<Jeremiah?> chiamai percorrendo il corridoio della clinica.
<Finalmente sei arrivato> esalò in un soffio esasperato.
<È successo di nuovo, vero?>
<Esattamente>
<Come è possibile che le infermiere non riescano a tenere le armi lontane dai pazienti?>
Sbuffai.
Una donna bionda in camice bianco si avvicinò svelta nella mia direzione.
<Signori, Reece e Jeremiah Turner? Il sr Mason Turner è entrato in possesso di un coltello e minaccia di farsi del male, chiede di voi, cosa facciamo?>
<Entro io> sentenziai.
<Signore ne è sicuro? È armat->
<Ho detto che entro io>
Lei annuì.
La corta chioma dell'infermiera sventolò fra le corsie fino ad arrivare all'ingresso della stanza di mio padre.
Mi abbandonai ad un lungo sospiro prima di varcare la soglia.
Vidi subito la signorina Madeline, con le sue caratteristiche sopracciglia arcuate e lo sguardo preoccupato. La specialista mi rivolse un'occhiata fugace per poi riconcentrarsi sulla figura di mio padre al centro della sala.
I capelli grigi gli incorniciavano il viso in un taglio giovanile, non appena mi vide mi puntò il suo sguardo enigmatico addosso.
<De->
<Reece, papà, sono Reece>
<Giusto, Reece, come vuoi figliolo>
Mi rivolse un sorriso malizioso e io deglutii, a volte era veramente difficile parlargli perché il suo stato mentale mi spaventava.
Stringeva nella mano sinistra il manico giallo di un coltello da cucina, nella destra invece aveva un foglio di carta sgualcito.
<Cos'è quello?> domandai.
<Speravo che me lo chiedessi, è solo un messaggio>
<Un messaggio? Da parte tua?>
<No>
<E allora? Chi lo manda?>
<Dorothy>
<D-Dorothy?> balbettai.
Lui annuì e io lo fissai confuso.
Come era possibile?
Doveva essere frutto di una delle sue pazzie.
<Papà, scusami, ma credo che tu stia delirando. È impossibile che Dorothy sia entrata qui. Nessuno glielo avrebbe lasciato fare>
<Tesoro, sono sicuro che ti sarai accorto del suo ritorno. Mi ha anche detto di averti visto>
Beh forse non mi stava mentendo, insomma, lei mi aveva davvero visto, eppure era così strano.
Il fatto che quei due si fossero rivisti dopo tutto quel tempo non prometteva affatto bene.
<C-cosa dice?> il mio tono lasciava trapelare la mia angoscia.
<Leggilo tu stesso> mi porse il pezzettino di carta.
"La mamma è tornata a prenderti,
Pour mon petit bijoux"<Ma è per...>
<Margot, sì è per lei>
Mi si strinse lo stomaco, sentirla chiamare Margot faceva un certo effetto.
Se solo papà potesse concretizzare ciò che sa quando mi parla, sento che ogni volta che lo vedo mi dia un pezzo di puzzle che non combacia con il precedente.
Costruire questo disegno fra troppa paura, ma è necessario, e lui lo sa.
Se solo la sua mente fosse sana, se solo lei non l'avesse portata via.
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I colori non esistono
General FictionRenée è una ragazza da un carattere particolare. Il suo passato l'ha resa spigolosa e riservata ma anche molto più forte e intuitiva. Dopo essersi trasferita in un nuovo stato con la sua zia parrucchiera, l'unica cosa che vorrebbe è essere felice e...