Reece

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<Margot, cosa ci fai qui?>
<Margot> la richiamai, a volte non mi sentiva, quindi mi toccava ripeterle le cose.
<Ehi, stai bene? Che ti succede?> ritentai.
Era stesa per terra, stava tremando e guardava il paesaggio.
Era dicembre, perché mai uno dei bambini sarebbe dovuto andare alla scogliera? Faceva davvero troppo freddo lì.
<Sto bene> sussurrò la bambina, i capelli ramati le ricadevano sulle spalle.
<Non credo che tu stia bene> dissi io.
Lei tacque.
<Cosa sei venuta a fare qui? Potresti prendere una malattia> osservai.
<E allora? Mamma non mi ha mai curato una malattia, non sarebbe un problema per lei e neanche per me>
<Credo che tu dica così perché non hai mai preso davvero una malattia>
<Non lo so, voi sapete cose che io non conosco> ribatté.
<Margot, ti prego->
<Tu non puoi parlare con me, mamma te lo proibisce. Nessuno può parlare con me, devi smetterla> schizzò lei, la sua diffidenza mi spiazzò.
<Te lo chiedo per l'ultima volta, perché sei qui?> io, dal mio canto, non la ascoltai.
<Mi ci ha mandato lei>
<Non ti credo> confessai.
<Mi ci ha mandato lei> ripeté.
<Tu sei la sua preferita perché sei la sua bambina, non lo farebbe mai>
<E tu sei il suo preferito, però ieri Violet mi ha detto che strillavi dal dolore> disse lei, aveva gli occhi grandi, di un colore chiaro e bellissimo ma lo sguardo affilato. Come la lingua, d'altronde.
A volte pensavo che Margot fosse cattiva, ma non riuscivo a smettere di parlarle.
<Ti fa fare qualcosa che a noi non fa fare?> chiesi d'un tratto.
Lei non rispose, io aprii nuovamente bocca ma la richiusi subito.
La verità era che non volevo sapere cosa le facessero, non sarebbe servito a nulla se non a rigirare il dito nella piaga.
<Vuoi tornare alla capanna con me? Fa troppo freddo qui, devi alzarti> cambiai discorso.
<Mi ha detto che devo stare qui a guardare la scogliera, lei lo faceva sempre e io non ho intenzione di venire con te>
<Ma perché?>
<Perché no, lasciami in pace>
<Ok, allora ti guarderò guardare la scogliera>
<E poi? Cosa avrai risolto?>
<Nulla, ma resterò lo stesso qui> sentenziai.
A quel punto smise di ascoltarmi e si voltò, restò ad ammirare il paesaggio senza muoversi per minuti.
Dopo un po' di tempo mi avvicinai a lei, dormiva, era ghiacciata.
La presi in braccio, pesava poco, tutti i bambini in quel luogo pesavano poco.
Mi piacevano le sue sopracciglia folte e le labbra a cuore un po' screpolate, Margot era la bambina più bella che avessi mai visto.
Dopotutto era troppo triste per essere cattiva fino in fondo.
   Dean, 25 dicembre, 2008
                                                Giorno di Natale

I colori non esistono Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora