Reece

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Renée aveva cominciato ad uscire con il mio gruppo di amici. Fantastico!
No davvero, che cazzo ci faceva lì?
Lei era una ragazza perbene dopotutto, noi invece...beh, non proprio.
In ogni caso non riuscivo a sopportarla, era così irritante, voleva ignorare i problemi pur di non risolverli.
Io avevo mio padre in pericolo, non sapevo che fare e a lei non fregava nulla.
Aveva deciso di lasciar perdere solo perché riteneva che tutti i danni creati dalla madre non fossero colpa sua.
Certo, non aveva tutti i torti, perché davvero non aveva colpe.
Ma perché restare a guardare? Perché non fare niente?
Non la conoscevo molto bene, ma sicuramente abbastanza da sapere che era più forte di così, doveva accettare che quella sarebbe sempre stata una parte di lei. Non poteva cancellarla.
La stavo fissando dall'altra parte del tavolo, era con le sue amiche, o almeno credevo che lo fossero. 
Indossava un vestitino fin troppo corto ma di un colore che le illuminava il volto, mentre i capelli lunghi e morbidi facevano sempre la loro scena.
Avevo tanta voglia di toccarli, al diavolo lei e il suo fascino da stronza asociale.
La bionda, Zara, le stava riempiendo il bicchiere sorridendole a trentadue denti.
Sembrava spaesata e sinceramente la capivo, non era il tipo di persona che voleva sembrare.
Delle volte mi capitava di guardarla e pensare che non fosse mai completamente a suo agio, voleva sempre avere tutto sotto controllo ma alcuni suoi piccoli movimenti o sguardi erano in grado di rivelare quanto fosse insicura di ciò che faceva.
<Ragazzi, via con i giochi!> una delle gemelle esultò, sembrava già brilla.
Non avevo idea di chi fosse fra le due perché erano indistinguibili.
<Che giochi vorresti fare, amore?> Theo, che era alla mia sinistra, le rispose con gli occhi a cuoricino.
Capii subito che si trattava Angelika perché lei e il mio amico avevano una relazione da circa un annetto.
Era un tira e molla continuo, lei faceva la puttana e poi tornava da lui piangendo, lui cornuto e innamorato com'era ci ricascava sempre.
<Obbligo o verità?> propose la ragazza, ma sentendola molti dei ragazzi sbuffarono.
<No amo, ti prego, basta. Facciamo sempre quello e puntualmente litighiamo, forse dovremmo provare qualcosa di diverso> intervenne Zara.
<Che ne dite di non ho mai?> chiese Melissah.
<Ci sto> le rispose Greg.
<Anche io> gli fece eco Theo e così anche Marvin e Jasper.
<Bene allora siamo tutte noi ragazze, Theo, Marvin, Jasper, Greg e...?> Lo sguardo calcolatore di Zara era in cerca di qualche altro partecipante mentre elencava quelli che aveva già individuato.
<Reece tu partecipi, giusto?> Marika si rivolse a me.
<No Mak, mi dispiace, stasera non ho voglia di giochetti> dissi.
<Ma dai> insistette la mora.
<Infatti, dov'è finito il Reece che sa come divertirsi> mi accusò sua sorella che si era appena seduta di fianco a lei.
<Cerca nella tua tasca destra, magari lo trovi> le sorrisi con una punta di sfida nel tono.
Lei era sul punto di ribattere quando la sua compagna le rifilò una piccola gomitata per redarguirla. Le ragazze sapevano che non dovevano provocarmi, giocavo con loro quando solo quando avevo voglia e non gli conveniva insistere quando non mi andava.
Ero capace di rovinare tutti lì dentro, pur non torcendogli un capello.
Sapevo molte cose sul conto di ognuno di loro e quelle serate erano delle scommesse più che semplici uscite fra amici.
A dire il vero non avevo mai avuto veri amici, forse Theo e mio fratello Jeremiah erano le uniche eccezioni alla regola.
L'unica cosa che sapevo era di non fidarmi di nessun altro oltre me, non lo avevo mai fatto e mi ero sempre trovato bene.
Fare affidamento solo su di se è difficile, ma prima o poi ci si abitua e in compenso si risparmiano tante fregature.
<Renée almeno tu giochi, vero?> appena Zara glielo chiese mi voltai immediatamente verso di lei stupendomi di me stesso.
Ma che diavolo me ne importava?
<Sì, non seguirò certo l'esempio di mister simpatia> rispose e io mi mi morsi la guancia dal fastidio.
<Sapete che c'è? Se miss maturità partecipa allora ci sto anch'io> non appena finì di parlare riportai subito l'attenzione degli altri su di me.
<Non ho mai incontrato un ragazzo più bipolare di te> disse Melissah.
<Infatti io sono sempre l'esclusiva> le feci l'occhiolino e lei arrossì di colpo, sapevo che molte delle tipe del gruppo avevano un debole per me ma a lei piacevo particolarmente.
Ne ero certo perché qualche mese prima Marvin mi aveva fatto ascoltare una registrazione di una dedica d'amore che mi aveva fatto nel bagno delle ragazze, e non per essere cattivo, ma era davvero patetica.
Avevo chiesto al mio compagno di inviarmela, nonché avessi voglia di umiliarla pubblicamente, però avere qualcosa in grado di metterla in difficoltà mi sarebbe potuto tornare utile prima o poi.
<Dai comincio io, non ho mai tradito> Zara smorzò l'imbarazzo dell'amica dando inizio a quella che sarebbe stata una grande ubriacata di massa.
Cinque dei partecipanti si passarono l'alcol e diedero un sorso al proprio bicchiere, per fortuna non ero fra questi.
Avevo avuto tantissime esperienze ma mai una vera relazione, per cui non ritenevo di aver mai tradito qualcuno.
<Tocca a me, non ho mai passato un Natale senza la mia famiglia> ammise Angelika.
<Dai Ange, che obbligo sfigato, cos'hai sette anni?> la sbeffeggiò Jasper.
<Ma che vuoi? Per me è una cosa importante, e poi siamo sotto le feste!>
Appena quei due smisero di battibeccare solo pochi portarono il bicchiere alle labbra, tra cui me e Renée.
Mentre bevevamo ci guardammo negli occhi, ci eravamo capiti perfettamente senza proferire parola: sapevamo entrambi perché non avevamo passato molti Natali in famiglia.
Dopo quell'attimo di emotività tornammo a ignorarci o a lanciarci occhiate rigide a vicenda.
<Marika, è il tuo turno> Angelika si rivolse alla sua gemella.
<Mh, fammi pensare...ok, ci sono. Non ho mai trovato attraente nessuno dei ragazzi presenti> esordì la ragazza.
<Grazie al cazzo Mak, sei una lesbica non dichiarata> Zara sbuffò alzando gli occhi al cielo.
<Ehi, questo non è vero! Semplicemente ho dei gusti molto ricercati> ribatté l'altra.
La verità era che non importava che gioco facessimo, litigavamo sempre.
Ci odiavamo tutti almeno un po' là dentro, anche se in maniera velata.
In ogni caso bevettero tutte le ragazze e, con mia enorme sorpresa, anche...Marvin?
<Marvin?> lo chiamai e lui sorrise divertito come un bambino.
<Questa dopo devi spiegarmela> conclusi. Lo conoscevo dalle elementari e non mi ero mai accorto che gli piacessero anche i maschi? Sul serio?
Era arrivato il momento di Renée per fare il suo non ho mai ma, prima che cominciasse a parlare, Zara le si avvicinò per bisbigliarle qualcosa all'orecchio.
Non appena ebbe terminato le due si rivolsero un'occhiata complice e sorrisero, poi la rossa si voltò verso i presenti e disse: <Non ho mai trovato nessuna ragazza attraente fra le partecipanti>
<Uhh questa è pesante, Marika> commentai, poi bevetti insieme a tutti gli altri ragazzi e alla gemella con le guance rosse dall'imbarazzo.
A quel punto della serata eravamo tutti un po' brilli, anche perché molti avevano bevuto anche prima di arrivare alla festa, e gli animi stavano cominciando a scaldarsi.
< Non ho mai picchiato qualcuno dei presenti> fece Jasper, che era seduto accanto a Renée.
<Scusate Theo, Marvin, Greg e Jasper, ma siete dei cazzoni e ve lo meritavate> dissi e bevetti, ancora una volta, dal mio bicchiere.
Non ricordavo quante volte lo avessi riempito e la cosa era abbastanza preoccupante.
Marika mi accusò di essere un tantino troppo manesco, ma sinceramente non mi importava affatto di cosa pensasse.
<Pensavate di divertirvi senza di me?> una voce femminile ci fece girare tutti, era Olive, la mora amica della ragazzina bipolare.
<Ehi Olive, giusto in tempo> la salutò Zara.
<Che fate?> chiese lei, rideva tantissimo, era appena arrivata ma era visibilmente già ubriaca. Doveva aver bevuto prima di arrivare alla festa.
<Non ho mai>
<Mh interessante, di chi è il turno?>
<Beh, credo di Marvin, ma puoi farlo tu per lui. Marvin è troppo stupido per accorgersene> Ok,  non me ne ero ancora accorto ma anche Zara era un po' brilla, biascicava come una scema: eravamo messi uno peggio dell'altro a quanto pareva.
Intanto Marvin, guardando la scena, la stava fulminando dal suo posto.
<Oh, ci sono, ne ho uno. Non ho mai dormito a casa di Reece> Olive, mentre parlava, guardava Renée divertita e subito dopo aver finito mimò con le labbra uno "scusa" davvero poco sentito.
Bene, ora lei avrebbe fatto una figura da sgualdrina e io da scemo. Avevamo già fin troppi problemi comuni, purtroppo, e adesso ci toccava anche fare i conti con l'amica stupida e ubriaca che spifferava in nostri segreti a chiunque.
Non avrei mai smesso di pensare che quella ragazza era strana, diavolo se lo era.
In ogni caso i ragazzi si voltarono verso la mia compagna di sventure, che si ritrovò costretta a bere il suo sorso di drink sotto lo sguardo di ognuno di loro.
Tutti la guardarono a bocca spalancata, non ci avevo mai portato nessuna, a casa mia.
Neanche i miei amici, figuriamoci le ragazze.
Solo questo per me era già abbastanza umiliante, non riuscivo a immaginare quanto mi avrebbe offeso la piega che stavano prendendo i pensieri di tutti i presenti.
E, proprio quando meno te lo aspetti, arriva quella cazzo di voce. Quella che solo a sentirla ti viene voglia di accartocciare a pugni le corde vocali del proprietario.
<Fra te la sei fatta e non ce l'hai nemmeno detto? Fra amici si condivide oh!>
Jasper. Se avessi un cancro il suo nome sarebbe Jasper.
<Cristo ma ti senti? Ma chi io e quella? Mi farei tagliare la gola piuttosto che andare con una sfigata egoista come lei. Puttane sì, ma infami no grazie> sbottai, esagerando, come sempre.
<Reece, non ho idea di cosa sia successo fra te e questa ragazza ma stai davvero oltrepassando il limite> fece Theo.
<Lascia stare, Theo. Alcune persone non sanno accettare le proprie pene e devono scaricare il proprio stress su gli altri. Fortuna che non faccio parte di queste, ora vi saluto perché questa serata mi ha stufata abbastanza e non ho intenzione di continuare ad essere umiliata da degli stronzi qualunque. Buonanotte e grazie per il caloroso benvenuto>
Renée si alzò dal tavolo, spiazzandomi, e camminò a passo svelto verso l'uscita.
<Renée? Dove vai? Non hai il passaggio, aspetta ancora un po'!> qualcuno provò a richiamarla ma lei non ci pensò neanche a tornare indietro.
Dopo neanche qualche minuto nessuno si preoccupò più del fatto che fosse andata via da sola, senza conoscere nessuno.
Semplicemente ripresero a giocare e non si curarono di assicurarsi che stesse bene.
<Reece, devi farlo tu adesso> mi chiamò qualcuno.
<No, sentite, vado un attimo a fumare. Ci vediamo più tardi> dissi, e poi mi alzai.
Uscendo fuori la vidi, era sul ciglio della strada e stava parlando con un ragazzo in una macchina.
Stavo per andare verso di lei, ma poi mi bloccai.
Insomma, ma che me ne fregava?
Avevo appurato di conoscerla quando ero piccolo, ma non era una mia amica, anzi, non aveva fatto altro che irritarmi.
Feci un passo, poi mi bloccai di nuovo.
Possibile che non riuscissi a decidere se valesse la pena fare il cretino moralista con quella stronza?
Nel frattempo Renée stava sorridendo a quel tizio e...oh merda, stava salendo!
Mi avvicinai svelto e la chiamai: <Renée!>
<Che diamine vuoi Reece?> sbottò prima di chiudere lo sportello.
<Dopo ti do io uno strappo, hai idea di quanto è pericoloso accettare passaggi in questo posto? Non so dove abitassi prima ma non sei più nella tua casetta felice in Virginia, qua ci sono pericoli seri>
<Fai meno il melodrammatico, io a casa con te non ci verrei neanche se mi pagassi. Jacob possiamo andare, non dargli ascolto>
<Scendi subito> la avvertii.
<Lei non scende se non vuole, hai capito?> il ragazzo alla guida si rivolse a me con una punta di sprezzo nel tono.
Alla sua presa di posizione risi di gusto e lui inarcò un sopracciglio confuso.
Solo in quel momento mi squadrò ed emise un singulto.
<Non hai idea di con chi stai parlando Jacob, o forse ce l'hai?> gli sorrisi ancora, senza ricevere alcuna risposta. Come immaginavo.
<Vai a drogare le ragazzine da un'altra parte amico, lei viene con me> e gli strizzai l'occhio.
<Tu sei pazzo> esalò prima di intimare a Renée di scendere.
<Hai notato anche tu?> chiesi, poi il motore partì e sfrecciò via.
<Bene, adesso come torno a casa? Io proprio non capisco cosa ti ho fatto di male guarda>
Due occhietti limpidi mi guardarono in cagnesco, e, mai come in quel momento, non riuscii a smettere di pensare a quanto fosse bella.
<Ho detto che ti ci porto io> sospirai.
<Non esiste> ribatté lei.
<Ma la smetti di lamentarti una buona volta?> bella sì, ma incredibilmente rompipalle.
<Maledico il giorno in cui sei entrato nella mia benedetta vita>
<Come se poi lo ricordassi>

I colori non esistono Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora