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"O sei innamorato, o non lo sei. È come la morte... o sei morto, o non lo sei: non è che uno è troppo morto! Non c'è troppo amore, l'amore è lì, non si può andare oltre un certo limite e quando ci arrivi, a questo limite, è per l'eternità."

Roberto Benigni



Emotivamente distrutta presi il telefono e chiamai il numero fisso dell'hotel sperando rispondesse Raul dall'ufficio e così fu <<Raul, vieni in camera mia, non serve più che chiami Liam>> dissi con la voce spezzata e sottile.<<Cosa? Ok. Arrivo>> gli sentii dire prima di lasciarmi cadere sul letto e dar voce alle lacrime che aspettavano solo di sgorgarmi dagli occhi.

Raul arrivò in fretta, lo sentii arrivare e gli aprii la porta. Ci fu allora un istante in cui i suoi occhi grigi trovarono i miei, quasi fossero stati già consapevoli di quanto fosse successo, sentii il labbro inferiore vibrare come avesse vita propria e gli occhi pieni di lacrime, bruciare. Mi si fermò di fronte. Allungai il braccio tenendo in una mano la lettera, porgendogliela tremante, lo guardai mentre la leggeva e lo guardai anche mutare espressione facciale mentre proseguiva quella lettura. <<Porca puttana>> sbraitò lui una volta finito, stringendo la lettera nelle mani spiegazzandone la carta irrimediabilmente.

Sentii il peso di mille pianeti cadermi addosso, cosa avevo fatto per meritarmi questo? Mi sentii un idiota stratosferico. Il mare di lacrime nel quale finii non aveva più suoni, né forma né profumi, mi divorò dall'interno la consapevolezza che Liam avesse scelto di andare via, la consapevolezza che avesse abbandonato di nuovo qualcuno e che quel qualcuno adesso, ero io.
Raul posò la mano sulla mia spalla destra e mi tirò verso di sé, nel silenzio di quel gesto finii contro il suo petto, gli avvolsi le braccia intorno al torace e presi tutto quello che derivava da quel gesto senza né pensare né smettere di piangere. Sarebbe potuto essere un momento degno di nota, Raul che si comportava in quel modo con un altro essere umano, sarebbe potuto essere un momento indimenticabile, peccato che per me quel momento avrebbe per sempre avuto il ricordo del sapore amaro della delusione.
<<Andiamo fuori>> mi disse diversi minuti dopo lui.
Mi allontanai asciugando le lacrime, mi specchiai per un istante: le iridi celesti erano circondate dal rosso vivido dovuto al pianto, che pena mi facevo.
<<Andiamo fuori>> ripetè Raul vedendo che non mi muovevo e prendendomi la mano, mi lasciai trascinare fuori dalla camera notando che, chissà quando, la lettera di Liam era diventata una minuscola pallina arrotolata su se stessa abbandonata sul pavimento da Raul.

Raggiungemmo l'esterno, la panchina di fronte alla serra e ci sedemmo. <<Respira>> mi disse piano. Lo ascoltai, mi calmai e immediatamente dopo ripresi a piangere. Rimanemmo così per un po' mentre calava il timido sole del pomeriggio, d'un tratto lui ritornò all'interno per poi tornare portando con sé qualcosa. Mi passò una birra ghiacciata già aperta e si sedette alla mia sinistra. Il tramonto all'orizzonte solenne e profondo oltre le montagne impetuose colorava ancora il panorama di un caldo color arancio. Non potevo credere che Liam se ne fosse andato, senza nemmeno parlare come si deve, non potevo accettarlo. Come aveva potuto.

Avevo vissuto l'ennesima menzogna, ancora una volta ero stata tradita da chi mi aveva promesso che mi sarebbe rimasto accanto. Mi voltai verso Raul con gli occhi offuscati dalle lacrime <<È andato via anche lui. È andato via da me: faccio questo effetto alle persone, dono anima e cuore e loro m'illudono soltanto facendo viaggiare l'immaginazione e sussultare questo stupido di un cuore che mi ritrovo. Mi ero ripromessa tante cose alla fine della relazione con Caleb, mi ero ripromessa che avrei badato di più a me, che sarei stata attenta, che non avrei permesso a nessuno di farmi soffrire ancora in quel modo>>. Mi asciugai alcune lacrime nuove scivolate lungo le guance.

Ti vedo quando chiudo gli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora