Lasciammo Allie poco dopo il termine di quella conversazione che ebbe un peso inimmaginabile e raggiungemmo una stanza all'interno dell'istituto che ci avevano riservato.La camera era accogliente con pietra viva a ricoprire gli alti muri. Decidemmo però di uscire per raccogliere le idee e respirare aria che non trasportasse pensieri.
Raggiungemmo facilmente a piedi il centro di Praga fino ad arrivare in una particolare libreria/bar nella quale preparavano del buon caffè caldo mentre si annusava il profumo delle pagine stampate. Ci sedemmo e nonostante la volontà di non pensare a nulla, ci raggiunsero veloci tutti i problemi che ci trascinavamo in giro.
<<Clarissa, hai presente quel sogno che mi hai raccontato di aver fatto? Quello in cui io ero bambino e c'era mia madre Linda, nel giorno in cui mio padre portò a casa Liam?>> domandò Raul sorseggiando il suo caffè.
Annuii <<Sì, certamente>>.
<<Quando si avvicinarono a noi e vidi Liam per la prima volta decisi che avrei tenuto a lui più che a chiunque altro, nonostante le nostre differenze lui...lui mi piaceva>>
<<Quindi all'inizio le cose sono andate bene ma poi il rapporto si è sgretolato per via Soraya?>>
<<Mi piacerebbe dirti di "sì" perché significherebbe che il nostro rapporto sia rimasto idilliaco fino all'arrivo di Soraya, purtroppo però non è così che è andata>> mi regalò un sorriso a metà accarezzandomi la guancia.
Poi continuò a raccontare e quel momento di confidenze sussurrate iniziò ad essere così suggellato in un silenzioso patto che chiamai "esserci", l'uno per l'altra.
<<Come già sai Anthon, mio padre, è morto non molto tempo dopo l'arrivo di Liam. Nonostante il breve tempo trascorso insieme lui amava tanto Liam, lo amava a tal punto da cucire su di lui la veste della perfezione: lui divenne il figlio perfetto, quello che non ero mai stato io.Ogni giorno in casa Rivera era un costante vivere di pane e paragoni tra me e lui. I paragoni nascevano davvero per qualunque cosa, nascevano da ogni progresso che facevamo che automaticamente non aveva più valenza di "vittoria personale" per ognuno di noi, bensì diventava "motivo per il quale screditare l'altro". Questo tracciò un confine di non ritorno tra noi.
Per Linda e Anthon erano solo "paragoni per incitarci a migliorare", ma per me erano graffi sulla pelle.>>
Mi avvicinai a lui posando la testa sulla sua spalla.
<<Quando nostro padre morì rimanemmo soli con nostra madre, Linda. Quella che hai visto nel tuo sogno. Fu allora che le cose precipitarono, mentre cercava di mantenere il lustro del nostro cognome senza sperperare denaro, continuava la combutta affinché uno dei due figli suoi diventasse il "migliore" e potesse prendere le redini come degno successore del suo defunto marito.>>
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Ti vedo quando chiudo gli occhi
ChickLitC'è chi dice che i sogni siano stralci di vite alternative che ci ritroviamo a vedere quando chiudiamo gli occhi, come spettatori silenziosi di un film di cui non conosceremo mai il finale. C'è chi pensa siano solo frutto dell'immaginazione e c'è ch...