la mia coinquilina mi salutò con un abbraccio mentre correva all'appuntamento con il relax. Chiusa la porta mi stiracchiai, quel giorno avrei avuto casa tutta per me fino al primo pomeriggio.
Taleena arrivò alle 11, lei era la deliziosa governante della villa da prima che appartenesse a Sofìe: la casa nella quale vivevamo era stato uno dei regali alla figlia da parte dei suoi genitori quando si separarono.
Mi aveva sempre affascinato il pensiero per il quale secondo loro dare alla figlia una casa in regalo avrebbe potuto farla smettere di provare quell'agonizzante e opprimente senso di delusione e di sconfitta, come se quello ed altri doni simili avrebbero mai davvero potuto farle dimenticare quanto era accaduto fra le mura di casa sua.

<<Taleena come stai?>> chiesi alla donna minuta di fronte a me << Bene cara, ti ringrazio>> mi sorrise ed iniziò a sistemare.
Decisi di lasciarle libera la villa e mi immersi nella fresca acqua azzurra della piscina in giardino.
Portai con me un libro, un asciugamano, dell'acqua fresca ed il cellulare.
Dopo qualche vasca riemersi del tutto dall'acqua che odorava forte di cloro, restai appollaiata di fronte al sole con le braccia sul bordo di pietra ruvida della piscina per un tempo che mi parve interminabile ma allo stesso tempo leggero, ripensai al viaggio: avrei dovuto ricordare ai miei genitori della partenza, così come anche a Carmen che nel frattempo era al terzo appuntamento con Josh, sarei dovuta andare in centro per comprare nuovi costumi e qualche copricostume.
Avrei anche dovuto ricordare a me stessa di mettere in valigia la felpa di Liam quando sarebbe stato il momento, la felpa ancora emanava il suo profumo: non che l'avessi annusata... magari forse era successo in maniera sporadica giusto qualche annusatina, ogni tanto o magari ogni giorno passandole accanto dopo averla posata nel vano del mio armadio.
Il mio iPhone iniziò a suonare, sporgendomi un poco riuscii a prenderlo con la mano ormai asciutta.

Ancora lui.

Non avevo più quel numero memorizzato ma sapevo fin troppo bene che il numero la cui fine era "5110" , apparteneva a Caleb.
Probabilmente il mio aver ignorato le sue oltre 900 chiamate degli ultimi mesi non aveva fatto comprendere appieno a Caleb che non avrei parlato con lui per nulla al mondo.

Se vi state chiedendo il motivo per il quale non lo avessi bloccato la risposta è una soltanto: lo avevo fatto eccome e si era scatenato l'inferno, imperterrito com'era aveva chiamato i miei genitori che, a turno, gli avevano detto di non poterlo aiutare.

Ti vedo quando chiudo gli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora