Reece

23 6 1
                                    

<Reece?> mi chiamò mia madre.
<Cosa desidera sua maestà?> le risposi prendendola in giro, consapevole del fatto che l'avrei irritata.
Lei sbuffò rivolgendomi un'occhiataccia.
<Ti dicevo, oggi resterai al corso con me.>
Me lo aveva già detto qualche giorno prima, ma io non volevo frequentare le sue patetiche lezioni.
In ogni caso divincolarmi sarebbe servito a ben poco.
Generalmente non rispettavo molto la sua autorità da genitore perché ero molto arrabbiato con lei a causa di alcuni suoi comportamenti passati.
Lei capiva i miei atteggiamenti sotto questo punto di vista ma, quando decideva di impormi qualcosa, lo faceva senza mezzi termini.
Non mi infastidiva così tanto l'idea di frequentare un corso perché si sarebbe trattato solo di qualche oretta a settimana, l'unico problema era passare più tempo del dovuto con lei.
In poco tempo la classe si riempì di alunni dalle divise di quarta, tutte bordeaux.
Il colore della divisa, infatti, cambiava anno per anno.
Io indossavo quella bianca che corrispondeva al quinto anno.
Fra le ultime a entrare ci fu una ragazzina che attirò la mia attenzione. I suoi capelli castani con ciocche ramate incorniciavano un visetto spigoloso, lo sguardo limpido era allungato da una sottile linea di ombretto color porpora.
Mi incuriosirono molto i suoi occhi, erano veramente molto chiari, per un attimo mi erano quasi sembrati bianchi.
Continuai fissarla, non avevo idea del perché avesse catturato la mia attenzione. Era indubbiamente bella, ma ce n'erano di ragazze carine in quella scuola.
La tonalità chiara della carnagione contrastava con il colore scuro dei suoi vestiti, involontariamente mi soffermai sulla curva dei seni risaltata maglietta aderente.
La squadrai un ultima volta prima di distogliere lo sguardo.
Il suo volto si impresse nella mia mente.
Dov'è che l'ho già vista?
Frenai il flusso dei miei pensieri quando tutti si sistemarono ai loro banchi.
Aspettavano che mia madre cominciasse a parlare, lei però non lo fece fin quando io non presi posto. Solo in quel momento rivolse un cenno alla ragazza alle sue spalle, lei avanzò mettendosi di fianco alla sua prof.
<Vi presento Renée Margot Moore. È un'aspirante scrittrice che voleva tanto partecipare ai nostri incontri.
Ho letto dei testi che le ho chiesto di allegarmi via e-mail insieme all'iscrizione e, se parla come scrive, suppongo che adorerete la sua compagnia> Quando finì di parlare mia madre si rivolse a lei.
<Renée, ti andrebbe di presentarti?> le sorrise.
<Sì, ehm, mi chiamo Renée, ho diciassette anni e vengo dalla Florida. Mi sono trasferita in Virginia da poco e sono felice di poter partecipare a questo corso. Amo i libri, mi piacciono soprattutto i romanzi.
Scrivo da quando avevo all'incirca nove anni e sono molto legata alla mia passione.>
<Professoressa, invece chi è lui?> chiese una ragazzina al primo banco indicandomi.
La squadrai, era vestita di rosa, aveva i capelli crespi e un orrendo apparecchio per i denti.
Avrei tanto voluto farglielo saltare a sberle, odiavo come si era rivolta a me e avrei preferito non essere notato affatto in quel posto.
Non si picchiano le donne, Reece.

I colori non esistono Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora